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Art Brut vs. Satan – Art Brut

artbrutsatanSe c’è una cosa certa al cospetto del loro terzo album è che gli Art Brut negli ultimi 5 anni hanno forgiato quello che si può definire un marchio, uno stemma, un timbro personale che rende ogni brano peculiare e riconoscibile da subito. Niente di trascendentale, i riff e i power chords della chitarra distorta sono sostenuti da un basso pulsante e presente come non mai e da una batteria precisa e potente. Su tutto spicca la voce di Eddie Argos, uno di quei tipi che ti sono simpatici sin da subito e che voteresti presidente seduta stante, istrionico e teatrale frontman di una band che sembra prendere sempre più le sue sembianze, innalzando a punto di forza il suo stile melismatico, a metà tra cantato e recitato, una sorta di modo di interpretare la melodia e scandire le parole tutto personale. Una modalità nemmeno del tutto innovativa se si pensa ai connazionali Blur di Parklife ma anche ai Buzzcocks e ai Fall. Sonorità che non innovano proprio un bel niente, tanto legate e derivate da quel modo di fare rock tipico degli inglesi alla fine degli anni ’70 e che molti hanno chiamato “punk”. Il risultato è un senso di disordine caotico già implicito nello stesso nome Art Brut. Un sound che sprigiona sempre una metodicità ed orecchiabilità impressionanti nonostante ogni brano sia slegato da qualsivoglia struttura o forma canzone; un’energia che ti fa battere la testa e il piedino tra ironia, goliardia e testualità pseudo adolescenziale. E non importa se il problema più grande della terra diventa come tutti vogliano assomigliare agli U2 (Slap dash for no cash) o di come Argos abbia conosciuto da poco i Replacements nonostante abbiano oramai quasi l’età dei propri genitori (The Replacements), e ancora i lavori estivi (Summer Job), gli sbagli notturni (Alcoholic Unanimous), l’adorazione per i mezzi pubblici e la condizione costante di passeggero (The Passenger), la vita che sembra migliore con un fumettone di supereroi americani della DC e un bel frullato di cioccolata pure se hai 28 anni (Dc Comics and Chocolate milkshake), l’autoconvincimento a stare calmo nell’approcciare una ragazza (Am I normal?): il tutto tra infinite citazioni di dischi, band e mercato musicale facendo addirittura il verso ai Coldplay: “I blame it on a massive rush of love to the head” (What a rush). Demons Out! è il tipico pezzo che racchiude tutti gli Art Brut con la chitarra che elargisce sana e pura melodia e accompagna una voce in piena forma. Mentre la conclusiva mini suite Mysterious Bruises suona ancora più scombinata del solito e spicca per i suoi risvolti interessanti oltre che per la sua durata oltre i 7 minuti che trascende qualsiasi ideologia di punk rock: “Can’t remember anything I’ve doneI fought the floor and the floor won”.
Questa volta la produzione è affidata guardacaso a Franck Black dei Pixies: un nome, una garanzia. I brani sembrano più duri e pesanti del precedente disco, pestano come non mai nonostante siano meno veloci e più cadenzati. Ma del resto sembra che gli Art Brut vogliano semplicemente suonare la propria musica senza fregarsene troppo degli altri, anche se dovessero mettersi contro Satana in persona. The record buying public, we hate them. This is Art Brut vs. Satan. Don’t worry, we can take ’em!”.
Questi hanno stile. Contagiosi!

Credits

Label: Cooking Vynil – 2009

Line-up: Eddie Argos (Vocals) – Jasper Future (Guitar) – Ian Catskilkin (Lead Guitar) – Freddy Feedback (Bass) – Mikey B (Drums)

Tracklist:

  1. Alcoholics Unanimous
  2. DC Comics and Chocolate Milkshake
  3. The Passenger
  4. Am I Normal?
  5. What a Rush
  6. Demons Out!
  7. Slap Dash for No Cash
  8. The Replacements
  9. Twist and Shout
  10. Summer Job
  11. Mysterious Bruises

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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