Home / Recensioni / Album / Two Grains of Sand – Piers Faccini

Two Grains of Sand – Piers Faccini

piers_faccini_-_two_grains_of_sandL’ultimo lavoro di Piers Faccini potrebbe essere tranquillamente scambiato per un disco di Bonnie “Prince” Billy, colto nel suo tipico modo di farsi riprendere sulle copertine dei dischi. Il faccione imponente in primissimo piano estraniato, sguardo perso nel vuoto tra i peli dorati della folta barba. Se poi quel disco attira l’attenzione in qualche modo tanto da decidere di darlo in pasto al lettore, ci si accorge che quel paragone non era nemmeno poi tanto azzardato. Già perché questo Two Grains of Sand, terzo disco per l’artista (musicista e pittore) di adozione francese, rispolvera gli abiti logori del folk e del blues che affonda le sue radici tanto nella tradizione d’oltreoceano (e in quest’album più che mai) che in quella europea ai due lati della Manica, l’Inghilterra da un lato (la sua terra natale) e la Francia (la sua terra d’adozione), e l’Italia (la terra del padre) dall’altro. Quel modo di affrontare la tradizione e di rapportarsi con essa che il Principe percorre da anni e che Faccini sa modernizzare come il suo mentore Ben Harper (Strangers). Abiti che si rinnovano e vengono abbelliti da colori sempre diversi, piccole sfumature che li rendono sempre nuovi, adatti per ogni occasione, ogni clima, come gli archi o le voci. Ed ecco il folk-blues americano che si innespa tra le suggestioni medio-orientali e le congas e shaker afro (Your Name No More), tra i cambi di tempo dall’armonica e i fiati (A Storm  is Gonna Come) o nello splendido flauto della ballata country da praterie Save a place for me, o nelle atmosfere soft e dondolanti tra armonica, voce femminile e note di contrabbasso (The Dust in our eyes). E’ il folk dei grandi cantautori inglesi, Nick Drake su tutti, tra gli arpeggi di chitarra acustica e la tenue viola (Who loves the shade); è l’intimismo commovente alla Jeff Buckley che mostra tutte le sue inflessioni e movenze candide e vellutate tra archi che timidamente si dedicano a contornare la voce (To See is to believe) o tra le tinte più oscure e sentite che rivelano tracce di esotismo che rendono il tutto tanto intimo quanto sensuale (Time of Nought). Le grandi orchestrazioni d’archi alla Damien Rice impreziosiscono The Wind that Blows e il violino della title track spira come il soffio di vento che fa librare nell’aere quei due umili granelli di sabbia. A Home Away From Home è il brano più particolare del disco e richiama molto l’Africa e la sua savana col violino e gli spendidi cori. Così Piers si raccoglie nell’intimo per raccontare le sue storie, tenue e pacato narra la sensibilità del dolore, la riflessione ed il futuro, la morte, l’incapacità degli uomini di accordarsi nelle proprie differenze e di potersi considerare come fratelli.
La crescita a livello compositivo e di arrangiamenti non sminuisce la sua bravura nel rendere bellissime le cose semplici. Un artista che ha sempre mostrato il suo miglior talento nel dipingere atmosfere cupe, nostalgiche e malinconiche con testiprofondi, tormentati, raccolti ma sempre seducenti, come i suoi incantevoli dipinti che decorano le pagine del booklet.

Credits

Label: Tot Ou Tard – 2009

Line-up: Piers Faccini (Voice, Guitars, Harmonium, Percussion, Backing Vocals, Frame Drum, Harmonica, ORgan, Percussion, Kora, Tampura) – Jeff Boudreaux (Drums, TAmbourine) – Jules Bikoko (Double Bass, Backing Vocals) – Vincent Segal (Cello) – Johan Dalgaard (Piano) – Jean Marc Apap (Viola) – Hervé Cavelier (Violin) – Tommy Jordan (Backing Vocals) – Adam Topol (Drums, shekere, Congas, Bata) – Frederic Couderc (Flute, Clarinet, Saxophone) – Ian McCamy (Fiddle) – Claire Menguy (Cello) – Maxime Zampieri (Drums) – Nibs van der Spuy (Quatro) – Bhusi Mhlongo, Thuli Mkhize, Phillip Zigode (backing vocals) – Julien Chirole (Trombone) – Sarah Murcia (Double Bass) – Francesca Begar (Voice)

Tracklist:

  1. Two Grains of Sand
  2. The Wind that Blows
  3. Your Name no More
  4. To See is to Believe
  5. Who Loves the Shade
  6. A Home Away From Home
  7. A Storm is going to Come
  8. Time of Nought
  9. Save a Place for Me
  10. The Dust in Your Eyes
  11. Strangers
  12. My Burden is Light

Links:Sito Ufficiale,MySpace

Ti potrebbe interessare...

fanali_cover_2024__

I’m In Control – Fanali

Immagini che si suonano. Suoni che si immaginano. Di nuovo in viaggio sinestetico con Fanali, …

Leave a Reply