Prendiamolo per quello che è: una album magnifico. Detto questo è necessario “scremare” il giudizio, per non dare adito ad incomprensioni. La superband che si raccoglie sotto il nome di Crippled Black Phoenix è qualcosa di eccezionale, che sa spaziare dal rock più classico, affondando nei meandri della psichedelia fino ad andare a sbattere sugli imponenti muri sonori del post-rock. Una delizia per chi ama il rock, quello vero, che si evolve ma conosce le sue origini e non le disprezza. Una delizia anche per chi ama i Pink Floyd e non sopporta le cover band, ma ammira piuttosto chi è capace di raccogliere spunti dalle epocali opere di Waters e Gilmour, per poi reinventare con propria sensibilità. Dico questo perchè 200 tons of bad luck non è un album tributo come solitamente lo si considera, ma di fatto lo è! La band dissemina ovunque nei dodici brani citazioni (anche molto esplicite) della musica dei Pink Floyd, appropriandosene con rispetto, tenendole come fulcro di una narrazione propria e personale. Basta ascoltare Burnt Reynolds per capire: devoto e passionale gesto d’amore nei confronti di una musica che non morirà mai, e sopravvive a distanza di decenni, mode, tecnologie. Rise up and fight si sostiene sul famosissimo riff di One Of These Days (in Italia famosa forse più perchè sigla del programma calcistico Dribbling), mentre la terza traccia riunisce in più di 18 minuti ben tre brani, legati uno all’altro in un continuum, a tratti orchestrale e magico. Wendigo viaggia in spazio intergalattico con suoni rarefatti, Littlestep mette in luce una chitarra acustica rendendola una lenta e affascinante ballata, Crossing bar innalza un dolce piano creando atmosfere alla Sigur Rós. 444 mostra gli artigli, con chitarra e basso laceranti, e archi strazianti in contrapposizione della successiva A Hymn fo a Lost Soul. Il brano, esclusivamente realizzato con un piano e il coro, prende la forma di un canto popolare-religioso che stupisce, ma in modo inspiegabile trova il suo spazio in questo luogo di purificazione che è 200 Tons Of Bad Luck, anticipando la rumorosa A lack of common sense, che va ad esplodere in un finale roboante. I am free, today I perished, con i suoi sei minuti di suoni dilatati privi di canto, chiude un album incredibile, ricco di sonorità discordanti in un percorso dall’essenza gospel, ma dall’aspetto moderno e rock.
La passione per i Pink Floyd, e la continua possibilità di ritrovare nei brani cenni e citazioni, può far pensare ad un facile gioco di emulazione. Va ricordato però che Crippled Black Phoenix è una band definibile come progetto parallelo di componenti di altri gruppi affermati, quali Mogwai e Electric Wizard, sponsorizzati dai Portishead; per questi motivi non si può pensare che 200 Tons Of Bad Luck abbia il compito di lucrare sul mito dei Pink Floyd. Se amate l’estate, pur vivendo giornate in cui rimpiangere il grigio cupo di novembre in cui la scoperta di un raggio di sole è un’emozione da vivere al rallentatore, questo è l’album che fa per voi.
Credits
Label: Invada Records – 2009
Line-up: Justin Greaves (electric guitar, drums, saw, keyboard, acoustic guitar, banjo, effects, samples, washing up) – Joe Volk (voice, acoustic guitar) – Dominic Aitchison (bass guitar, effects) – Kostas Panagiotou (piano, keyboards, harmonium, accordion) – Charlotte Nichols (cello, voice) – Karl Demata (guitars) – Baz Barrett (bass double-p) – Mark Ophidian (electronics, voice effects)
Tracklist:
- Burnt Reynolds
- Rise Up and Fight
- Time Of Ye Life / Born for Nothing / Paranoid Arm Of Narcoleptic Empire
- Wendigo
- Littlestep
- Crossing The Bar
- Whissendine
- A Real Box Of Cheer
- 444
- A Hymn For A Lost Soul
- A Lack Of Common Sense
- I am Free, Today I Perished
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