Home / Recensioni / EP/Self Released / The Ranj – The Ranj

The Ranj – The Ranj

theranjDa Vicenza al letto del Gange la distanza non è mai stata tanto breve. Dal 2007, per quattro giovani studenti  di conservatorio, il tempo e lo spazio non hanno più ragione di esistere. Con diplomi in percussioni, sitar, chitarra classica, contrabbasso e canto classico indiano (dhrupad), non si poteva aspettare da loro nient’altro che un lavoro quantomeno “fuori dal comune”. Espressione artistica e professionale dei loro studi e della loro passione, The Ranj, album omonimo, è l’esordio discografico che espone con coraggio le alte ambizioni della band. Osservando la musica occidentale, quasi esclusivamente contaminata da lievi bagliori e sonorità afro-americane fin dagli albori del rythm’n’blues ad oggi, i quattro musicisti si sono posti l’obiettivo di stravolgere la situazione e sperimentare un capovolgimento di fronte. La musica indiana, con il suo fascino mistico e le sue ferree regole esecutive, oltre che essere una passione personale per loro, è anche un campo inesplorato da percorrere tentando anche accostamenti azzardati. In questo modo nascono i dieci brani di The Ranj, prendendo spunto dalla parola sanscrita che sta a significare “tingere”, “colorare”, nella intepretazione che già nel VII sec. d.C. si dava alla forma musicale più importante dell’India (raga). La musica era intesa, appunto, come un “tingere la mente dell’ascoltatore e di fermarne il vorticare dei pensieri”, il tutto con intenti di salvezza. L’esperimento dei The Ranj si spinge quindi a sovrapporre l’approccio purificatorio indiano con ciò che di più sporco, sofferente ed autodistruttivo si poteva trovare nella musica occidentale: il grunge. Taglienti riff di chitarra si affiancano al sitar; il canto dolce e vellutato volteggia su pesanti percussioni. Brani inediti e rivisitazioni di canti e melodie tradizionali riescono a creare un suono nuovo e sconvolgente che nei primi brani coinvolge ed affascina. La scelta dei The Ranj non è di buttare qua e là alcune citazioni o sonorità, bensì vivere il rock con mentalità indiana, e questo non è facile all’ascolto. Il canto, in particolare, magnifico ed ammaliante, è davvero troppo distante da ciò che siamo soliti ascoltare: scostandosi enormemente dalla nostra cultura risulta quasi alieno, e sulla lunga distanza delle dieci tracce si può accusare fatica ed insofferenza nell’ascolto. La differenza culturale, al contrario, gioca a favore nei testi (italiani o in lingua indiana), offrendo una poetica intrigante e profonda, con semplicità, interessante e ricca di spunti riflessivi che alimentano curiosità: “annienterò la dualità illusoria, e offrirò una ghirlanda di fiori alla dea. Terrò alta la bandiera della comprensione, dimenticherò tutte le differenze di casta, razza, colore della pelle” (traduzione di Jogava).
The Ranj sono una band di musicisti bravissimi e coraggiosi. L’esperimento musicale è riuscito, ma bisogna auspicare evoluzioni future, se si vuole che questo suono possa radicarsi nel pubblico italiano e non restare solamente un apprezzabile esercizio di stile.

Credits

Label: Autoprodotto – 2009

Line-up: Michele Mastrotto, alias Mastromic (batteria, bagpipes) – Elisa De Munari, alias LeLi (basso) – Elisabetta Giuspoli, alias ELI (voce) – Andrea Ferigo, alias SITARVALA (chitarre, sitar elettrico)

Tracklist:

  1. Intro
  2. Immanifesto
  3. Come un suono
  4. Immacolato
  5. NaDii Kii DhaaRaa
  6. Deserto
  7. SaHaJa YOGiNi
  8. aLaaP
  9. JOGaVa
  10. SaRaSVaTii VaNDaNa

Links:MySpace

Ti potrebbe interessare...

fanali_cover_2024__

I’m In Control – Fanali

Immagini che si suonano. Suoni che si immaginano. Di nuovo in viaggio sinestetico con Fanali, …

Leave a Reply