Dario Brunori, opera prima da solista, dopo l’esperienza Blume. C’è ancora il compagno di viaggio Matteo Zanobini, che qui suona, produce e porta a casa l’ennesimo successo per Pippola. Asso piglia tutto. Le nove canzoni che compongono questo disco sono Polaroid che fermano un momento, sovrapponendo il personale e l’universale. La verità si racconta con intelligenza. Ci sono rimandi e citazioni, frasi così semplici che si fissano nella mente, così immediate che mentre ascoltate le vedrete disegnarsi di fronte a voi o andare a recuperare il ricordo di un’estate della vostra infanzia, piena di sabbia, sole e gelati Motta. Fatta eccezione per Paolo, i personaggi di questi brani hanno una cosa in comune: prima persona singolare, io. Un io che si racconta in tanti modi, usando se stesso per parlare anche di altri. Italian Dandy è un io ironico, che racconta un male di vivere che qualcuno ha chiamato Malavita. Prende in giro il poeta maudit all’italiana, che vive a Parigi o a Berlino perché l’Italietta è troppo calcistica e pettegola. E quei personaggi che si ritrovano sbeffeggiati in questo brano, dovrebbero ammettere che il testo è così semplicemente bello e la melodia è tanto immediata che forse vorrebbero averla scritta loro. “Amami come quella volta all’Esselunga/ Quando in preda alla fame rubammo una baguette”. C’è anche un io che si racconta gridando, cantando una vita a volte fin troppo normale, quella semplicità su cui si deve inventare qualche cosa di interessante. L’io di Nanà è uno qualunque, che non ha cose sensazionali da dire. E mica è facile rendere accattivante la normalità. Eppure Brunori di questo canta: vite normali, sospese tra un mutuo da pagare, calci ad un pallone e l’Italia della fede cieca, quella che crede nei miracoli di Padre Pio e nei gol di Paolo Rossi. C’è l’imprenditore rampante che se gli togli il lavoro non rimane niente, ci sono anche Claudio Baglioni e la Peroni. Amore, sesso, disillusioni e preghiera. Normalità ed il pensiero amaro che si potrebbe anche stare meglio. C’è la chitarra che abbraccia la voce di Dario Brunori, con grande semplicità. C’è una melodia che arriva da lontano, “Un gusto un po’ amaro di cose perdute” si potrebbe dire. A tratti vi sembrerà familiare, vi ricorderà qualcun altro che prima di lui ha cantato con voce altrettanto tesa, graffiando e gridando, raccontandoci quello che eravamo. Ma, facciamoci un regalo, freghiamocene di questi paragoni, tanto quel che rimane non è la somiglianza con altri. La traccia che lascia questo disco, pur con qualche rimando, è personale, anche perché ognuno ci vedrà dentro anche un po’ di sé. E provate a non innamorarvi della collaborazione con gli Annie Hall, Di così. Non ci riuscirete.
L’ultima cosa da dire? Se volete Brunori, regalatevelo su buon vecchio cd e non in digitale. L’atmosfera di questi brani la ritroverete anche nelle foto che accompagnano il disco, nei colori a volte sbiaditi e nei sorrisi passati. E se siete nostalgici fino in fondo, c’è anche il canzoniere. Testi e accordi ve li dà lui, a spiaggia e falò dovrete provvedere voi.
In una frase: imperdibile, una delle più appassionate uscite di questo 2009.
Credits
Label: Pippola Music – 2009
Line-up: Dario Brunori. Partecipano: Annie Hall in Di così, Camera 237 in Guardia ’82
Tracklist:
- Il pugile
- Italian dandy
- Nanà
- Paolo
- Come stai
- Guardia ’82
- L’imprenditore
- Di così
- Stella d’argento
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