Il Golem di Gabriele Coen non ha carne di terracotta, è fatto di sonorità che di-segnano un corpo, è un viaggio che (si) dischiude a molte vie, un terreno di respiri sul quale i sentieri rivelano se stessi e i loro intrecci… il loro incontrarsi costituendo un tempo e uno spazio, un mondo. Nel Golem di Coen si trova un’occasione di ascolto, una musica attraverso la quale (ri)scoprire storie, gesti che i riti hanno trasformato in tradizione, suoni che hanno cadenzato giorni o migrazioni, preghiere o danze. La musica può raccontare l’identità, scrivere memorie, affidare ricordi ed essere il luogo in cui tutto questo si mescola perché nuove memorie vengano a formarsi, nuove storie e nuovi suoni che le raccontino. Dell’ultimo lavoro di Coen si può apprezzare la bellezza della musica che è piacere dell’ascolto, ma anche un gesto creativo, o creatore, misto a un gesto che strappa all’oblio ciò che è stato, la tradizione ebraica si disvela nei canti tradizionali, nella loro ripresa, e si perpetua e ri-genera in altri canti, a dare voce ad ogni strumenti da cui la musica nasce custodendo la traccia e il segno delle mani. Il sentire a cui Golem apre trova cibo nelle musiche così come nelle parole, quelle che dal vivo fanno da contrappunto ai brani raccontandone le origini e quelle che nelle pagine di un generoso libretto chiamano ad una lettura che ha il buon sapore del meraviglioso a cui portano le storie. Le sonorità klezmer intrecciate a quelle mediterranee, latine e gitane raccontano così, insieme alle parole, del teatro yiddish o dell’intimità di una casa qualunque, dell’ironia di Zorn, delle peregrinazioni di Olshanetsky e della vitalità di Katz, portano nell’Europa dell’Est ed un attimo dopo ad Harlem o Brooklyn, in Armenia e nella California dei Beach Boys, in Iran e in Pulp Fiction. È un viaggio Golem, un viaggio che si snoda nel tempo e nei luoghi di molteplici altri viaggi fatti di passi di uomini, della loro spiritualità, dello spirito dell’uomo o di un popolo che in una musica vive e si eterna.
Credits
Label: Alfa Music – 2009
Line-up: Gabriele Coen (sax soprano e tenore, clarinetto) – Pietro Lusso (piano) – Lutte Berg (chitarre elettriche ed acustiche) – Marco Loddo (contrabbasso) – Luca Caponi (batteria, darbouka, glockenspiel).
E con: Benny Penazzi (violoncello) – Simone Haggiag (bongos, shaker)
Tracklist:
- Glik (trad.)
- Quando el rey Nimrod (trad.)
- Dona Dona (A. Tzeitlin)
- Miserlou (trad.)
- Golem (G. Coen)
- Mahshav (J. Zorn)
- Dance of the souls (M. Katz)
- The Very Last Waltz (G. Coen)
- Come in peace (M. Katz)
- Cuban shalom (G. Coen, P. Lussu, M. Loddo)
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