“Niente è più comico dell’infelicità” S. Beckett. Ogni tanto bisogna guardarsi allo specchio. Ogni tanto bisogna uscire da se stessi e osservarsi nella propria vita di animale sociale del 2009. Per capire dove andiamo. Per capire chi siamo diventati noi italiani del 2009. Siamo l’Egoista che piange solo pochi secondi la morte del padre. Siamo i provinciali che nascondono le volte che sono stati fregati nel treno del reciproco atto di furbizia che è diventato il motore portante della società berlusconiana (“… vestiti pesante testa che si fa l’amore contro la provincia e contro il suo rancore che chi l’ha presa in culo non lo vuole raccontare gli basta di ridarlo per potersi vendicare…”, Vecchi senza esperienza). Siamo ragazze soubrette di provincia come Ragazza eroina. Siamo Vuoti a perdere. Siamo vecchi amici che si sono scordati della felicità e che hanno un mutuo su una casa in periferia, una bambina nata tre anni fa, una moglie che s’è scopata mezza città, mentre andiamo a calcetto con la smart (Amico mio). Siamo giovani drogati, figli di famiglia in astinenza che aspettano solo i contanti come regalo di Natale dalla nonna (Canzone di Natale). Insomma Siamo tutti Gente di merda. Si corre, si schiaccia, si sbanda per inseguire cazzate dimenticando che tutti dovremmo finire nella livella che è la morte, come gli Zen Circus ci ricordano nella bellissima ballata western punk-folk It’s paradise. Su tutto questo il manto omertuoso di una Chiesa che copre con la storia della sofferenza in terra e felicità in cielo.
Il cinismo cantautorale ed ironico degli Zen Circus si esprime per la prima volta in intero album nella lingua madre, dopo quattro dischi eccellenti di punk-folk pre-Nirvana che li hanno portati in lungo e largo in tutto il mondo. L’obiettivo è vestire la tradizione cantautorale italiana di Rino Gaetano e Eduardo Bennato almeno una volta in vera chiave rock stile americano alla Violent femmes. Nel disco illustri collaborazioni con Nada in Vuoti a perdere e i soliti sostenitori di sempre come Giorgio Canali, Brian Ritchie e Davide Toffolo. Questo Andate tutti affanculo ha la forza dirompente dei dischi cantautorali degli anni settanta che non si ascoltano più. Il booklet è molto curato con stralci di film e libri che completano le liriche del disco.
“…a voi che vi piace di farvi fregare dai nati vincenti, dal navigatore alla macchina nuova e dal suo fetore dalla prova finale dall’uomo che muore…” (Andate tutti affanculo).
Credits
Label: Unhip/La tempesta records – 2009
Line-up: Appino (voce e chitarre) – Ufo (basso) – Karim (batteria).
Tracklist:
- L’egoista
- Vecchi Senza Esperienza
- It’s Paradise
- We Just Wanna Live
- Vuoti A Perdere
- Andate Tutti Affanculo
- Amico Mio
- Ragazza Eroina
- Gente Di Merda
- Canzone Di Natale
Links: MySpace
Un solo commento
Pingback: Andate tutti affanculo: intervista a Andrea Appino (The Zen Circus) : Lost Highways