Le canzoni disegnate ad acquarello o carboncino dai Margareth sono trame sottili, tremanti, fragili, ma solide e impeccabili come l’intreccio di una ragnatela scintillante in una camera dalla pereti candide, incrostate di ricordi e segni, violate dagli aloni delle cose, dai riflessi dei cieli. Il sapore folk di questi canti di gola e corda, di fiati e pelli, è il gusto diretto degli oggetti, delle parole, è il filo che va da centro a centro congiungendo il sentire ai mondi in cui si imbatte, immerge. L’anima rock è fatta di graffi di bachelite su un velo di carta. Dirette, con il loro retrogusto di caffè scuro e le abrasioni che si tengono strette, le canzoni aprono in poco meno di mezz’ora su stanze sospese nel tempo, quasi delle città che hanno per palazzi libri consunti, per dimore tazze sbeccate lambite da scialli lisi come laghi lividi, riverbero di inverni trascorsi in ascolto di un giradischi. Ma sono anche delle panchine da cui vedere l’autunno tingere di rosso i rami o la primavera portare le gemme, legni su cui sedersi e raccogliersi a guardare la gente passare con addosso le proprie storie, assi confortevoli da cui scoprire i tanti mondi racchiusi negli sguardi, nei dettagli, nei piccoli gesti. This Town è dunque un luogo da guardare e a cui guardare, è la finestra e il mondo su cui apre insieme… un mondo senza urla, d’acqua e polvere, di soffi di grafite. Con i loro suoni, belli come le macchie dei giorni sui quaderni consunti, i Margareth dischiudono camere in penombra, offrono sedute scricchiolanti ma comode, portano tra i venti e le ombre delle strade, fra piogge di sabbia o ghiaccio e pare di andarsene per vie immortalate in una pellicola in bianco e nero. Pare di starsene tra un fotogramma ed un altro. Sospesi come nuvole riflesse sui volti delle acque, accaldati come quando stanati da una carezza ruvida, nella quiete pescata da un ponte su cui il sangue si dondola. Così lasciano On Returnig e Mad Man’s Poem, This Town e The Gate. Ogni canzone è una mano che porta in un luogo sonoro, la fenditura da cui guardare scorrere e formarsi posti e corpi, storie e lacci, una crepa in cui raggomitolarsi. Casa e spaesamento, This Town ha la dolcezza dell’intimità che culla e turba, e la canta facendone un non-luogo in cui restare in ascolto.
Credits
Label: Autoprodotto – 2009
Line-up: Paul (voce, chitarra) – Andrea (chitarra, voce) – Ale (basso, voce) – Gibo (piano, tromba, percussioni) – Niccolò (percussioni, batteria)
Tracklist:
- On Returning
- Mad Man’s Poem
- This Town
- The Gate
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