Quattro momenti o mondi, quattro fiabe o fotografie… quattro canzoni e si vede, si sente, un linguaggio compiuto ed insieme aperto a sviluppi possibili, una lingua musicale che ha nella sua ricchezza tutti gli slanci e i tentativi, le smagliature e le tracce di un percorso, di una ricerca, autentica perché non dimentica delle origini, perché capace di coniugare disciplina e furore, perché non paga eppure piena. Gli Aedi con Polish non solo di-mostrano di aver qualcosa da dire, delle atmosfere da disvelare e raccontare attraverso i suoni, le armonie e le distorsioni, giacché con le loro canzoni, piccoli universi musicali che rimandano o conducono a visioni di colori e storie e gesti e forme, mostrano ed affermano la conquista di un linguaggio proprio, di una cifra, di un segno… ed insieme ad esso tutti i passi compiuti per giungere ad afferrarlo, a crearlo. Il passo successivo all’esordio è per gli Aedi l’affermazione della propria forma, della propria sostanza, e il suo dono. Si ha la sensazione che questi ragazzi abbiano cercato, con amore, una lingua con cui dire i propri incanti, i propri pezzi di mondo e le favole udite o immaginate, e che sia proprio questo cercare, questo tendere, musica, come se già la ricerca di un colore o di una nota fosse l’esplodere di universo sensibile, la sua epifania. Bastano poche note ed ogni canzone sembra condurre dentro una cosmogonia, che riserva meraviglia sapendo portare l’inatteso, lasciando che le sonorità costruiscano la propria storia attraverso il susseguirsi di albe inaspettate, di rovi che si sciolgono in venti o corolle dischiuse. A tratti la musica si trasforma in mercurio, che nella sua libertà diventa perla, cascata e corsa, argentea superficie dove il mondo si riflette con-fondendosi col sogno, divenendo terreno ed onirico insieme. Costruendo un rock visionario, gli strumenti sembrano suonati o giocati per originare flussi, ritmi di universi, fragili globi cangianti. Attraverso una strada che è impalpabile arcobaleno, gli Aedi partono lungo vicoli notturni, fiumi color smeraldo, pozze o mari aperti, altalene cigolanti, abissi blu cobalto, lune liquide, varchi socchiusi su abbracci o danze, casa perfetta di quattro mani strette. Un attimo ed è come quando nel buio di un letto sfatto si lambisce la pace. Un attimo ed è come se il tempo fosse il respiro umido della terra che il sole a poco a poco riscalda di carezze, rivelandone il profumo, o anima, d’acqua. E ogni attimo si annoda e da ogni nodo sgorga la musica, come un volo di palloncini colorati, come una corsa di farfalle, come una danza di stelle. Come una lingua che non può non dire la sua parola… è colore, aria ed armonia, è una musica, di quelle che ti sembra di ascoltare ad occhi chiusi anche quando le senti ed invece guardi il mondo come fosse una scoperta, una sorpresa.
Credits
Label: Elevator Recors-Jestrai – 2009
Line-up: Celeste Carboni (voce, tastiere) – Paolo Ticà (chitarra) – Jones Piu (basso, percussioni) – Claudio Innamorati (chitarra) – Filippo Tacchi (batteria)
Tracklist:
- Polish
- My Perfect Home
- Flowermoondolls
- Lake’s air
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