Conservare gli asfodeli è semplice. Tendono ad auto-conservarsi, a proteggersi da soli. La loro origine è antichissima. Per la saggezza greca erano i fiori degli Inferi: nei campi di asfodeli vagavano coloro che non erano stati né buoni né cattivi. Ecco! In questo forse il disco degli Ear trova la propria definizione. Né bello né brutto. Nasce con un’idea ambiziosa fatta di undici tracce tutte dagli arrangiamenti preziosi e curati. La musica è protagonista ma non sempre basta. Nonostante le prime due tracce facciano ben sperare in originalità e attenzione, presto subentra una certa banalità lirica, fatta di rime fin troppo baciate e scontate su melodie ripetitive. Le nenie, accentuate da un insistente uso di gorgheggi e vocali prolungate fino allo sfinimento, che si vengono così a creare finiscono per sminuire il ricamo armonico ben tessuto. Anche laddove si intravedono momenti migliori, si resta confusi da un cantato spesso debole, nasale. Probabilmente troppe tracce, troppi strumenti, troppe ripetizioni non fanno che appesantire l’ascolto, aspetto che un disco pop dovrebbe evitare più di ogni altra cosa. Le idee non mancano agli Ear né una certa sensibilità quasi femminea che non guasta, ma ancora ci vuole una forma, un contenitore più idoneo verso cui indirizzare la propria creatività.
Credits
Label: Autoprodotto – 2008
Line-up: Eulalia Grillo (violino) – Andrea Barlotti (chitarra e cori) – Cristiano Sapori (voce e chitarra)
Tracklist:
- 5 minuti
- Uscire di qui
- Mia di me
- Ame dorme
- Hic et nunc (capo mannu)
- Senza mollica (herbamate)
- Cose (la mia altalena)
- Tra oceano e cielo lo spazio della musica
- L’unico modo che ho di chiamarti
- Portami con te, trascinare
- Incontrastato (3-6-2-5)
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