C’è un modo colto di ricattare la velocità, deviandone il corso lungo la linea del romanticismo, del viaggio dai piccoli spazi dell’io all’infinito di certe notti. Da una sedia allo scorrere dei celeste dal ventre del mare, da un’isola al continente, dall’intuizione al senso, dal vecchio al nuovo, e viceversa: un ponte fra il passato e il presente, fra la preghiera e la danza, fra il sensibile e l’immaginato, fra le ossa e la sete. Le fattezze contano, l’eleganza non è un caso: contano i dettagli, l’idioma, le singole voci, gli accenti, l’abbandonarsi dei rintocchi di corda al flusso onirico e realissimo di una ritmica minuziosa, che lascia l’eccesso altrove, lontano da qui, dall’isola blues di Imaginary Bridge. Tutto è fluido, tutto è terra. Il tempo scorre e scorrendo invecchia. Frattanto le melodie si colorano, una certa leggerezza stempera i pesi e le misure, rende i nodi accessibili, indovina lo spazio, accenta le fughe armoniche, traduce l’elettricità in volume, corpo. Scorrono le complicità, le possibilità, le ostinazioni, mentre il silenzio trova il giusto angolo in cui abbandonarsi alla confidenza di un abbraccio gentile. I Feldmann (Massimo Ferrarotto -Loma, Cesare Basile- e Tazio Iacobacci -Tellaro-) danno vita ad un intervallo di note che ha davvero poco di illusorio: dodici pezzi che osano mettere la tecnica al servizio della creatività con discrezione adulta, generosamente; che hanno poco di estroso e molto di necessario; che nelle mani di Hugo Race, produttore artistico, si lasciano condurre sul terreno poroso della rarità. Ora delicato, ora tempestivo, di quella luminosità che osa sottendere la cupezza dei pulviscoli, Imaginary Bridge si pregia della partecipazone di Marta Collica (Hugo Race and The True Spirit), Marcello Caudullo (Cesare Basile, Flor di Cagna), Francesco Cantone (Tellaro). Ed ecco Then she came, Miss I don’t care, Hour Of Need, I will, Nobody knows the truth, In the water annodare l’amore al caos, al caso, sbattere le palpebre e giocare al risveglio, tendere la pelle all’ossigeno, vibrare. La voce di Marta è un privilegio, il tatto di ogni strumento un passo nella direzione di una compostezza disordinata e schiva. Compostezza: anche lo slancio odora di ordine, eppure dell’ordine non resta che l’aura delle simmetrie. Potrebbe dirsi nativo d’America, Imaginary Bridge, con le sue This city e Can’t stay together. Ma è tutto d’Italia, isolano e maledettamente reale, catanese e pudico, afferrabile e sognatore. Un’opera seconda con due teste ed un solo cuore che, ponte, palpita dai polpastrelli e arriva alle gole: caldo, frizzante, appagante, a cui agganciare qualche buon ricordo, perchè i buoni ricordi si meritano buona musica.
Credits
Label: Oliviarecords, Macacorecords – 2009
Line-up: Massimo Ferrarotto (guitars, harmonic, percussions, keyboards, vocals) – Tazio Iacobacci (guitars, programming, percussions, bass, vocals). Produzione artistica: Hugo Race. Artwork: Laura D’Agate
Tracklist:
- Then She Came
- Miss I Don’t Care
- Love And Anger
- Share Your Time
- Hour Of Need
- Can’t Stay Together
- Will You
- Handle Me
- Pablo
- Nobody Knows The Truth
- This City
- In The Water
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