Giancarlo Frigieri è uno che si è dato parecchio da fare negli scorsi anni. Tra diversi stili, generi e formazioni ha fatto parte della scena musicale italiana. L’ultima fatica è un disco, L’età della ragione, sospeso tra cantautorato e folk, scritto interamente in italiano, per farsi capire direttamente, immediatamente.
LostHighways ha fatto quattro chiacchiere con lui per raccontare questo disco e i suoi progetti. Ad accompagnare l’intervista il brano che dà il titolo all’album (streaming autorizzato)
Il tuo ultimo lavoro, L’età della ragione, è l’ennesimo capitolo di una carriera piuttosto variegata, fatta di diversi strumenti, diversi linguaggi e maniere. Raccontaci prima di tutto come sei arrivato fino a qui: progetti che hai sempre avuto in mente o punti cui sei approdato di volta in volta, evolvendo?
Tralasciando esperienze che non hanno avuto uno sbocco discografico, sono stato batterista dei Julie’s Haircut, ho fondato i Joe Leaman con i quali ho realizzato quattro album, ho fatto un disco solista in inglese nel 2006, uno con i Mosquitos nel 2009, alcune registrazioni in Mp3 in una band chiamata Tuamadre e un 45 giri con Chris Eckman, il cantante dei Walkabouts. Oggi canto in italiano, da solo, e mi sono trovato un passatempo di lusso con un gruppo paisley underground chiamato James River Incident, con i quali pubblicheremo qualcosa tra non molto.
Tuffarsi in avventure così diverse è uno stimolo naturale che hai o anche un metodo per non annoiarsi nella propria musica?
La vita è troppo lunga per fare sempre la stessa cosa, anche se oggi come oggi la mia attenzione è dedicata principalmente alla mia attività solista in italiano.
Tra qualche settimana ritirerai il premio come miglior autoprodotto del 2009 al prossimo MEI. Una bella soddisfazione per la quale hai ringraziato tutte le etichette che si sono disinteressate al tuo lavoro. Come credi sarebbe cambiato il disco con il supporto di un’etichetta?
A parte 4 quattro o cinque etichette, il mercato discografico indipendente in Italia non esiste. Le tante etichette indipendenti sono spesso gli stessi gruppi che mettono un marchio finto al disco oppure persone che hanno capito che stampando 500/1000 copie e vendendone 100 al gruppo a 6 euro l’una possono giocare a fare i discografici. Il mio ultimo disco sta vendendo più o meno come gli ultimi dischi che avevo pubblicato e senza distribuzione se non la mia ai concerti o per posta. Ciò mi induce a pensare che ne avrei potuti vendere molti di più ma se devo dirti la verità non me ne importa poi tanto. Ci sono fior fiore di musicisti bravissimi con una preparazione allucinante che fanno gli imbianchini, non vedo perché io debba dover per forza vendere cifre stratosferiche.
Pensando all’aspetto creativo, lavorare senza contratto ti avrà certamente lasciato più libero.. come sono nate queste tue canzoni e le collaborazioni con gli altri musicisti presenti nel disco?
Non ho quasi mai firmato contratti in vita mia, quindi la libertà è sempre stata totale. Le canzoni de L’età della ragione sono nate dalla voglia di farsi capire, quindi con un grosso lavoro sul testo che ha richiesto inizialmente tanto esercizio e tante idee scartate. Le collaborazioni sono frutto prima di tutto dell’amicizia e della stima che mi lega a tutti coloro che mi hanno dato una mano.
Hai dichiarato che l’ultimo tuo lavoro nasce anche dalla volontà precisa di esprimersi in italiano. Com’è cambiato l’approccio alla scrittura, dall’inglese alla nostra lingua?
A parte il fatto tecnico di non avere parole tronche, mentre l’inglese ne è pieno, cantando in inglese puoi dire qualsiasi vaccata senza senso e nessuno ti dirà mai niente. Se lo fai in italiano, qualcuno prima o poi ti chiederà conto delle vaccate che dici.
Dal momento che hai deciso di utilizzare l’italiano, naturalmente l’attenzione si concentra anche sui testi. Non si tratta certo di semplici filastrocche, tutt’altro: le tue riflessioni sono a tratti molto amare. Mi sembra che, tra le altre cose, ci sia un’intolleranza nei confronti di chi predica bene e razzola male, verso chi vede tutto con il proprio colore. Che messaggio vuoi trasmettere con le tue canzoni?
Credo che l’uomo sia in una netta crisi di identità dovuta all’incapacità di essere consapevole delle proprie idee e delle proprie pulsioni emotive. Credo che solo attraverso un’analisi lucida e sincera, a costo di essere spietata, di queste idee e pulsioni si possa tornare a definirci individui. L’alternativa è scomparire.
Prossimamente ti vedremo portare in tour questo progetto o sei già pronto a dedicarti ad altro?
A parte alcune date con gli amici di cui ti dicevo, dal vivo sarò io da solo con la mia chitarra e i miei effetti a pedale a proporre le mie cose in italiano. Le date le trovate sul mio sito www.miomarito.it.