I Droptimes sono un duo, composto dal polistrumentista Alessio Catozzi ed il cantante Alessandro Maranesi. Il progetto nasce nel 2006 e giunge quest’anno alla realizzazione del primo disco autoprodotto, Looking for the Sun. Un lavoro che si caratterizza per le tante buone idee sparse in una gran bella confusione, probabilmente dovuta alla volontà di rendere un prodotto poliedrico e multiforme, cercando di mettere in mostra tutti gli ingredienti a disposizione nella dispensa. Fatto sta che, a volte, la troppa abbondanza porta i vari elementi a cozzare tra di loro, disturbandosi gli uni con gli altri. E’ un po’ quel che succede ai brani di questo Looking for the Sun, in cui la verve compositiva di Alessio Catozzi sembra volersi esprimere in tutto il suo estro, mettendo nel calderone un po’ di tutto, strumenti elettronici di ogni tipo, synth, rhodes, piano, basso, batteria acustica, fiati, voci di bambini che si distribuiscono tra gli stili e i generi più disparati. Brani che spesso e volentieri hanno ottime intuizioni armoniche che, però, non vengono sviluppate mai in tutte le loro potenzialità, compromesse ora da arrangiamenti che non convincono poiché gli elementi danno la sensazione di restare sempre slegati, ora da bridge che mal si accordano sulla struttura totale dei brani, ora dalla voce di Maranesi che non sempre convince appieno. Le variegate componenti, inoltre, fanno fatica ad amalgamarsi in un unico sound, complice anche una produzione piuttosto piatta che non riesce ad enfatizzare le diverse dinamiche. Così se l’intro If You Go suggerisce sensazioni positive rievocando vagamente l’apertura di Moon Safari, capolavoro degli Air, con l’elettronica che ben si sposa con la melodia vocale, gli ottimi intrecci armonici di Mind The Lab quasi vengono annullati dalla presenza dei fiati che difficilmente riescono a sposarsi con le note di piano creando così una sorta di confusione con la buona melodia delle voci; stessa cosa avviene su Wet & Dry: la linea vocale si destreggia su una buona melodia che gli strumenti invadono invece che accarezzare. Se la voce è perfetta sul giro di basso intrigante e quasi caposseliano della strofa di Wake Up, quasi rovina la buonissima intuizione del suo bridge insieme al ritmo del charleston che, con la sua invadenza, priva l’atmosfera di tutta la malinconia. La vena orientale, la linea vocale e l’alternanza tra accelerazioni e rallentamenti sono gli unici spiragli di luce di I Wanna Get to Feel. Molto positiva, invece, la ballata When it Comes, in cui le diverse scelte sembrano unirsi in perfetto connubio: i beat di sottofondo, le note di piano che cadono come gocce nell’oceano, archi sintetizzati che riempiono le atmosfere, la voce che canta appassionata e tenue, i cori che disegnano i giusti contorni tra melodie belle e semplici. Interessanti intuizioni quasi progressive fanno capolino anche sulla conclusiva A Revenge, che stupisce soprattutto nel suo intreccio di voci. Così, prese singolarmente, di idee buone ce ne sono moltissime e il talento, che non manca, si esplica soprattutto nella capacità di creare melodie anche molto belle. Gli ingredienti per un’ottima ricetta ci sono tutti, ora bisogna metterli insieme nel modo migliore. A patto che la volontà di eclettismo esasperato non prevalga sull’intelligenza e sul buon senso.
Credits
Label: Autoprodotto – 2009
Line-up: Alessio Catozzi (synthesizers, voices, rhodes, piano, electric bass and electronics) – Alessandro Maranesi (voice); Other musician on the album: Giuseppe Rizzo (acoustic drums), Michela Capriccioni (backing vocals), Antonangelo Giudice (clarinet, alto sax, tenor sax)
Tracklist:
- If You Go
- Mind The Lab
- Wake Up
- The Crocodile
- I Wanna Get To Feel It
- When It Comes
- Wet & Dry
- The Wall’s Family
- A Revenge
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