Soltanto un mese fa ci eravamo innamorati del bellissimo At the Cut, atterriti dalla delicatezza degli abiti che vestono l’anima di Vic Chesnutt, ed eccoci, stupiti ma nemmeno troppo, ancora a parlare di lui. Jonathan Richman, storico fondatore dei Modern Lovers, si ritrova in giro per gli States insieme al suo batterista Tommy Larkin, e un giorno pensa: “sai, dovremmo produrre il prossimo disco di Vic Chesnutt, in presa diretta, soltanto lui e la sua chitarra, per godere appieno di tutta la sua poesia“. Detto, fatto! E allora basta soltanto un registratore, Vic e la sua piccola chitarra ed ecco nove ballate spoglie, solitarie, senza arrangiamenti, senza “aiuti”, ma cariche della sua (s)travolgente drammaticità. Stavolta completamente nudo, nel corpo e nell’anima, tra barlumi di fioche note di chitarra e la solita voce immensa e avvolgente, Vic Chesnutt ci presenta il nuovo Skitter on take-off. Un disco fatto di canzoni semplici che divengono sensazioni persuasive e pensieri quotidiani, costanti, perché la musica non si distacca dalla vita come dimensione a sé stante. La musica è vita per Chesnutt e di conseguenza la vita diviene musica, perché l’anima più sincera sa parlare soltanto quel linguaggio. Skitter on take-off è un disco intimo, di un intimismo che non ha bisogno di vestiti sfarzosi per brillare di candida bellezza, che ci riporta indietro all’immensità del suo primo lavoro, Little (1990), che folgorò Micheal Stipe. Ogni brano spiazza ed è bellissimo notare come dopo quasi vent’anni, quelle note smorzate e quella voce sofferta siano ancora più profonde e consapevoli, ma trasmettono sempre le stesse crude emozioni che il sapore lo-fi enfatizza. Un’incredibile verve espressiva che gli anni di vita e le esperienze non hanno fatto altro che rafforzare. Un lavoro che nasce dall’incontro con la sensibilità di Richman e Larkin che si permettono di accarezzare di tanto in tanto l’aura del grande Vic, aggiungendo lumini di chitarra, harmonium e batteria che la rendono ancor più scintillante. Forse potrebbe essere considerato un disco minore rispetto alle ultime sorprendenti prove del cantautore di Athens, un passo indietro o qualcosa di “prescindibile”, ma quando si tratta di Vic Chesnutt non esistono dischi di serie A e dischi di serie B poiché quando un Artista della sua sensibilità sceglie di esprimsi con la musica, si può star certi che qualunque modo scelga per farlo, ti sputerà l’anima più vera. Sempre.
Credits
Label: Vapor Records – 2009
Line-up: Tracklist:
- Feast in the Time of Plague
- Unpacking My Suitcase
- Dimples
- Rips in the Fabric
- Society Sue
- My New Life
- Dick Cheney
- Worst Friend
- Sewing Machine
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