Vecchie bugie. Vecchie colpe. Grida strozzate in gola. Labirinto mentale senza uscita, dove resta intrappolato il suono della commistione, della congestione, della coscienza assopita che scalcia spasmi sperimentali. Questa è la rappresentazione di ciò che potrete ascoltare nel debut album Crawling in the rush hour dei campani Verme Robots. Il mood del disco è un susseguirsi di volti-umori accennati e tracciati appena su una tela di sofferenza come la suggestiva cover del disco. C’è crossover con improvvise tinte di post-core. Ten e The Animal trapano il cervello e lo marchiano a fuoco. Ci sono rivoli di Alice in Chains e Soundgarden in una fanta-produzione di Steve Albini in brani memorabili come Frenetic Quite, Emotive e Change. Continui cambi di ritmica e colore sorreggono la voce di Antonio Senesi, una voce versatile e sempre puntuale nei momenti in cui è necessaria un’alternanza di vis aggressiva e melodica. Le liriche introspettive sono ben incastrate su questi suoni spezzati e lacerati, degne metafore soniche di anime in Purgatorio. L’etichetta campana Imakerecords firma questo strabiliante disco accendendo i riflettori su una possibile nuova scena rock nascente nel Meridione, dove la parola d’ordine è: non essere uguale a nessuno, fregarsene delle mode e seguire l’identità creativa a tutti i costi. Gran bel debutto.
Credits
Label: Imakerecords – 2009
Line-up: Antonio (vox and guitar) – Pasquale (bass) – Francesco (drum).
Tracklist:
- Ten
- Psycho city
- The Animal
- New Skin
- Frenetic Quite
- Emotive
- Change
- A Cool Stick
- Full Shock
- Bad Finger
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Un solo commento
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