In occasione del M.E.I. di Faenza LostHighways incontra Pigeon 2, alias di Chiara Castello, voce (e non solo) dei 2Pigeons. Freschi di premiazione con il Demo Award 2009 (Demo – Radio Rai 1), i due piccioni sono una tra le band più sorprendenti nei live. Stili e generi musicali disparati si snodano per mezzo dell’elettronica, in soluzioni inedite e di forte impatto. Kole Laca, tastierista ed “addetto all’elettronica” non ci può raggiungere per via di altri suoi impegni musicali (lo si vedrà la serata del 28 Novembre al fianco de Il Teatro degli Orrori nella suggestiva esibizione dell’auditorium di Santa Umiltà di Faenza) così è la voce di Chiara a raccontarci dell’esordio con un LP di prossima uscita, Land. Biko, prima traccia dell’album in streaming autorizzato dalla band, è un assaggio del disco che uscirà ufficialmente l’8 Gennaio 2010. (In collaborazione con Giulia Gasparato)
E’ giunta l’ora del primo album del progetto 2Pigeons. Quanto è durato il parto? E’ stato travagliato o era già pronto in un cassetto da tempo? Questo disco è stato registrato in agosto, mentre il precedente ep era stato registrato ad agosto dell’anno scorso. Abbiamo iniziato a scrivere nuovi brani quest’anno, abbiamo completato la scrittura prima dell’estate e ci abbiamo lavorato mentre stavamo registrando, capendo in tempo reale cosa funzionava e cosa no. E’ stato quindi un parto abbastanza veloce, spontaneo, direi un lavoro di getto.
Dopo l’uscita del vostro omonimo ep, si è parlato tanto di voi, anche se a mio parere, troppo poco. Come avete recepito l’attenzione di pubblico e stampa? Penso che l’attenzione sia stata molta, considerando il tipo di prodotto. In effetti, però, quando si presenta un lavoro “anomalo”, la critica tende sempre a dedicargli molta attenzione, e per voi me ne sarei aspettato di più… Sai, dipende dal tipo di anomalia: di solito se ne parla quando il prodotto è anomalo ma si riesce a trovargli una collocazione, il che se vuoi è un controsenso. Il nostro disco era forse fin troppo anomalo, non eravamo immediatamente collocabili, soprattutto nel mercato italiano. Noi non ci aspettavamo una risposta immediata, eravamo convinti di voler creare qualcosa che funzionasse, non che fosse troppo di nicchia, e siamo stati accolti bene in questo senso. Il lavoro è piaciuto, anche a Radio Uno si sono innamorati di noi, circa un anno fa, e ci hanno trasmesso, realizzando anche speciali ed invitandoci a vari eventi. Qui al Mei abbiamo ricevuto anche il loro premio come miglior progetto dell’anno.
Parliamo di Land, il nuovo album, vorrei indagare sulle differenze e/o continuità con il precedente disco. L’ep era all’insegna dello “stupore musicale”, il nuovo album mescola ancor di più le carte in gioco o vi pare di aver preso una strada più delineata? Credo che abbiamo preso una linea più definita, poi questo lo dovrà stabilire anche chi ci ascolterà. Il riscontro vero si avrà con l’uscita ufficiale, l’8 Gennaio: solo dopo capiremo se quello che pensiamo noi corrisponderà all’impressione che avrà il pubblico. Io penso che questo sia un disco più lineare, anche se molto variato nelle sue parti. L’idea era quella di strutturare di più la forma, abbiamo cercato di scrivere brani che, pur essendo particolari e diversi tra loro, rispondessero ad una forma canzone. Volevamo creare qualcosa che si ascolta anche in macchina, con piacere, non un prodotto estremamente difficile.
Nel disco e nel contesto live ciò che mi ha stupito è stata la vostra convinzione di voler e poter essere una band anche soltanto in due… suonando effettivamente per 4-5 elementi. Cosa vi spinge a fare questo? E’ un progetto artistico definito? Noi speriamo di riuscirci anche con questo disco, ci auguriamo di avere lo stesso approccio e riuscire a far “casino” in due come fossimo una band. L’idea ci piace perché di solito quando ci si presenta come duo si viene facilmente immaginati in una situazione di tipo acustico o comunque soft. Al contrario, vogliamo proporre uno spettacolo che abbia un impatto ed una potenza diversi da un set acustico. Anche dal vivo, comunque, cerchiamo di essere molto variabili: ci sono brani più intimi ed altri in cui si spinge di più, lavorando anche con l’elettronica.
Land è stato realizzato interamente da voi, o il cerchio si è allargato con collaborazioni esterne? Per quanto riguarda il disco, musicalmente abbiamo realizzato tutto noi, anche le parti ritmiche. Una collaborazione c’è stata in Biko, la prima traccia, nella quale c’è un assolo di sax ad opera di Michele Sambin, un amico padovano, regista e musicista. Nell’ultimo brano, poi, c’è un coro al quale partecipano più amici, persone che erano presenti alla registrazione, un modo per condividere con loro quei momenti.
Ovviamente una peculiarità della vostra musica è la voce. Da dove nasce la tua esperienza musicale e la tua poliedricità nell’accostarti ai più svariati generi musicali? Potrei definirmi, per origini e formazione, una cantante rock, ma ho sempre saputo che quello non era l’unico luogo in cui volevo stare, non volevo votarmi ad un unico genere, posto che ormai rock non significa più nulla. Io ho sempre ascoltato musiche differenti, tutto ciò che ritengo bello dalla musica classica a Justin Timberlake: non mi piace pormi dei limiti, nemmeno in termini di “commerciale”, “indipendente”, “intellettuale”. Ho studiato la musica, poco, ho iniziato tardi in una scuola di Milano, e le mie prime band erano più rock ma sapevo che nella mia crescita mi sarei avvicinata ad un mondo più elettronico ed ora sento che mi sto stabilizzando in quello che mi piace di più fare.
I testi dei brani. Chi li scrive tra i due, e cosa volete esprimere? Vi basate sulla ricerca sonora, o la comunicazione di un messaggio ha più valore? I testi li scrivo io e diciamo che le due cose vanno di pari passo. Può succedere che la composizione nasca da un’idea musicale scaturita da una parola, ma tutto il brano comunque, tutto il testo ha un suo significato organico. Un ascoltatore che prende in mano il booklet e lo legge, può trovarvi storie, racconti, personaggi. Abbiamo dato vita all’idea di Pigeon 1 e 2, viaggiatori spaziali che atterrano su un pianeta. Il disco si intitola Land, che significa atterrare, proprio per questo; inoltre la parola Land vuole essere un richiamo, non solo alla terra in cui abbiamo registrato ma anche a questo pianeta sul quale siamo idealmente atterrati. Nel disco c’è una sorta di filo conduttore, non troppo rigido, come il risultato di un’evoluzione, ad ogni modo i pezzi funzionano anche individualmente, non c’è necessariamente un concept dietro.
A proposito della terra dove avete registrato il disco, dove e come sono avvenute le registrazioni? Il disco è stato registrato in Puglia in un luogo messo a disposizione da Michele Sambin, non uno studio, ma una stanza. La registrazione l’abbiamo fatta noi, autonomamente, poi tracce alla mano siamo stati da Giulio Favero che ha mixato il tutto, dando identità e uniformità dal punto di vista del suono.
Progetti per il futuro. Conoscendo anche l’attività di Kole nell’ambiente teatrale, avete in cantiere una congiunzione di queste strade o 2Pigeons rimarrà su altri binari? I percorsi probabilmente si uniranno ma non è in programma ora. Per adesso c’è tutto il lavoro di promozione da fare e vogliamo spingere e crescere in questo senso, stiamo lavorando molto al nostro progetto. Sicuramente in futuro ci sarà spazio anche per cose particolari, siamo molto interessati ad unire queste diverse strade.
Un solo commento
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