In collaborazione con Libellula Music, in esclusiva il secondo racconto e l’illustrazione contenuti in Babele:noir di Marco Notari.
2) PIUMA – storia e testo: Marco Notari
Sono le sei meno un quarto del mattino, ed il treno sta partendo.
Cristiano si specchia nel finestrino e batte nervosamente le dita contro il vetro, oltre cui il buio e una fitta nebbia gli impediscono di vedere alcunché. Lucia è seduta al suo fianco, un i-pod a farle da colonna sonora e un taccuino su cui sta ritraendo l’interno della carrozza del treno. Nel disegno tutti i passeggeri hanno il volto di un animale: ci sono maiali, cani, avvoltoi e così via. Quando Lucia è particolarmente agitata disegnare la tranquillizza, è il modo che ha per ritrovare il contatto con se stessa se sente che l’ansia la sta venendo a cercare.
Sulla poltrona di fronte a lei c’è Ulisse, la sua unica vera famiglia, che sonnecchia nel suo trasportino. E’ un grosso micio grigio giocherellone e mansueto.
Il giorno rende sempre le cose più difficili.
La mente di Cristiano vaga ancora attraverso la stanza da letto che hanno appena lasciato.
In quella stanza lui si è mostrato per la prima volta nudo ad un’altra persona, un’idea che prima di conoscere Lucia lo aveva sempre terrorizzato. Ad osservarlo, insieme a lei, Van Gogh e Pasolini dai poster appesi sulla parete dietro al letto.
Cristiano ripensa alle forme di lei, con indosso solo un paio di battistiane mutandine rosa, sdraiata sul letto. La pelle colore della panna, gli occhi di ghiaccio, una creatura bellissima a cui non importa di esserlo. Subito dopo l’orgasmo Cristiano aveva sentito la testa e il cuore leggeri, una sensazione nuova e magnifica.
In quei due mesi avevano passato molte notti in quella stanza, su quel letto, approfittando della quasi permanente assenza del padre di lei. Lucia gli aveva parlato di quei poster, dell’incredibile vita del suo pittore preferito Van Gogh, che aveva iniziato a dipingere a ventotto anni e aveva venduto un solo quadro in tutta la sua vita, e dell’eroica esistenza di Pasolini, che lei considerava l’ultimo intellettuale libero. Aveva dato un nome al senso di alienazione che Cristiano provava nei confronti della società in cui viveva: egemonia culturale. Lui aveva pensato per la prima volta che forse il problema non era in lui, ma in qualcosa di quello che lo circondava, un qualcosa guidato dall’invisibile mano di un sistema che aveva bisogno che lui producesse e consumasse, il più possibile, senza porsi domande. Aveva provato un sollievo ed un senso di appartenenza che non aveva conosciuto prima.
Eppure i mostri dei suoi sensi di colpa continuavano a dargli la caccia, lo facevano continuamente, come parassiti abituati a nutrirsi di lui che cercavano in ogni modo di rientrare nel suo corpo, e che ogni volta che si allontanava da Lucia si ripresentavano nelle forme più subdole e maligne. Si nascondevano negli angoli, cercavano di corromperlo annidandosi dentro le parole e i gesti dei suoi genitori e dei suoi amici.
Per questo Cristiano ora sta partendo, vuole fuggire da quei mostri e lasciarseli per sempre alle spalle. Cerca la mano di Lucia. La trova e intreccia le sue dita tra quelle di lei. Lei lo guarda e sorride.
Lucia ama Cristiano, ama i mondi che lui sa creare con i suoi quadri, con le sue parole, con i suoi gesti. Quando lo ha conosciuto è stata subito affascinata dalla sua sincera timidezza, dalla sua dolce ingenuità. Poi, giorno dopo giorno, ha scoperto che Cristiano possiede un’immaginazione e un’intelligenza che sono fuori dal comune: ha la capacità di assimilare ed elaborare ad una velocità incredibile tutte le informazioni con cui entra in contatto, ed una fantasia senza limiti. Inventa storie fantastiche per farla addormentare la sera, e dipinge mondi creati dalla sua immaginazione che fluttuano fuori dal tempo e dallo spazio. La cosa che affascina maggiormente Lucia è la naturalezza con cui Cristiano vive questi processi, a un livello quasi totalmente inconscio: la sua anima è come un nervo scoperto, spostato leggermente rispetto alla realtà e per questo rimasto incontaminato, sensibilissimo al dolore che essa gli provoca ogni volta che ne entra in contatto. Lucia sente forte il bisogno di preservarlo, proteggerlo, come se da ciò dipendesse la possibilità del mondo intero di sperare in un futuro migliore.
Cullati dolcemente dal delicato ondeggiare del treno i sensi si risvegliano dal torpore mattutino, e gradualmente la consapevolezza si riconquista il suo spazio spingendo via le paure dell’inconscio.
Cristiano fa un sospiro forte, si sistema gli occhiali sul naso e si gira verso Lucia. Le sorride e le sussurra un ciao.
Poi si baciano, come se fossero in luna di miele.