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Creare, comunicare e collaborare, in continuo mutamento: intervista a Pierluigi Ferrantini (Velvet)

velvet_inte01Negli anni Zero appena conclusi il microcosmo della musica ha subito grandi stravolgimenti: consumo, spazi, comunicazione ed economia sono radicalmente modificati. Intorno a noi è cambiato anche lo scenario culturale e politico; la quotidianità di ognuno si è adattata in forme nuove.
In questo decennio si snoda anche la carriera dei Velvet, band rimasta fedele a se stessa senza mai smettere di cambiare. Mutare, non per adeguarsi a qualcosa ma per seguire un’esigenza del tutto propria.  Oggi, quasi ad un anno dall’uscita del loro ultimo, spiazzante album ovvero Nella lista delle cattive abitudini, facciamo il punto della situazione con Pierluigi Ferrantini. Si parla di musica, ma anche di vita. In un contesto in cui si tenta di incasellare e conformare ogni prodotto ad un’idea, i Velvet cambiano e crescono. Non si scinde più l’artista dalla persona, non si può più osservare apatici, non si può più tacere. (In streaming autorizzato I nuovi emergenti; foto di Chiara Mirelli)

Nella lista delle cattive abitudini è un disco di rottura, nella vostra carriera: una svolta per quanto riguarda le sonorità, ma anche una presa di posizione forte nelle tematiche trattate e nel linguaggio. Brano dopo brano, ascoltando, si percepisce un senso di urgenza compositiva. Sembra proprio che per voi non sia stato più possibile tacere…
E’ proprio così in effetti. Si potrebbe quasi definire un concept album sulla situazione di un ragazzo x in Italia nel 2009, o almeno sulla condizione di quelli che si sforzano di andare un po’ più a fondo senza fermarsi a causa di un ostacolo apparentemente insormontabile.
Bisogna dire che la disperata situazione culturale, politica e volendo anche economica, che stiamo vivendo negli ultimi anni ti fa venire un po’ la voglia di gettare le armi, ma credo che mai come in questo momento sia necessario continuare a provare a fare qualcosa.

I testi di questo album lasciano poco spazio all’immaginazione, la vostra posizione è ben chiara. In particolare ti chiederei di parlarci di due brani, che colpiscono molto e che avete scelto come singoli, mettendoli particolarmente in luce. Mi riferisco a Tutti a casa e I Nuovi Emergenti. In questi testi avete dipinto uno scenario ben delineato, orwelliano direi…
Sì, sono due tra le canzoni più rappresentative. Purtroppo lo scenario si dipinge da solo, come ti dicevo prima, la cosa che più mi colpisce è la passività con la quale subiamo scelte totalmente distorte da parte di chi ci governa e credimi, anche se ovviamente non condivido nulla di Berlusconi e soci, quando mi riferisco a chi ci governa mi riferisco alla classe politica in generale. Eppure, più i loro comportamenti divengono aberranti più sembra che ci si abitui a subirli. E la cosa mi sconvolge!

I Velvet rappresentano una realtà particolare nel contesto italiano, modificati ed evoluti nel corso del tempo: passati dal contratto con una major all’autoproduzione, da un suono più sfacciatamente pop ad una maggior ricercatezza, fino alle contaminazioni dirette nelle collaborazioni con altri artisti, ultima quella con Beatrice Antolini. Come sono avvenuti tutti questi cambiamenti? Come siete stati accolti dai colleghi? Si sa, non sempre mainstream e indie convivono serenamente e voi siete in qualche modo sospesi al di sopra di queste divisioni…
La verità è che noi non abbiamo mai pensato troppo alle nostre scelte, a volte sono state sbagliate e altre invece si sono dimostrate giuste. Intendo dire che così come in passato volevamo semplicemente ed ingenuamente registrare un perfetto disco pop, col passare degli anni e con l’aumento delle esperienze abbiamo sentito il bisogno di esplorare altre strade.
La scelta dell’autoproduzione deriva dal fatto che dopo due album in Emi e due in Universal abbiamo capito che era arrivato il momento di lasciare la nave prima che affondasse. Le logiche delle major non sono cambiate di una virgola rispetto al 2000, che è stato il primo anno di attività ufficiale dei Velvet, mentre gli scenari circostanti sono cambiati profondamente. Sono sempre più convinto che sia stata una scelta giustissima, e la raccomando a chiunque come noi sia sufficientemente fortunato da avere una base di fans su cui poter contare.
Con gli altri artisti abbiamo sempre avuto un rapporto propositivo, soprattutto con quelli intelligenti come Beatrice, Gatto Ciliegia, Corveleno e i Delta o gli stessi Subsonica, e per fortuna spesso l’intelligenza si accoppia al talento!

Parliamo di influenza ambientale: nella società malata descritta in NLDCA, che ha ispirato testi così critici, avete trovato uno spazio particolare che invece ha saputo influenzare positivamente la vostra mutazione sonora. Cosa avete trovato in Casasonica e nella città di Torino? Come hanno contribuito questi spazi allo sviluppo del disco?
Relativamente, quando siamo stati a Torino a mixare il disco le canzoni erano già state composte e registrate nel nostro studio a Roma. Certo che a Torino siamo stati bene e ci siamo lasciati coinvolgere dalle loro abitudini… non a caso la grafica del disco, molti remix e collaborazioni varie nascono a Torino.
In Casasonica abbiamo trovato un ottimo arbitro in Ale Bavo, che si è occupato della produzione di quasi tutti i brani, e un bravissimo tecnico come Gianni Condina, che ha mixato l’album. Non a caso stiamo lavorando con loro anche sulle cose nuove!

Un aspetto molto rilevante del progetto NLDCA è quello comunicativo. Nella promozione, ma anche nella ricerca di un contatto ricco e diretto con il pubblico, avete assegnato un ruolo di primaria importanza al web. Ciò che ho trovato interessante è l’utilizzo intelligente che avete fatto del mezzo: non solo il solito sito informativo e le interviste con le testate più note, ma informazione capillare, contenuti esclusivi e aggiornamenti costanti, attraverso numerosi canali, grandi e piccoli. Quanto vi ha aiutato la Rete a far conoscere voi e il vostro disco?
Molto, uno degli aspetti peculiari degli anni 00 è stato il fiorire di piattaforme e social network. Non credo abbiano la potenzialità di far diventare bello un brutto disco, però ti aiutano a creare un contatto molto veloce e diretto con chi ti segue. E poi, anche se può suonare stucchevole, noi rimaniamo ancora sinceramente emozionati nello scoprire tante persone che amano quello che facciamo e vogliono rimanere agganciate ai Velvet. Non vendiamo centinaia di migliaia di copie e non riempiamo palazzetti, ma i nostri fans sanno essere calorosi e noi vogliamo ricambiare, sempre.

velvet_inter02Nella scelta di sfruttare le possibilità di interazione del web 2.0, vi siete ritrovati in prima persona a contatto con chi vi ascolta. Avete ascoltato opinioni sul vostro lavoro, come avete trovato il pubblico? Mi spiego meglio: il vostro disco è fortemente critico e a tratti negativo. Chi vi ascolta è d’accordo con voi, ha raccolto i vostri input?
Mi ricollego alla risposta precedente: chi ci ascolta è gente esattamente come noi. Non vendiamo realtà edulcorate e neanche noia adolescenziale per adolescenti, facciamo dischi che piacerebbe ascoltare a noi per primi. Chi si ritrova in quel preciso momento storico a pensarla come noi diventa nostro fan, chi cerca altro trova altro. I nostri vecchi discografici hanno tentato per anni di farci cambiare idea, probabilmente avremmo venduto più dischi ma non ci lamentiamo. Sono più di dieci anni che viviamo facendo musica, abbiamo suonato ovunque, dal più piccolo club al Live8, direi che non ci possiamo lamentare.

La vostra collaborazione con Beatrice Antolini sembra molto proficua e ricca, in senso biunivoco: non solo lei collabora ai vostri brani, ma anche voi vi siete messi in gioco producendo la sua Venetian Hautboy (inserita ne Il paese è reale).  Come si sono incontrati i vostri mondi e come convivono le vostre diversità?
Noi amiamo Beatrice Antolini, artisticamente e ormai anche umanamente. Abbiamo uno studio di ottimo livello dove produciamo le nostre cose ma anche dischi di band più o meno affermate, abbiamo idee ed esperienza che vogliamo mettere a disposizione di chi ne ha voglia. Abbiamo proposto a Beatrice di provare a fare una cosa insieme e infatti abbiamo prodotto insieme a lei Venetian HautBoy, non è escluso che in futuro torneremo a lavorare insieme. Lei è l’eccesso e noi siamo quelli che la contengono, mi dispiace soltanto che disperda molte delle sue energie su cose delle quali non dovrebbe occuparsi, ma indubbiamente è un’artista incredibile. Per quanto possiamo cerchiamo di sostenerla.

Rimaniamo in argomento, parlando di Confusion is best. Un brano “anomalo” che prosegue nella scia del vostro cambiamento e della voglia di sperimentare. In una recente intervista hai affermato che ti è molto piaciuto come in questa canzone emergano nettamente le differenze di approccio fra voi e Beatrice, a partire dal modo di cantare. Ci racconti, dunque, come si è sviluppato questo brano?
Tornati da Torino eravamo in piena fase Electro, quindi ci siamo messi a sperimentare un po’ di taglia e cuci elettronico con l’idea di tirare fuori una canzone che magari non avremmo neanche mai suonato dal vivo… invece man mano che ci lavoravamo sopra ci siamo resi conto che Confusion Is Best aveva tutte le caratteristiche di una possibile piccola hit, quindi abbiamo deciso di pubblicarla e di farne un video insieme ai ragazzi di RedRum. E, come tutte le cose che si fanno seguendo l’istinto, alla fine sta andando benissimo.
Come suo solito Beatrice invece di una traccia di voce ne ha fatte 20. E noi come al solito ci siamo trovati a dover condensare la sua esuberanza! Scherzo, in verità la sua interpretazione soul ha dato al brano una prospettiva alla quale non avevamo pensato!

Beatrice, ma anche Cor Veleno e Gatto Ciliegia, sono gli ospiti dell’edizione speciale in vinile di NLDCA. Com’è nata l’idea di questa pubblicazione particolare?
Sempre per la voglia di provare a fare qualcosa di particolare per chi ci segue con particolare affetto e passione. Un’edizione limitata in vinile che vendiamo solo ai concerti con una differente tracklist rispetto all’edizione in cd.
Siamo anche degli incalliti acquirenti di dischi e abbiamo sempre apprezzato le limited edition dei nostri artisti preferiti!

Un progetto importante che state curando è la vostra etichetta, Cosecomuni: l’obiettivo non è solo quello di produrre i vostri stessi dischi, giusto?
Abbiamo anche un’etichetta, ma Cosecomuni è un po’ il nostro quartier generale, uno studio di registrazione, una società editoriale e anche un’etichetta appunto.
Stiamo producendo diversi dischi di diverse band e non solo, in questi giorni abbiamo anche prodotto un brano per il nuovo disco di Edoardo Bennato che non è proprio un emergente!
Per il momento siamo contenti di come vanno le cose, a parte il fatto che tra i progetti dei Velvet e lo studio non riusciamo più a fare altro, ma va bene così… ci mancherebbe altro!

velvet_inter03Questo periodo è ricco di attività: è stata pubblicata la vostra biografia, siete in procinto di riprendere il tour che vi vede impegnati già da alcuni mesi e soprattutto avete in cantiere un The best. Visto il cambiamento che abbiamo sperimentato nel vostro sound, cosa ci dobbiamo aspettare da questo disco?
E’ stato davvero un anno pieno di novità, molto faticoso perché abbiamo fatto tutto noi e Metatron, che è il nostro management veramente soddisfacente.
In questi giorni stiamo mixando il Best Of sempre in Casasonica e direi che dovrete aspettarvi altri cambiamenti, abbiamo registrato alcuni brani nuovi ma soprattutto nuove versioni di brani presi da tutti i nostri dischi con l’idea di trattarli come se fossero stati tutti scritti per un disco del 2010.
Certo, inevitabilmente quando facciamo ascoltare Funzioni Primarie o Dovevo dirti molte cose in una versione diversa la prima reazione è sempre di sorpresa, ma sono sicuro che è venuto fuori un grande disco.
Ancora un po’ di pazienza e lo potrete ascoltare tutti!

I Nuovi Emergenti – Preview

Confusion is best – Video

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