Guardali, tutti questi pazzi che corrono accanto a noi. Un mondo che corre, smarrendo ogni coscienza, ogni memoria, ogni apertura all’altro. Individualismo, egoismo, difese. Perimetri d’azione delimitati dalle finte sicurezze di una vita mediocre e vorace, senza profondità. Ignoranza. Questo il ritratto di una società alla deriva che Giuliano Dottori delinea in Inno nazionale del mio isolato, secondo singolo estratto da Temporali e rivoluzioni (Via Audio Records, 2009). L’intimismo, che ha caratterizzato la scrittura del cantautore milanese sin dagli esordi, si spinge oltre e lancia uno sguardo disincantato e sarcastico al Fuori. Il risultato è una bella canzone che gode di un testo e di una struttura sonora accattivanti. Il videoclip che l’accompagna, firmato dalla regia di Valentina Villa, ne esalta il senso in chiave leggera e ironica. Di questo e non solo abbiamo parlato con Dottori, a qualche mese di distanza dall’uscita di un disco importante e maturo che ne ha confermato il talento e la delicatezza (Partenze coincidenze è in streaming autorizzato; foto 1-2 di V.Villa, foto 3 di B. Asnaghi).
Inno nazionale del mio isolato è il secondo singolo estratto da Temporali e rivoluzioni. Perché hai scelto questo brano?
Mi è parso sin da subito un brano “forte”, nel testo, per la tematica che tratta ovviamente, ma anche nella musica, per il gancio melodico del ritornello. È un brano indubbiamente pop, ma ha in sé diversi elementi stranianti: le battute dispari nelle strofe, o certi passaggi lirici violenti, inseriti in un contesto scanzonato e leggero.
Il sarcasmo del testo è preannunciato dal titolo ossimorico. Il risultato svela una profonda amarezza…
È uno dei pochi casi in cui è nato il titolo prima della canzone. L’amarezza è reale, riguarda il mio modo di vedere da che parte sta andando il mondo, la chiusura mentale, l’ignoranza profonda e inconsapevole della maggioranza delle persone.
Il testo mi ha fatto pensare alle opere di Eduard Hopper: le forme umane sono immerse nella solitudine, nella tristezza, nell’alienzaione, nell’incomunicabilità e il silenzio delinea il senso di un’attesa, che rende sospesa ogni soluzione. Tu cosa ti aspetti? C’è soluzione?
Questa canzone parla fondamentalmente di ignoranza, nel senso etimologico. Io ignoro. Io non ti guardo. Per me puoi anche non esistere. All’ignoranza dilagante, oggi, non vedo soluzione. Anche perché in Italia e nel mondo, come ti dicevo, si va da tutt’altra parte.
Come si colloca Inno nazionale del mio isolato rispetto all’intero disco? Mi riferisco sia alle scelte di sound che di contenuto.
È un brano senza dubbio centrale, non a caso è la traccia numero 6, a metà disco. Dal punto di vista del sound è una canzone che ha incarnato sin da subito, sin dalle prime discussioni con Giovanni Ferrario (produttore dell’album), l’approccio sixties che poi ha avuto l’intero lavoro: l’uso del mellotron, i suoni di chitarra elettrica molto asciutti, le aperture dei cori.
Per questo singolo è stato girato un videoclip. Dalla campana di vetro finisci in una scatola da cui alcuni personaggi “allegri” ti spiano. Spiegami il senso del video rispetto alla canzone…
Il video è stato ideato, organizzato e diretto da Valentina Villa. Dunque non sono la persona giusta per parlare del senso del video rispetto alla canzone. So solo che mi fido di lei, come degli altri collaboratori (il fonico Antonio Cupertino, l’art director Roberta BiRò Maddalena, giusto per citarne due). Le ho detto: hai un’idea? Ok, facciamola…
Nel video hai un doppio ruolo. C’è un significato particolare?
Ovviamente mi è piaciuto molto il ruolo del “nerd”, più che altro perché l’ho vissuto soprattutto come un piccolo omaggio al Kurt Cobain di In Bloom. L’altra parte, quella diciamo “normale”, è stata piuttosta noiosa. Sai, fare il playback del brano per venti volte di fila non è il massimo della vita! La parte del nerd è stata divertente più che altro perché abbiamo passato una giornata al Cicco Simonetta, un piccolo e carinissimo circolo Arci a Milano, insieme ai miei musicisti, i miei discografici (che hanno recitato in prima persona nel video), gli altri attori e alcuni amici. Ci siamo divertiti davvero molto e verso sera ci siamo ritrovati a ballare, un po’ brilli, stanchi ma contenti.
Per le soluzioni di regia c’è stata totale libertà oppure hai dato degli input, dei rimandi cinematografici?
Diciamo che data per assodata l’assoluta libertà, quando ho capito di che mood si stava parlando, mi sono permesso di citare due o tre film.
Tra gli attori… due dei tuoi musicisti!
Sì. Ci siamo divertiti un mondo. Come sai andare in tour insieme significa vivere in un mondo parallelo, avere una seconda famiglia con cui condividere i viaggi, l’adrenalina e tutto il resto. C’è un bel legame tra noi e mi è piaciuta molto la disponibilità con cui Marco Ferrara e Mauro Sansone si sono prestati alla macchina da presa. Con esiti per altro molto positivi secondo me!
Due videoclip finora. Quanto conta dare un’immagine alla propria musica? E l’immagine deve obbedire ad un criterio di aderenza alla sostanza interiore oppure può anche essere semplice costruzione a tavolino? Mi spiego: l’immagine di un artista può essere anche opposta alla natura della sua musica? Tu, cosa preferisci?
Uno dei più grossi insegnamenti di Giovanni Ferrario è stato l’imparare a lavorare per contrasto, soprattutto quando dici delle cose di un certo “peso”. Bisogna avere l’intelligenza per capire che a volte un messaggio denso si veicola meglio attraverso un canale fluido, leggero. La mia musica non è propriamente leggera, però credo che presentare me stesso in modo troppo malinconico o serioso sia un errore.
Cosa pensi del mondo dei videoclip? Mi riferisco sia al sistema indie che a quello mainstream, perché cambiano le proporzioni e i mezzi in gioco… non del tutto le logiche e gli interessi.
Fare un video oggi è del tutto superlfluo. La realtà delle tv musicali è deprimente (non sono nostalgico di natura, ma ogni tanto penso con rimpianto alla vecchia Videomusic), con un target di pubblico sempre più adolescenziale. Lì il problema non è tanto che non si passa, quanto che se anche passasse, un brano come l’Inno nazionale non verrebbe capito, parla proprio un’altra lingua. Quindi, ok, c’è Internet, c’è Youtube. Il video aggiunge qualcosina alla tua visibilità, ma non sposta più granché.
Soddisfatto dei risultati di Temporali e rivoluzioni?
Sono contento. Via Audio Records ha fatto un ottimo lavoro e già questo è importante, soprattutto di questi tempi. Intendo dire, trovare persone appassionate che non perdono tempo a lamentarsi ma si buttano a capofitto nel lavoro, cercando di ottenere il massimo. Ho girato parecchio. Quaranta e più date in quattro mesi, e ancora non è finita. L’unico rammarico sono state tre, quattro recensioni estremamente superficiali. La migliore in questa triste classifica di incopetenza musicale, tanto che è riuscita a strapparmi un sorriso, è quella in cui Alibi (canzone del disco precedente) veniva citata come momento migliore dell’album… caro non-giornalista, hai recensito il mio disco ascoltando il player di MySpace per caso?
Partenze coincidenze è il brano che ci concedi in streaming. Come lo racconteresti?
Una canzone facile facile, musicalmente. Pochissimi elementi, un arrangiamento molto minimale. E un testo che nascone una lama sottile con cui ci si può tagliare con facilità.
Sta continuando la tua collaborazione con gli Amor Fou. Come va?
Molto bene. È notizia recente il nostro passaggio su una major, la Emi. Siamo molto carichi. Ci sono stati molti cambiamenti negli ultimi mesi, ed ora abbiamo finalmente trovato un assetto stabile, come formazione, un manager, un’etichetta prestigiosa, un booking rilevante. Diciamo che sulla carta gli elementi ci sono tutti. E il nuovo disco è davvero molto bello, pieno di potenzialità. Esce il 4 maggio. E siamo tutti pronti a buttarci!
Raccontami i tuoi progetti da produttore…
Come sai è una cosa che amo, forse il ruolo che più mi piace, perché più aperto, più creativo. Al momento sto lavorando al disco d’esordio di Lucia Manca, una giovane cantautrice salentina. È un lavoro molto divertente, pieno di belle canzoni e di idee. Credo daremo vita a un bel progetto.
Vale sempre la pena… la Musica?
Se non ne valesse la pena mi sarei trovato un lavoro serio dieci anni fa.