“Ché l’essere cucinato non è triste, triste è il pensare d’esser cucinato” (Guido Gozzano, La Differenza). Non è gesto di conforto, Una risata ci seppellirà. Se cercate sollievo, argini di fuga, tepori primaverili, non è qui che dovete posarvi. Non è luogo di benedizioni, questa regione d’afa e voli davvero poco pindarici: qui non si gioca alle carte del bello seduti comodamente al tavolino dei però. Questo disco accade come dovrebbe accadere l’ostinazione: in una mano il fastidio, nell’altra il desiderio, ad occhi bene aperti, curiosi di una qualche Verità, per quanto l’abbiano sporcata gli sprechi d’anima e il decadere del concetto di rispetto a cecità. Elettrico, impavido, sarcastico, innamorato dell’atto d’amore, quello primitivo delle pelli-storia, della memoria allacciata alle caviglie dell’emozione nuda e cruda, tragicomico e leale: i Guignol dimenticano le buone maniere dei sordi di spirito e scrivono, raccontano dieci storie di vissuti in bilico, solidissimi e sgangherati, corpi appesi all’uncino del respiro con il coraggio impavido delle rivoluzioni quotidiane, quelle condotte a suon di sberleffi avverso il niente in cui ci hanno mutato il pane. Tagliente ed accurato, puro vigore rock’n’roll, Una risata ci seppellirà tende il proprio diaframma blues a restituirci fiato pop, anidride garage, molecole post-punk: d’autore e di costole, di particolare onestà intellettuale ed emotiva, opera terza che ancora una volta porta il marchio di una coerenza che insieme libera e condanna. Ci si indigna, qui. Ci si indigna e si ride, di quelle risate amare, ingombranti, che acconciano la nuca alla pochezza, rivisitano certi bisogni della fede, additano la mestizia fradicia degli orticelli. Ci si ubriaca e si sbatte la lingua sul palato di una furia umanissima, che vede ed osa dirlo, che ingoia ed ha l’urgenza di sputare, che non chiede rivincite ma rispetto, che non può davvero credere nella beatitudine degli ultimi avendo imparato a conoscere i primi. La montagna, Il paradosso, Dodici marmocchi, L’incendiario: ridono di te e con te, di loro e contro di loro. Ridono e c’è davvero poco da fare: la sensazione è quella forte di un nodo che, di passo in passo, lasciato lì a marcire, non sciolto, finirebbe per ridurti complice della mediocrità che vai condannando. “Polli in batteria […] Nella fattoria, intravedono la via, ma alla fine preferiscono aspettare, aspettare di crescere e ingrassare / Incapaci a correr via, che vorrebbero persino protestare, ma alla fine riescono solo a pigolare” (Polli in batteria), ci cantano e ci suonano i Guignol. “Cari, cari polli di allevamento che odiate ormai per frustrazione e non per scelta” (Polli di allevamento), ci scriveva e ci cantava Giorgio Gaber, ed era il 1978, e sembra tutto così dannatamente Oggi, così prepotentemente Noi. C’è da dire grazie, qui: per l’ostinazione e il coraggio di essere qualcosa di scomodo ed onesto; per i camei di voci e strumenti (Cesare Basile, Amaury Cambuzat, Davide Gammon,Francesco Campanozzi); per la freschezza, nonostante tutto; per la presenza e la memoria, in un quando che davvero osa raramente, in un dove che davvero è solo periferie lasciate al degrado.
Credits
Label: CasaMedusa/AtelierSonique – 2010
Line-up: Pierfrancesco Adduce (testi, voce, chitarra) – Fabio Gallarati (chitarre elettriche, cori, rumori) – Giulio Sagone (basso, cori) – Alberto De Marinis (organo, sinth, farfisa, cori) – Stefano Caldonazzo (batteria, percussioni, cori, rumori); con la partecipazione di: Cesare Basile (voce e ukulele, track 7), Amaury Cambuzat (chitarra, track 10), Davide Gammon (armonica, track 6), Francesco Campanozzi (chitarra, track 1,2,5; tamburello, track 5,9; metallofono e diamonica, track 7; farfisa, track 3), Paolo Perego (cori, track 5; vox populi, track 8), Maddy Squillace (voce presentatrice; voce femminile track 3; cori track 5); produzione artistica di Francesco Campanozzi, Paolo Perego e Guignol; produzione esecutiva: CasaMedusa, Guignol, Atelier Sonique
Tracklist:
- Cristo è annegato nel Po
- La montagna
- Il sonno ritrovato
- Farfalla
- Il paradosso
- Dall’altra parte
- 12 marmocchi
- Polli in batteria
- Il turno
- L’incendiario
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