Ci sono gruppi che in patria sono quasi profeti, ma fuori dai loro confini, per qualche strana congettura astrale, non riescono ad avere il successo che si meritano. E’ questo il caso degli svedesi Bear Quartet, che festeggiano vent’anni di carriera con un album che è un po’ un collage di tutto quello che hanno fatto. In Svezia sono idoli, da noi (come accade con la maggior parte della musica che merita) sono quasi ignorati. Dal 1989 al 2009, la band ha sfornato quindici album e altrettanti ep e 89 è un sunto di tutto questo. 89 non è una raccolta di successi (è stato registrato in cinque giorni), ma bensì un vero e proprio esercizio di stile. La band sfodera tutta la sua esperienza, passando in rassegna un po’ tutti i generi che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio musicale. Si parte con il rock tutto chitarre e incalzare di batteria del brano d’apertura, Halmet. C’è l’afrobeat di Millions, il rock anni ’80 di Sweet beef. Ci sono la pop-wave (Northern), il gothic-rock, le ballate con quel pizzico di etnico che condisce il tutto con spezie dal sapore retrò (On the map). Ci sono le tastiere che inventano riff che sanno di fine anni ’70, come nel brano Reanimation of the dead sea, ma a vincere sui sintetizzatori è sempre il rock. Nell’album 89 trovano spazio anche le atmosfere eteree di Carry your weight, brano reso incantevole dall’uso delicato della voce. A farla da padrone è la musica, suonata con maestria accattivante. 89 è un album vario, che fa rivivere vent’anni di musica, dimostrando l’esperienza e le capacità dei Bear Quartet.
Credits
Label: Adrian Recordings – 2009
Line-up: Mattias Alkberg (voce, chitarre) – Jari Haapalainen (chitarre) – Peter Nuottaniemi (basso) – Jejo Perkovic (batteria) – Calle Olsson (tastiere)
Tracklist:
- Halmet
- Millions
- Sweet beef
- Least loved (of the unloved)
- I am your sister
- On the map
- I was a weapon
- Reanimation of the dead sea
- Carry your weight
- Northern
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