Indie rock con testi intesi e pieni di ritmo che li avvicinano ai cantautori. Un sax e un flauto traverso a dare quel valore aggiunto che li caratterizza. Questi sono i Brahaman, cinque musicisti che hanno la sede a Milano e il cuore in Sicilia. Hanno riscosso un ottimo successo, grazie anche alla partecipazione all’I-Tim Tour, all’Arezzo Wave, al Rock Tv Tour, al Rock Targato Italia e nel 2006 vengono premiati al M.E.I. di Faenza come miglior demo dell’anno. Hanno appena pubblicato il loro ep Dieci Lire: quattro brani che fanno da preludio al loro album in lavorazione. Lost Highways ha cercato di scoprire da dove vengono i Brahaman e dove sperano di arrivare attraverso quattro chiacchiere con Massimo Martulli e Adriano Aricò, rispettivamente chitarra e voce della band. (Dieci lire ep è in streaming autorizzato; foto di Alessandra Di Gregorio)
Partiamo dall’inizio: come, dove e perché i Brahaman? Raccontateci un po’ la vostra storia…
Max: Adriano fonda i Brahaman a Palermo, sua città d’origine, con i quali inizia a comporre musica a cavallo tra il rock e l’elettronica. Registrano una demo e riscuotono subito un sincero successo in città. I numerosi live e la voglia di fare di più spingono Adriano ed un altro ex componente della band a trasferirsi a Milano, capoluogo delle etichette indipendenti e delle major. E’ qui che incontrano me e gli altri attuali membri. Iniziamo la registrazione di un album che non verrà mai pubblicato a causa della chiusura dell’etichetta che ci produceva all’epoca. La batosta emotiva servirà poi ad alimentare la nostra voglia di fare di più, di creare nuova musica e di esplorare nuove sonorità. Alcuni componenti lasciano il progetto, ma ne arrivano altri con i quali fondiamo le rispettive esperienze ed influenze per dare vita a questo nuovo Ep, Dieci lire.
Dieci Lire. Un titolo che sa di ricordi, di passato, di cose ritrovate per caso nel fondo delle tasche. Da dove nasce il titolo del vostro ep?
Adriano: Nasce dal caso. Max trovò dieci lire dentro un bicchiere mentre stava bevendo: questo fatto ci ha divertito e ispirato a tal punto da volergli dare un significato più profondo. Le dieci lire rappresentano un mondo dimenticato e ormai senza valore e noi, che siamo dei nostalgici cronici, abbiamo voluto dare spazio a tutto ciò che oggi rischia di essere dimenticato. Pezzi come Andrea, dedicato ad Andrea Pazienza, Cosmonauta e anche Marta, che ora è? sposano tutti l’esigenza del ricordo.
La vostra musica sta a metà tra indie-rock e cantautorato. Quali sono gli ascolti che hanno influenzato di più il sound dei Brahaman?
Max: Penso che il sound e l’originalità che ora ha la band è frutto delle svariate influenze di ognuno di noi! Veniamo da ascolti diversi, generi diversi e quindi mettendo tutto nel frullatore ecco cosa ne è uscito!
Andrea è un brano dedicato al fumettista Andrea Pazienza. Ci puoi raccontare da dove è nata l’idea per questo testo? Perché avete scelto proprio Pazienza?
Adriano: Andrea Pazienza è una figura che non ho mai messo a fuoco, ma mi ha sempre accompagnato nel corso della mia vita. E’ un artista indiscusso, ma che rischia di essere dimenticato prima ancora che si arrivi a conoscerlo. Cosi ho provato ad immaginare la sua vita, attraverso brevi attimi, e ho pensato a me, a tutta la passione che mi avvicina a lui e alla sua irrefrenabile voglia di esprimersi.
Max: è stato davvero entusiasmante musicare il testo di questa canzone! E’ stata la scintilla che ha acceso il fuoco di Dieci lire.
I testi dei Brahaman creano suggestioni, sono intensi, sofferti. Da dove prendete spunto per scriverli?
Adriano: Direi quasi che si scrivono da soli, come un romanzo verista! Bhè, in fondo nascono dalla percezione del nostro vissuto. Altro non sono che pensieri e stati d’animo.
Milano entra spesso nei dischi di artisti milanesi, sia di nascita che di adozione come voi: sto pensando agli Afterhours, alla vostra Disco Milano. Che cosa ha Milano di così particolare da renderla una sorta di musa ispiratrice?
Max: Due membri della band ci sono nati, gli altri l’hanno scoperta poco alla volta. Penso che, quando si ha a che fare con questa forma d’arte che è la musica, la città in cui vivi, poco alla volta, si insinui nei tuoi testi, nella durezza della tua musica, nella costante malinconia che ha dentro sè Milano. Noi abbiamo comunque voluto ringraziare a modo nostro la nostra città, immaginandola come una gigantesca discoteca nella quale milioni di persone si danno da fare a ritmi frenetici per dare un senso alla propria esistenza. La cosa strana è che l’ho scritta lontano da Milano! Evidentemente mi manca quando non ci sono! Più musa di cosi’!
State cercando di creare un percorso di viral video art, inaugurato con la pubblicazione dei videoclip animati Andrea (disegni, animazioni e regia di Adriano Aricò, n.d.r.) e Cosmonauta. Parlaci un po’ di questo progetto…
Adriano: Il web oggi è l’unico canale mediatico ancora libero da certi meccanismi e, soprattutto, è facile e non costa nulla. Attraverso questo mezzo abbiamo voluto onorare Andrea Pazienza con un primo video illustrato. Da li è nato un vero percorso virale che sicuramente continueremo ad utilizzare prima di diventare ricchi e famosi!
Avete avuto l’occasione di aprire i concerti di grandi nomi del panorama indie italiano come Afterhours, 99 Posse, Extrema. Se foste produttori, su quali band tra quelle che stanno cercando di emergere puntereste maggiormente?
Max: C’è tantissima musica di qualità in questo momento in Italia. Il problema è che i produttori e le etichette discografiche pensano di più al fatturato e alla musica “d’intrattenimento” che a dar visibilità alla qualità e all’originalità. Per quel che riguarda il mio personalissimo gusto in questo momento mi piacciono molto i Calibro35, Criminal Jokers, Aucan, Bigammadre, Arm on Stage, Verardi/Ancona e Atletico Defina (e molti altri ancora).
E tra chi è già emerso? Facciamo il gioco della torre: chi buttereste giù e chi salvereste?
Max: Ne salverei pochi e ne butterei giù molti! Soprattutto le band molto sopravvalutate e sovraeccitate che vanno avanti solo perché appartengono ad una certa lobby dell’indipendenza musicale! Che per altro è già morta da un pezzo. Dai, comunque i nomi che ho scritto alla domanda precedente li salverei tutti! Ovvio! Ma ci sono anche ottimi musicisti che adoro singolarmente e che fanno però un genere che io non amo!
Avete un gruppo di fans molto attivo, che vi sostiene anche attraverso il web. Cosa ne pensate dei social network? Pensate che possano avere un ruolo importante nella diffusione della musica o che contribuiscano semplicemente a diffondere la cultura dell’usa e getta?
Max: Il web e i social network stanno sostituendo le etichette discografiche e i promoter. Pensa cosa vuol dire per una band come noi avere più di mille visualizzazioni di uno dei nostri video in soli quindici giorni! Tre o quattro anni fa era un risultato impensabile per un emergente! Certo, è anche vero che il web è un mostro che può anche risucchiarti per sempre! Penso che dipenda sempre dal valore della tua arte e del messaggio che arriva alla gente.
Avremo la possibilità di vedere i Brahaman su qualche palco in giro per l’Italia?
Max: In questo momento stiamo per entrare in studio di registrazione per il nuovo album. Molto probabilmente avremo qualche data nei prossimi mesi estivi che pubblicheremo sui nostri spazi web.
Concludiamo con una sfida: datemi almeno cinque ottimi motivi per ascoltare i Brahaman!
Max: Questa è la domanda più difficile di tutte! È difficile darsi delle lodi, almeno per me! Comunque ci provo. Vediamo… 1- siamo simpatici, 2 – siamo educati, 3 – siamo ecologici, 4 – siamo ottimi amici, 5 – senza musica non possiamo vivere!