“L’ultima immagine di lui fu come la prima. Un giovane che dormiva ammantato di luce, che riapriva gli occhi con il sorriso di chi aveva riconosciuto colei che mai gli era stata sconosciuta”. (p.279).
A ventun anni di distanza dalla scomparsa di Robert Mapplethorpe, geniale e controverso artista che ha cambiato i canoni della fotografia moderna, Patti Smith mantiene la promessa fatta all’amico di una vita e racconta in un libro la loro incredibile storia. Just Kids è il primo libro in prosa di Patti Smith, finora dedita alla poesia. Non solo una biografia, non solo un romanzo, questo libro è una sintesi lucida ed emozionata al contempo, il bilancio di tanti anni di vita in cui due personalità sono esistite come una, crescendo insieme nel privato e vivendo insieme nell’arte.
Sono così tanti gli elementi che uniscono Patti Smith e Robert Mapplethorpe che viene difficile credere che siano solo coincidenze. Nati nello stesso freddo inverno del 1946, a poco più di un mese di distanza, si incontreranno a New York nel 1967, entrambi ricchi solo di ambizioni e curiosità. Per coincidenza si conoscono quando lei, in fuga dalla vita operaia della provincia americana, capita nell’appartamento di lui mentre cerca ospitalità presso alcuni amici. Robert Mapplethorpe allora è solo un giovane ragazzo che dorme su un letto sgangherato, con i capelli arruffati e splendidi occhi verdi, mentre Patti Smith è una ragazza confusa, innamorata della poesia e dei poeti, desiderosa di diventare una poetessa e ancora inconsapevole del potere della propria voce.
Insieme, Patti e Robert supereranno inverni freddi, fame e mancanza di denaro. Insieme cresceranno artisticamente, divenendo ognuno musa ed artista dell’altro, supportandosi e arricchendosi a vicenda. Robert è la prima persona a dire a Patti Smith quanto sia bello ascoltare la sua voce, mentre lei gli canta le canzoni della Piaf per farlo addormentare; Patti sarà la prima a dire a Robert Mapplethorpe che le fotografie per le sue complesse installazioni farebbe meglio a scattarsele da solo, mettendogli in mano la Polaroid con cui comincerà la sua incredibile esplorazione artistica.
Un minuscolo monolocale a Brooklyn, le leggendarie stanze del Chelsea Hotel, il loft in cui vivono senza riscaldamento ma immersi nelle loro opere d’arte, le strade di New York, la Factory di Warhol, l’Electric Lady studio di Hendrix.. e ancora Coney Island, Parigi, Los Angeles: in questo libro trovano spazio tutti i luoghi che hanno segnato il sodalizio e l’amore tra Patti e Robert. In queste pagine si susseguono incontri eccitanti ed aneddoti quasi incredibili che dipingono perfettamente il fermento culturale degli anni Sessanta e Settanta e svelano da un nuovo punto di vista la genesi di arti cui tutt’oggi siamo ancora legati. C’è da perdersi nelle notti di New York, in camere d’albergo con Janis Joplin o sugli scalini di un palazzo a parlare con Jimi Hendrix, a mangiare un panino con Allen Ginsberg o ad assistere al concerto di una nuova rock band, i Velvet Underground.
Patti Smith svela molto di se stessa e di Robert, disegna senza censure la cifra del loro amarsi, del loro non volersi separare. Racconta il dolore di entrambi alla sopraggiunta consapevolezza che il loro amore fisico non poteva convivere con l’omosessualità di lui, la difficoltà iniziale nel trovare una nuova forma per il loro stare insieme e la felicità di ritrovarsi ancora uniti, insieme ai nuovi compagni delle rispettive vite.
Una sincerità spiazzante e uno stile diretto in queste pagine: non c’è desiderio di romanzare la realtà né tantomeno di mitizzare i personaggi. C’è solo pura verità, nel bene e nel male. Su tutto, però, un estremo rispetto per le persone e per le intimità di ognuno. Niente dettagli morbosi né gratuito voyeurismo: come sempre Patti Smith sa mantenere, con grande dignità, uno spazio per il suo privato e per i momenti che devono, assolutamente, rimanere personali.
Pur senza mai valicare questi precisi confini, Patti Smith condivide con estrema umiltà un pezzo fondamentale della sua vita, offrendosi ai lettori con misura e semplicità. Parole che offrono una prospettiva diversa sulla sua arte e sul suo vissuto, così come aiutano a comprendere più a fondo l’esperienza artistica di Mapplethorpe, dagli esordi alla gloria.
Just Kids è un’opera imprescindibile per gli amanti della sacerdotessa maudite e per gli appassionati della fotografia estrema di Robert Mapplethorpe, ma una lettura folgorante anche per chi ancora non li ha conosciuti a fondo. Una scrittura pura, decisa, senza intermediazione alcuna. Francamente, secondo me, un capolavoro. Il grande regalo a Robert, a se stessa e a tutti noi, da parte di un’artista unica che prima di tutto è semplicemente una donna normale.
“Qualche giorno più tardi Robert mi fotografò con indosso la giacca da aviatore di Fred per la copertina del nostro singolo People have the power. Quando Fred vide la fotografia disse: ‘Non so come ci riesce, ma in tutte le sue fotografie tu sembri lui'”. (p. 287)
Patti Smith – Just Kids (Edito in Italia da Feltrinelli, Giugno 2010; Traduzione di Alessandro Mari; Foto di copertina: Patti Smith e Robert Mapplethorpe, Coney Island Boardwalk, 1 Settembre 1969. Courtesy of Patti Smith)