La musica ha il potere di illuderci: ci fa credere che siamo noi a scegliere, ma in realtà è lei che ci viene a cercare, sa quando ne abbiamo bisogno. E quando in una serata afosa, in un parco di un paesino disperso nella campagna bolognese ti arriva un pugno alla bocca dello stomaco, di quelli che non fanno male, ma ti danno la scossa necessaria per tornare a respirare, ti rendi conto che finalmente ti senti viva. Sant’Agata Bolognese, paesotto noto perché sede della Lamborghini, per una sera prende vita, si colora di note che sanno di adrenalina e rock allo stato puro: gli Afterhours stanno per salire sul palco del Sonica Bassa Music Fest. Il parco della Mezzaluna è invaso da bancarelle e in mezzo un palco.
Stasera su quel palco ci sarà anche Xavier Iriondo, alfiere di un bel pezzo di storia della band milanese. La domanda è: rimarrà? Magari sì. Questa line up dimostra come si possa afferrare il passato e farne nuova prospettiva.
L’attesa è alta e l’eccitazione inizia a crescere con lo scorrere dei minuti. Tutto ha inizio. Le note di Punto G arrivano dirompenti: gli Afterhours chiariscono da subito che stasera si suona ROCK, di quello vero! La band è perfetta: il look sembra riportarli indietro di un decennio, l’attitudine è quella di chi sa che può spaccare il mondo. Scordatevi la pacatezza del tour teatrale, scordatevi le incursioni pop degli ultimi album: Agnelli e soci suonano più arrabbiati che mai! E il look la dice tutta: dark e estremo! “Inocula il mio germe!”: i Germi degli Afterhours si spargono nell’aria infettando il pubblico, che quando Agnelli lo ammonisce da quel palco con Siete proprio dei pulcini risponde esplodendo tutta l’energia che ha dentro. “Verrò come un rapace a mutilare la pace dentro nel tuo cuore“: gli artigli delle chitarre del trio Agnelli/Iriondo/Ciccarelli fanno a brandelli gli stilemi che i media tradizionali raccontano e che i pochi nomi del successo misurato con i soldi ingrassano, la musica suonata e grintosa è un’altra cosa. E’ sudore, convinzione, elettricità emozionale. Posso avere il tuo deserto, E’ solo febbre, Varanasi Baby si portano via un pezzo dei 5000 cuori che stanno battendo davanti a quei sei musicisti che gli stanno sputando addosso gocce incandescenti di rock. Seguendo La sottile linea bianca, con quell’assolo che ti stravolge, Agnelli sta portando il pubblico alla deriva. L’archetto di D’Erasmo lancia stilettate che colpiscono lo stomaco e lo rivoltano. Xavier Iriondo è impeccabile, carismatico, ipnotico. Mancava. Giorgio Prette picchia le pelli con una forza ritrovata e con Roberto Dell’Era tesse la trama sulla quale si snodano le note di un concerto impeccabile. “Tra piccole iene solo se conviene“: conviene stare sotto quel palco e chi si è perso, chi non è arrivato a Sant’Agata Bolognese ha mancato una grande lezione di stile. Pochi istanti nella lavatrice, Tarantella all’inazione, alcuni pezzi degli Afterhours di oggi per poi tornare indietro nel tempo con Agnelli: Dea, Simbiosi e Veleno sono morsi. Chi pensava che ormai gli Afterhours fossero invecchiati, che Agnelli e soci non fossero più in grado di essere arrabbiati, che si stessero adeguando deve ricredersi. Stasera non sta andando in scena semplicemente un concerto, stasera sta andando in scena la perfezione. Il paese è reale per sottolineare che “Abbiamo vinto un festival grazie a voi“, e via in una Male di miele da cardiopalmo. Sulle labbra e Ritorno a casa portano verso la prima pausa. Il pubblico li rivuole sul palco e loro lo accontentano. Il tempo per una cover (The letter dei Box Top di Alex Chilton) L’Estate e Televisione. La band lascia nuovamente il palco per poi farvi ritorno dopo pochi minuti per un’ultima, devastante tranche. Strategie, Bungee Jumping e il k.o. de Il sangue di Giuda.
Gli Afterhours salutano, ringraziano e lasciano il palco dopo quasi due ore di musica devastante. Hanno tirato fuori tutta la loro cattiveria, tutta la rabbia. Hanno dimostrato che in Italia c’è ancora chi crede in quello che fa, chi è capace di rinnovarsi ogni volta. Il rock non è mai morto. E gli Afterhours sanno tenerlo bene in vita. (Foto di Alessandra Di Gregorio; Lost Gallery)