L’ispirazione segue percorsi oscuri. Insondabili. Originati dal punto zero della sensibilità. Sempre unica, esclusiva. Reticolo magnetico tessuto da ricordi di immagini, sapori, suoni, odori, tocchi. Scivola per dire, mai in modo uguale. Mai. L’ispirazione è una storia. Di un nome. Di un vissuto. Di un impalpabile esserci che inventa la melodia dell’assenza-presenza. Enrico Falbo fa musica. La cerca nei boschi, nel rumore dell’acqua di fiume, nelle venature delle foglie, nel sole che attraversa i dedali dei rami, tra le fate e gli elfi. Immagina, così forte, così intimamente da farne pezzi di reale visione. Perché a questo aspira con le note: vedere ciò che si ignora. Enrico s’addentra in quello che definisce folk ancestrale. Torna al piacere della composizione, prima di tutto. E osa un progetto solista e autoprodotto che miri all’esperienza di un ascolto in solitaria. L’abbiamo incontrato per capire meglio i suoi Canti Silvani, che verranno presentati il 29 luglio al Morgana di Benevento in un modo anomalo, con particolari punti d’ascolto evocativi. (Canti Silvani è in streaming autorizzato)
I Canti Silvani dove hanno incontrato Enrico Falbo?
A metà strada tra la fantasia e la realtà! Dopo le mie varie esperienze musicali (Lamia, Chaos Conspiracy e Il Cielo di Bagdad) ciò che mi ha spinto a creare da solo nuova musica è stato semplicemente il mio desiderio di poter ascoltare una “musica nuova”, diversa da ciò che c’è in circolazione, quindi un’altra musica, che mi sarebbe piaciuto ascoltare magari da altri e che poi ho finito per crearla e suonarla io stesso… un po’ come se avessi tanto voluto che qualcuno mi raccontasse una storia, una fiaba e poi nell’attesa ho iniziato piano piano ad inventarla io stesso per farla ascoltare agli altri. Ho solo cercato di immaginarmi come potesse suonare la musica di quelle creature magiche tanto care alle varie leggende, storie e credenze del folklore popolare, compreso quello sannita, nel quale vivo. Fonte di ispirazione sono stati proprio i paesaggi, i colori, gli alberi, il verde del mio territorio sannita, la leggenda del musico, filosofo e amante Orfeo, “colui che guarisce attraverso la luce” , la Henosis mistica e la invisibile città di Zora di Italo Calvino, “la città che chi l’ha vista una sola volta non può più dimenticare… l’uomo che sa a memoria come è fatta Zora, quando la notte non può dormire immagina di camminare per le sue vie…ma obbligata a restare sempre uguale a se stessa per essere meglio ricordata Zora languì, si disfece e scomparve. La Terra l’ha dimenticata.”
Come sarà distribuito questo primo disco solista autoprodotto? So che aspiri ad una diffusione digitale…
Oggi credo sia indispensabile una diffusione on line digitale della musica, non tanto per la discutibile “facilità” della sua promozione su MySpace o Facebook, YouTube e simili, ma soprattutto perché grazie ad internet c’è una maggiore attività di ricerca, scoperta e riscoperta della musica, nel senso che chi usufruisce ed è appassionato alla musica non è del tutto passivo, come è avvenuto finora. Oggi, secondo me, è da precisare che oltre all’attività dell’artista che crea musica c’è anche una maggiore “attività” dell’ascoltatore che ricerca e scopre la musica, liberandosi almeno in parte dall’induzione culturale operata quotidianamente dal monopolio dei media potenti che “fabbricano” musica e cultura; quindi se non si diffonde su Internet la musica, la ricerca diventa quasi impossibile! Tuttavia, ho stampato il disco perché credo che la fisicità del supporto sia imprescindibile comunque… forse lo dico perché sono ancora abituato ad ascoltare e apprezzare la musica dal cd, ascoltandola nello stereo. Il disco sarà distribuito su Itunes e attraverso il contatto personaleb (www.myspace.com/enricofalbo – enricofalbo@hotmail.it).
Raccontami la musica dell’invisibile…
I Canti Silvani sono canti che provengono dai boschi, dalle selve misteriose, in cui tutto sembra possa magicamente esistere, dalle creature magiche così come le ho immaginate io, illuminate dalla luce delle aurore e dei tramonti, che cantano e danzano nella frenesia e nella malinconia più sognante. Sono canti che provengono dalla vita che si adagia nel suo ciclo e si espande dal suo centro a raggiera come un sole. La musica è invisibile e da lì proviene… proviene dal sentimento senza forma Le note, i suoni si attraggono o respingono per mezzo di forze invisibili, ma reali. Quante cose non vediamo, eppure ci aiutano e ci spingono a guardare!
I numeri e i colori che ruolo giocano nella tua musica?
Mi piace riferire i colori all’armonia e i numeri alla ritmica dei brani. Il Blu e il Verde sono i colori che hanno ispirato l’armonia e la melodia dei brani. Il numero 5 ha guidato la maggior parte delle ritmiche dei brani. Però… non sono un numerologo pitagorico!
Cos’è il folk ancestrale?
Ancestrale è tutto ciò che è perenne e insito nella profondità di ogni uomo, è ciò che trascende la cultura di un popolo e lo unisce a tutti gli altri in un legame primordiale, al di là dei confini “etnici” . Distinguo così il folk tradizionale, legato alla memoria storica e alla tradizione di un popolo, dal folk ancestrale, libero nell’immaginario, nella magia e nella fantasia dell’espressione personale e istintiva.
Strumenti classici ed elettronica per un disco che sembra cercare più l’ascolto in solitaria che l’esperienza collettiva. Le tue intenzioni che direzioni seguono per la proposta live?
Sono dell’idea che gli strumenti siano “mezzi” e non fini per l’espressione dell’anima del musicista. Certo, l’utilizzo di vari strumenti molto diversi tra loro per tecnica di esecuzione e sonorità, (classici, esotici ed elettrici) ha sicuramente contribuito alla creazione di un sound particolare. Ho composto ed eseguito le musiche impiegando vari strumenti come la viola, l’harmonium, la chitarra classica ed elettrica, il taisho koto (una modernizzazione del koto giapponese, strumento a corda che ha dei tasti simili ad una macchina da scrivere), il flauto, il sarangi (uno strumento ad arco molto complesso del Nord dell’India, con 30 corde di risonanza e 3 corde per la melodia), il basso, elettronica-sampler, percussioni, tamburelli e sonagli. La voce è stata utilizzata come se fosse uno strumento; del resto credo che tutti i brani del disco siano abbastanza lontani dalla forma canzone strofa-ponte-ritornello e si avvicinino molto alla composizione strumentale progressiva del “Non-Ritorno”. Personalmente ho composto e registrato il mio disco “fatto-in-casa” con i miei pochi mezzi tecnici a disposizione (ma tanti strumenti!), pensando solo alla musica per se stessa e non lasciandomi condizionare dalla proposta live, che oggi sembra sia divenuta necessaria più della creatività stessa. La crisi discografica e quindi del mercato della musica, ha spinto i musicisti a puntare soprattutto all’attività live, giustamente, perché sembrerebbe l’unica maniera per portare avanti un progetto musicale e sopravvivere. Però io non ne sarei così convinto, i cachet purtroppo sono ancora troppo bassi… “il rock non paga la benzina, né l’autostrada”, come Il Cielo sentenzia, purtroppo! Molti sostengono che solo la musica dal vivo abbia valore, come se fare un disco, comporre e creare la musica per se stessa, in modo incondizionato da questa tendenza, sia una cosa inutile. Non sono d’accordo! Questo atteggiamento sta rischiando di diventare uno stupido “estremismo”, secondo me pericoloso per la creatività, per la musica che ne diverrebbe inevitabilmente del tutto condizionata. La musica può essere ascoltata anche in solitudine, non solo ed esclusivamente ai concerti. A me piace ascoltare la musica dal vivo, sono anche impegnato attualmente in vari concerti con Il Cielo di Bagdad in giro per i music club della penisola, e ho condiviso momenti straordinari, pieni di gioia e voglia di fare e suonare. Certo, non nascondo che se riuscirò a trovare musicisti motivati sarei comunque felice e disposto a proporre anche il mio disco dal vivo in futuro. Mi piacerebbe tanto unire le mie musiche dal vivo alla danza. Si vedrà! L’importante per me è stato lasciare un segno tangibile nel mio percorso musicale e artistico, al di là di tutto.
Questa musica solitaria sarà oggetto di una presentazione che terrai a Benevento il 29 luglio, ma in una modalità del tutto anomala…
Giovedì 29 luglio dalle ore 19 alle 23 presenterò il disco al Morgana Music Club di Benevento, l’unico luogo della città che propone musica con costanza, dedizione e tanta passione. Punti d’ascolto saranno allestiti nel giardino antistante il locale grazie alla “silvestre” installazione ideata da Archiattack. Colgo l’occasione per ringraziare te e LostHigways per il supporto e la fiducia, il Morgana, il Grande Mago Music Farm (studio di registrazione, sala prove e laboratorio per produzioni artistiche indipendenti immerso nel verde) e Marco Boscaino per il mastering, Antonella Angelino per i disegni e Scur GraficArt e Sara Zagarese per il progetto grafico, Archiattack e Piergiorgio Romano e Il Cielo di Bagdad.
Dimmi dell’artwork…
Ho scelto di riempire le otto pagine del booklet con disegni a pastello, realizzati da Antonella Angelino, che disegna fate ed elfi ispirandosi all’immaginario fantasy. Il ruolo dei disegni ispirati credo sia molto importante, non essendoci le parole, per orientare meglio l’ascolto della musica, senza però invadere troppo l’immaginazione. Il progetto grafico è stato realizzato da Scur GraficArt e Sara Zagarese, che ha poi dato al cd la sua veste grafica attuale in bianco e nero con sfumature verdi.
Canti Silvani – Preview