Premetto che mi limiterò, non lascerò spazio allo slancio emotivo, cercherò di contenere il mio essere assoluta, drastica nella bellezza, ma nonostante questo, devo così esordire: Amore o purgatorio dei Fonokit è, a mio avviso, uno dei migliori album degli ultimi anni. E dirò di più, non solo in Italia. Ora, già qualcuno prima di me si chiedeva il perché dell’esistenza di questa scia di proseliti, in Italia, dietro artisti che non creano musica ma impastano musica. Ma non è il caso di fare facile polemica. Non deve sfiorarci la retorica, adesso. Siamo lontanissimi dai luoghi comuni, dai registratori di pensieri, dalle catene di montaggio. Siamo di fronte ad un lavoro di proiezioni intatto, ad un bene prezioso. Si tratta di rock, grange, punk, l’indie rock di quel che erano i Bludinvidia, accresciuto e amplificato, per crescita artistica e biologica, culturale, sociale. Perché ogni inizio deve combaciare con il punto d’arrivo di un percorso lunghissimo di formazione e passione, per potersi dire utile.
Tredici tracce che oscillano tra sentimento estremo e rassegnazione, come buchi dentro che si svuotano e si colmano ininterrottamente. Infieriscono come sguardi che sfidano, e indignano, commuovono, come occhi bassi.
L’album si apre con Fine. Già significativo di ciò che il tempo nella musica ribalta e riporta, come la solita metafora del mare impetuoso, sì, che salva e soffoca. Il brano che forse più sento, il primo che ha attraversato me e tutto ciò che di solido era intorno a me, la prima volta che ho infilato il cd nel lettore e sono arrivata chissà dove. Continua con brani che non voglio spiegarvi né elencarvi, mi sembrerebbe di giocare all’allegro chirurgo, perché è il corpo sano e malato di un altro te, questo. Lo ascolti, e ascoltandolo lo vedi. Il cuore è Non esiste. Qui batte e parte e torna il sangue. Infatti è il brano che precede l’uscita del disco. E so cosa significa la parola capolavoro. So quando usarla. E la sto usando, adesso, nel modo migliore. Capolavoro.
Per fortuna che c’è chi ci ricorda l’esistenza di quell’orgoglio ormai ammaccato dell’essere italiani.
Credits
Label: Fondazione Sonora – 2010
Line-up: Tracklist:
- Fine
- Non posso farne a meno
- Chi sono io
- No Money, No Cash
- Non esiste
- Ho deciso
- Vendimi un sogno
- Non è possibile
- Sedia elettrica
- Viene sera
- Nes
- Ammirami
- Materia tattile
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