C’è Baudelaire, c’è Dino Campana. C’è inequivocabilmente un ricordo di De Andrè nella sua voce. Gerardo Attanasio nasce da tutto ciò che ha visto e che ha sfiorato. E cresce rubando, succhiando, restituendo sensazioni, umori, gesti.
C’è ricerca, quasi una perversione da collezionista di dettagli. Lo vedi nettamente dalla scelta delle parole, dal muoversi delle note. C’è l’abilità di chi sa spingere l’istinto nella tecnica, senza essere manieristico né improvvisatore. Il giusto equilibrio che fa la differenza, la lettera che trasforma il cantatore in cantautore.
Insomma, c’è il talento. Quello di creare e di portare avanti. Di credere. Di essere.
Nove tracce, che si aprono con A colei che è troppo gaia, tratto da un testo di Baudelaire. La musica rimbalza morbida tra le dita e il pianoforte, la voce di Gerardo è rassicurante, un controsenso, quasi, tra l’inquietudine di Baudelaire e la sua, percepibile ad anni luce da qui. Inquieto, sì. In un’armatura di necessità, di espressione, di umiltà. Segue Billy the Kid, l’armonica, l’atmosfera lontana, folk, da viaggiatore del tempo e dello spazio, da sognatore di realtà alternative nelle quali perdersi. La rivoluzione arriva con il ritmo che mi immagino, paziente e sicuro, fermo. Uno dei brani che preferisco, che trovo immediato e spesso: “quanto costa il tuo pungo? Pago quello che dici, compro il fondo degli occhi quando accordi o smentisci“. Poi c’è Irene, l’amore mai banale, le parole tonde di tenerezza e buio. Quello che rende irripetibile un sentimento. Eppure eterno. In video vanitas è un pezzo certamente riconoscibile tra gli altri. Più estremo, ma Gerardo dà la sensazione di trattenersi, sempre e comunque. E per chissà quale strana motivazione, più lo sento frenato, più mi sembra capace di tutto. Poi arriva La petite promenade du poète, testo di Dino Campana. Che dire, sarà l’amore che ho per Campana, ma è anche vero che corri l’altissimo rischio di essere niente rispetto ad un gigante. Ma Gerardo sa sempre mantenersi degno e sicuro. Dentro il vento è la liberazione, l’abbandono, la paura, la voglia adrenalinica, Le ore d’attesa, bellissima nenia di pazienza e malinconia, fino a Il tuffatore avventato, ultimo brano, coerente al resto, a se stesso.
Gerardo Attanasio è quello che vuole essere. un cantautore senza tempo in un mondo nuovo.
Credits
Label: Autoproduzione – 2009
Line-up: Gerardo Attanasio (voce, chitarre, pianoforte) – Catello Tucci (violoncello) – Giuseppe D’Amora (basso, contrabbasso, voce) – Antonio Ostuni (chitarre) – Antonio Ruocco (violino, mandolino, tastiere) – Rosario Fiorelli (batteria, affiancato da Alessandro de Vitti). Hanno collaborato: Fulvio Di Nocera (Bisca, Polina, Francesco Di Bella), Giovanni Volpe (Bisca), Raffaele Polimeno (Pennelli di Vermeer), Marco Sorrentino (Pennelli di Vermeer), Giovanni Vicinanza (The Softone), Catello Esposito (The Softone), Francesco Gammone (luna Janhara), Alessandro de Vitti, Lidya Cascone, Valentina Bruno, Pasquale Sorrentino (Pennelli di Vermeer), Lucio Masiello, Massimo De Vita (Dioniso Folk Band)
Tracklist:
- A colei che è troppo gaia
- Billy the kid
- La Rivoluzione
- Irene
- In video vanitas
- La petite promenade du poète
- Dentro il vento
- Le ore d’attesa
- Il tuffatore avventato
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