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38°Parallelo – L’uomo di Vetro

uomodivetroIl 38°parallelo è una linea immaginaria. Divide in maniera ideale un paese, la Corea, nei suoi due sottostati. Distingue trasparente ciò che nella realtà è diviso davvero per ragioni inspiegabilmente fisiche. Il 38°parallelo è come un muro di gomma a ergere ancora barriere tra concetti e forme che potrebbero benissimo convivere, ovunque, ma che per qualche ragione sono costretti all’alienazione della diversità e della separazione. Il 38°parallelo è la suggestione che L’uomo di Vetro, giovane formazione folignate, raccoglie per tirare su il suo concept artistico, gravitante attorno ad un post rock strumentale e climatico, inconsapevolmente elegante e dai colori piuttosto oscuri. Le meteopatie son quelle di casa Mogway ed Explosions in the Sky, stessi cambi d’umore, stesse dilatazioni sonore, ma il rischio di manierismo non sembra mai esasperarsi, lasciando spazio a spunti interessanti. La titletrack è un incipit tesa e malsana, offuscata da rumorismi e suoni d’acqua ad introdurre le dilatazioni fluide di American Nightmare, forte di interessanti inserti elettronici e  di crescendi magmatici. In questa, come negli episodi che la seguono, stupisce gradevolmente la maturità di certi passaggi, la capacità di brancolare nel buio e di passare con un saper fare ipnotico e volitivo dagli stati di quiete apparente a quelli di burrasca (Smog, Make Up the Rules as We Go Along). Ciò che accade nella bordonica Deserto è sorprendente: colpo di cassa incessante e ripetitivo, fraseggio doom di chitarra, rivolti tintinnanti di synth a comporre un breve poema postmoderno ad omaggiare gli Earth, dove a farla da padrone è questo climax costantemente desolante, desertico e definitivo. Le citazioni cinematografiche, come a dipingere atmosfere stagnanti e misteriose, si sprecano nel pianismo arioso e onirico di Germania Anno Zero con sottofondo di vociare fanciullesco e nella chiusura melodica e struggente di Peckinpah’s Twilight a ricordare i Giardini di Mirò.
Insomma, nel marasma delle produzioni post rock odierne, dove a padroneggiare è spesso un manierismo imbarazzante, gli umbri L’uomo di Vetro si ritagliano un loro spazietto, grazie alle attenzioni dell’etichetta indipendente I dischi del Minollo, e senza velleità particolari tirano fuori dal cilindro un disco semplice ma godibile e poliedrico che dimostra come questo linguaggio, anche in Italia, non sia ormai solo appannaggio di pochi eletti.

Credits

Label: I Dischi del Minollo – 2010

Line-up: Federico Puntato (batteria) – Fabio Pastorelli (chitarra) – Giacomo Specchia (chitarra) – Giacomo Mezzetti (basso) – Manuele Specchia (bells, percussioni, tastiere, loops, effetti)

Tracklist:

  1. 38° Parallelo
  2. American Nightmare
  3. Tecno-bells & Funeral Party
  4. Deserto
  5. Smog
  6. 1984 The end is Just the Beginning
  7. Germania Anno Zero
  8. Make Up the Rules as We Go Along
  9. Peckinpah’s Twilight

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