Bisognerebbe concedersi del buon tempo, chiudere il resto fuori, contare le parole una ad una, per sentire di quanta bellezza possa essere capace certa scrittura.
Volti sfumati dalle circostanze, nomi archetipo e date ancorate, spiagge e solchi di solitudine, implosioni urbane e ricordi di scene in rovina, esili inevitabili e fughe necessarie. Al di qua del racconto, al di là della canzone: è questo l’equilibrio perfetto delle dodici parti di un disco illuminante come Cattive abitudini (La Tempesta) dei Massimo Volume. Tornano dopo undici anni, mentre covano un passato importante e parentesi a nome El Muniria, appuntamenti reading di rara intensità e un memoriale live come Bologna Nov.2009. Tornano con un album che segna non solo l’anno in corso ma molti di quelli che ci siamo lasciati alle spalle, ritoccandoli con un post-rock declinato in uno stile lucido, corposo, teso, cupo, mantrico. Era difficile non deludere. Lo era davvero. Incastonati in un genere in modo unico e riconoscibile, i Massimo Volume fanno del rock una visione, un’interpretazione delle cose e dell’anima. Avvincono, afferrano, trascinano in paesaggi variegati dove lo spazio si apre o si contrae, dove i personaggi attingono al reale per farsi paradigmi condivisibili, dove la poesia americana diventa traccia tra i versi, dal monotono sublime spiato da Robert Lowell (Robert Lowell) a quel peso del mondo di Allen Ginsberg (Fausto), e dove riaffiora quel punto immaginario di una Coney Island sinistra e veggente che richiama a memoria Lawrence Ferlinghetti e Henry Miller (Coney Island). E se Tra la sabbia dell’oceano è un racconto probabile, una storia che vive da sé e innesca quel senso di attesa e volontà di scoperta tipici di uno scrittore maturo e immenso, Invito al massacro è il testamento emotivo che vorremmo sentirci leggere da vivi (“ti pensavo in un’isola greca a dipingere marine assolate prive di figure umane/ invece sei ancora lì,/ fuori da una cabina telefonica/ in attesa che qualcuno declami un tuo verso a squarciagola/ mentre il mondo va in fiamme”). E se Mi piacerebbe ogni tanto averti qui apre l’intimità commossa e composta di monologo interiore rivolto ad un padre passato (“te ne sei andato docile/ tra le mie braccia/ nella tua fredda notte/ leggero come una rondine stremata/ tu che avevi il terrore del vuoto”), In un mondo dopo il mondo disegna uno scenario post-bellico e post-umano dove qualche superstite resiste (il McCarthy de La strada stringerebbe la mano al nostro Clementi per aver saputo tratteggiare con una manciata di parole quella stessa decadenza).
La solitudine, il silenzio, il disincanto, la sconfitta, l’amarezza… e, nonostante tutto, il desiderio e la fame. Come cattive abitudini che non passano.
Registrato in presa diretta in una villa sull’argine del Po, completamente in analogico, Cattive abitudini è un disco che non lascia scampo. Sa coinvolgere ogni angolo di corpo e di anima, perché la potenza visionaria della Parola è gestita come raramente accade, perché la tensione e i segreti del suono sono articolati come solo in un lungometraggio a episodi dal profondo si potrebbe.
Credits
Label: La Tempesta – 2010
Line-up: Emidio Clementi (testi, voce, basso), Egle Sommacal (chitarra) – Vittoria Burattini (batteria) – Stefano Pilia (chitarra)
Tracklist:
- Robert Lowell
- Coney Island
- Le nostre ore contate
- Litio
- Ttra la sabbia dell’oceano
- Avevi fretta di andartene
- La bellezza violata
- Invito al massacro
- Mi piacerebbe ogni tanto averti qui
- Fausto
- Via Vasco De Gama
- In un mondo dopo il mondo
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Un solo commento
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