Con sempre minor discrezione, si muove il freddo tra le strade di Bologna. L’autunno corre veloce, spazzando le foglie e sferzando la pelle. Cambia la stagione e si inaugurano nuovi calendari musicali, si inseguono le occasioni per ritrovarsi nel caldo di un locale a ritemprarsi con la musica. E così, in questo freddo venerdì, Bologna accoglie nuovamente gli Amor Fou, confermando un legame che sempre più lega la band al capoluogo emiliano e che si dimostra nella massiccia affluenza di pubblico al Covo. Tocca ai Guignol l’apertura della serata, mentre lo spazio si riempie e il vociare si alza. Poi, eleganti e decisi, gli Amor Fou si appropriano del palco ed iniziano a saturare l’aria.
Carichi loro e attento il pubblico per questo set che si muove costante e incalzante, senza pause e con pochi, mirati interventi di Alessandro Raina, che introduce e racconta il minimo indispensabile sui brani. In effetti, sembra proprio che stasera non ci sia necessità di presentazione alcuna: gli Amor Fou raccolgono il consenso di un pubblico interessato, istruito alle atmosfere e ai dettagli da cogliere. E’ l’ultimo disco, I Moralisti, a farla da padrone durante la serata, ma ritrovano (nuovi) spazio e forma anche alcune meraviglie estratte dal precedente La stagione del cannibale. Brani che colpiscono profondamente: arrivano Il periodo ipotetico o Che cos’è la libertà? e pensi che ogni inverno passato dalla prima volta che li hai incontrati sembra averli irrobustiti, pronti a consegnarsi per sempre alla memoria più intima di chi li ascolta. Senza voler strafare, senza la pretesa di insegnare qualcosa, gli Amor Fou chiedono attenzione. Cocaina di domenica, De Pedis, Peccatori in Blue Jeans: tante sono le sfumature da cogliere, lucido il racconto, la passione non è un dettaglio. Il fare degli Amor Fou è sempre più deciso: sul palco le timidezze sono ricordi sbiaditi. Dimostra sicurezza e consapevolezza questa band che, giorno dopo giorno, vede aumentare il proprio seguito, offrendo in cambio un contributo reale alla musica italiana. E lo sottolinea l’invito a calcare il palco dell’Ariston il prossimo 11 novembre in occasione del Premio Tenco, che li ha visti guadagnare il terzo posto nella categoria “Miglior Disco”. C’è poesia nei testi, con un canto che finalmente anche nella dimensione live giunge caldo e sicuro. C’è una creatività musicale rivelata dalle lente metamorfosi che hanno vissuto i brani e ogni singolo elemento della band sembra aver trovato nel tempo il proprio ruolo, cucendoselo addosso con eleganza. Il basso di Paolo Perego è fondamentale nella sua precisa presenza, così come la batteria di Leziero Rescigno, senza la quale gli Amor Fou sarebbero irriconoscibili, e la chitarra di Giuliano Dottori sempre più presente e co-protagonista. Le attenzioni maggiori sono per Alessandro Raina, che dalla sua ha una poetica straordinaria ed una presenza scenica sempre più efficace. Sono in ottima forma gli Amor Fou: consapevoli, rilassati e padroni del proprio spazio. Sempre più, il loro è un live che accontenta i palati più tecnici e travolgerà quelli più emotivi. Prova superata a pieni voti. (In collaborazione con Emanuele Gessi;si ringrazia Katia Giampaolo – Estragon Booking; foto di Emanuele Gessi.)