L’autunno ormai si è inoltrato tra le campagne reggiane e la proverbiale foschia novembrina inizia a farsi largo nell’aria. La coppia di sorelle più rock di Reggio Emilia e dintorni è pronta per un’altra missione. Il venerdì sera le strade sono deserte e il breve percorso che da casa porta a Montecchio vola via in un attimo. Stasera abbiamo un appuntamento dal quale non sappiamo come ritorneremo (e SE ritorneremo), ma andiamo impavide verso il nostro destino. Arriviamo al Bainait con un (bel) po’ di anticipo (come al solito). Nessuna locandina, nessun segno che annunci che da lì a poco ci sarà un concerto, ma i gestori ci rassicurano. Stasera ci aspetta l’incontro con la musica live di Nicola Manzan, o per meglio dire del suo progetto solista Bologna Violenta. Il Nuovissimo Mondo è senza ombra di dubbio uno degli album più interessanti e dissacranti usciti in questo 2010 e Manzan è uno dei musicisti più eclettici in circolazione: ha all’attivo collaborazioni con Baustelle, Paolo Benvegnù, Alessandro Grazian, Non voglio che Clara, 4fioriperzoe e molti altri e attualmente è membro de Il Teatro degli Orrori in veste di chitarrista e violinista.
Siamo curiose di vedere se anche nella dimensione live mantiene la sua forza. Il Bainait è davvero piccolissimo: uno scantinato costituito da un breve corridoio sotto un porticato medievale in pietra. L’odore è quello tipico dei luoghi che hanno una certa storia alle spalle e la luce è quasi soffusa. Quattro tavolini, due panchine con qualche cuscino a dare un po’ di colore: il tutto a rendere l’atmosfera, per così dire, molto intima. Il palco è già allestito per la serata.
Sono le 23 circa. Si può notare un pannello nero con sopra tre tele bianche pronte per accogliere la prima esibizione della serata. Il pubblico non è che sia proprio quello dei grandi eventi (magari un po’ di pubblicità in più da parte del locale avrebbe giovato), ma il progetto che è appena salito sul palco è davvero interessante: un classico terzetto jazz composto da sax, percussioni e contrabbasso accompagna un artista che con schizzi di colore nero cerca di mostrare al pubblico le sue visioni musicali. Un’ora circa in cui ci mostrano cosa voglia dire Arte: la musica a servizio della pittura e viceversa. Il risultato sono tre immagini e il pubblico che si chiede incuriosito cosa vogliano rappresentare (ma ha davvero importanza?). Il palco viene liberato per far spazio all’esibizione che sta per arrivare.
Avere la possibilità di scambiare qualche battuta con Nicola Manzan ti mette davanti ad un uomo semplice e gentile, quasi intimidito dalle attenzioni del pubblico. Una sorta di Dottor Jekyll e Mr Hyde al quale non serve chissà quale strano intruglio per trasformarsi, ma bastano un palco e la sua musica. E non delude. A mezzanotte circa arriva il suo momento. Il concerto è arricchito da alcune video-proiezioni perfettamente in linea con i temi trattati dal musicista. Entra in scena armato di chitarra e violino. Le note iniziano a spargersi nell’aria e Manzan colpisce il pubblico con le sue raffiche veloci di grindcore, talmente veloci che fanno volar via persino una corda della chitarra. I brani, tratti dai due album dell’artista, colpiscono duro gli ascoltatori che rimangono praticamente immobili (ma è quasi impossibile muoversi su una musica del genere, devi solo ascoltarla e goderne). Tra stilettate di violino e cinici campionamenti tratti da vari mondo movies e dai poliziotteschi famosi tra gli anni ’60 e ’70, scorrono i quaranta minuti live di Manzan (perché lo show dura così, è breve, ma intenso!). La vera forza del trevigiano sta nel suo modo di stare sul palco: tanta teatralità e un approccio ironico col pubblico fanno dei suoi concerti veri e propri one-man show. I suoi commenti tra un brano e l’altro sono geniali e strappano anche un sorriso nonostante non facciano altro che aggiungere forza al concetto che sta alla base della musica di Bologna Violenta: Il nuovissimo mondo non ha niente di rassicurante, è un posto dove Sono diventati tutti mostri e l’Italia non è altro che Un paese pietoso. C’è ancora una piccola speranza o siamo davvero a L’ultimo atto? Forse per salvarci basta semplicemente affidarsi al Bervismo, questa sorta di nuovo modo di vedere la vita lanciato da Manzan stesso, e alla musica.