Maybe I’m – We must stop you

Serena Mastroserio Album, Recensioni Lascia un commento

Questo disco della band salernitana è minimale, le sonorità dichiaratamente blues sono contaminate da un folk-rock di ascendenza prettamente americana, ma che non disdegna influenze da ritmiche africane come anche dalla musica popolare campana e meridionale in genere.
Più forte ancora è, però, la sensazione di venire catapultati, fin dalla titletrack in un mondo altro. Come in un letterario volo pindarico ci ritroviamo nella penombra di un locale del vecchio West avvolto dal fumo dei suoi avventori. La voce di Antonio Marino è calda.
Si riconoscono persino echi dei Doors nella lunga coda psichedelica di We must stop you come in Fall, che però ci immerge in un calmo e delicato languore. Into pieces… è più debole, forse un po’ ripetitiva, ma preceduta com’è da vetri infranti e accompagnata da bicchieri e bottiglie usati per le percussioni, sa avvolgerci, comunque, in quest’atmosfera country e molto intima. Energica e decisa è, invece, Pail full of water uno dei brani più intensi, che ha la suggestione dei canti degli schiavi neri e un trascinante finale per kazoo. In A secret lake è forse un po’ troppo esplicito il richiamo alle colonne sonore dei un vecchi wester, pur essendo un pezzo di ipnotica suggestione. Dopo la strumentale Trentinara, Carpet and drainage mostra ancora un imprescindibile richiamo al Jim Morrison di The End: “Father, yes son, I want to kill you, Mother…. I want to…!”, ma il tutto immerso nel folk-blues concreto ed essenziale che rappresenta l’anima di quest’opera. Il violino sensuale ed intenso di Clara Foglia in duetto con banjo e percussioni crea affascinanti atmosfere in Behind you there is… che conclude con delicata leggerezza un album piacevole, consigliato decisamente e soprattutto agli amanti del genere.
Un disco giovane, ma che lascia intravedere ottime possibilità di nuovi lavori più ricchi e maturi.