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“La musica è una maiala e di lei non si butta via niente”: intervista a Michele Mezzala Bitossi (Numero 6)

A quattro anni dagli ottimi riscontri ottenuti con l’album Dovessi mai svegliarmi, i genovesi Numero6 tornano con I love you fortissimo, album che segna una sterzata verso suoni più graffianti rispetto al folk-pop al quale ci avevano abituati. Attraverso testi immediati, con quel tocco di cinismo che li rende pungenti al punto giusto, la band ci offre la propria visione del mondo passando attraverso la critica al mainstream, le difficoltà dei rapporti di coppia e l’inadeguatezza che talvolta si può sentire affrontando il proprio quotidiano. Ci siamo fatti raccontare un po’ di cose da Michele Mezzala Bitossi, voce, chitarra e autore dei testi dei Numero6 e le abbiamo racchiuse in un’intervista che parte dal mondo della band per arrivare al suo prossimo progetto solista.

I love you fortissimo arriva a quattro anni dal vostro ultimo album, Dovessi mai svegliarmi. Cosa è successo nel mondo dei Numero 6 in questo periodo?
In questi anni non siamo stati assolutamente con le mani in mano. Nel 2008 è uscito Quando arriva la gente si sente meglio, un ep in cui abbiamo avuto l’onore di collaborare con Bonnie “Prince” Billy (uno dei nostri eroi musicali) che ha cantato in italiano una nuova versione di Da piccolissimi pezzi. Quel disco è andato molto bene e ci ha portato molti consensi, non solo in Italia, grazie anche a recensioni positive di webzine di livello mondiale, Pitchfork su tutte. Poi abbiamo fatto un disco insieme a Enrico Brizzi, si intitola Il pellegrino dalle braccia d’inchiostro ed è il coronamento di un progetto molto interessante e stimolante che ci ha portato in un primo tempo in giro per l’Italia con un reading in concerto ispirato al libro che Enrico ha scritto dopo il suo viaggio a piedi lungo la Via Francigena. Sono molto contento di come è stato accolto Il pellegrino perché reputo che, a prescindere dal gusto personale di ognuno, sia di fatto il primo esperimento (a mio avviso riuscito) in cui uno scrittore e una band rock uniscono i loro intenti e danno vita a un album di vere e proprie canzoni, con strofe, ritornelli, bridge e quant’altro. Non il solito menosissimo reading, dove lo scrittore di turno declama su un innocuo sottofondo musicale. Ho scritto inoltre un sacco di canzoni. Alcune sono finite sul nuovo disco dei Numero6, altre sul mio esordio solista a nome Mezzala che vedrà la luce ad aprile prossimo. Ho fatto un figlio, ho scritto un libro che sarà fuori a gennaio. Insomma, tante belle cose.

Il titolo dell’album suona molto ironico, perfettamente in linea con i testi nei quali possiamo riscontrare anche una punta di cinismo. Ce lo vuoi spiegare?
Quando si tratta di scegliere un titolo, sia per una canzone che per un album, vado quasi sempre in crisi. Senza false modestie, mi reputo piuttosto bravo a scrivere canzoni, ma non credo di essere altrettanto all’altezza come titolista. Alla fine qualche cosa di soddisfacente esce sempre, ma spesso attraverso travagli non indifferenti. Stavamo terminando l’album e ci siamo resi conto che non avevamo dato ancora un titolo alla nostra nuova creatura. Una mattina, andando in studio, ho visto su un muro la scritta I love you fortissimo. Questa frase allucinante e allucinata mi è parsa da subito perfetta come titolo per il nuovo disco. Non so spiegare il perché e non credo sia così importante farlo. E’ sicuramente vero, come dici tu, che la voglia di ironizzare abbia avuto un certo peso, come anche fai bene a sottolineare che i testi di questo album siano più “appuntiti” del solito.

L’album è stato anticipato dall’uscita dell’ep Extended Play 2010, che contiene due brani, Il regno dei no e Due giganti, che fanno parte anche di I love you fortissimo. Come mai avete scelto proprio questi due pezzi per presentare l’album?
Siamo usciti dalle session di registrazione con sedici pezzi, troppi a nostro avviso da mettere nel disco che avevamo in mente di fare. Siccome la musica è una maiala e di lei non si butta via niente abbiamo deciso di anticipare l’uscita dell’album con la pubblicazione di un ep distribuito sul web a offerta libera. Insieme ai due inediti assoluti, Pronto per l’inverno e Semplice, abbiamo scelto gli altri due brani in maniera direi quasi casuale. Dal momento che tutti i pezzi del disco ci piacciono e visto che non avevamo intenzione di fare alcun tipo di calcolo “opportunistico” abbiamo optato per due brani decisamente rappresentativi del mood di I love you fortissimo.

Nell’album I love you fortissimo le tonalità sono più rockeggianti rispetto a quelle di Dovessi mai svegliarmi, pur mantenendo sempre la verve pop che vi caratterizza. Sbaglio se ci vedo una sorta di voglia di rompere con quello che stavate facendo, di fare un cambio di direzione, rafforzata anche dalla dichiarazione d’intenti che avete lanciato prima dell’uscita di Extended Play 2010 (“Con questo EP ci ributtiamo nella mischia con lo stesso entusiasmo di quando, a vent’anni, pubblicavamo “Radical Kitsch” dei Laghisecchi.”)?
Non sbagli affatto amica mia. Pur essendo molto legato a Dovessi mai svegliarmi, un disco che mi piace moltissimo, avevo e avevamo voglia di spostarci nettamente dalle atmosfere rilassate, acustiche e generalmente intimiste che pervadevano quel disco. Per il nuovo lavoro volevamo canzoni energiche, veloci, brillanti, dirette e desideravamo registrarle senza perderci in troppi fronzoli, puntando su arrangiamenti scarni, senza pensarci troppo su. In questo senso il brano che hai estrapolato dal comunicato stampa è certamente significativo. In buona sostanza, per andare avanti coi Numero6 in maniera entusiastica ci voleva una scarica di adrenalina. Questa scarica fortunatamente c’è stata.

Se premo il tasto rec e attacco al vox il jack di solito qualcosa sa sorprendere anche me e tendo a perdermi, a spaventarmi un po’ per tutto ciò che spinge e vuole uscire, correre” (200 MG). Fare musica come valvola di sfogo, come un modo per salvarsi, per evadere. Può bastare?
Grazie per la citazione innanzi tutto. Forse questa è la frase più “liberatoria” di tutto l’album, una frase che più di altre racchiude lo spirito con cui abbiamo approcciato ad I love you fortissimo. In certi momenti vedo e sento talmente tanta musica brutta in giro che spero solo di trovare in fretta e furia un qualsiasi modo per salvarmi da un incombente tsunami di merda. A parte questo, io non ho affatto l’ambizione né la volontà di sfogarmi, di salvarmi o di evadere attraverso la mia musica. Forse questo lo può fare qualcuno che suona cover di Ligabue in un pub (con tutto il rispetto per i pub). Io no. Per me la musica è una faccenda troppo importante, troppo complicata da affrontare e da “srotolare”. Mi capita a volte di sentirmi meglio dopo aver scritto un pezzo o dopo averlo suonato e cantato dal vivo. E’ certamente una sensazione positiva, ma devo dirti che i presupposti da cui parto sono altri. Mi piace, si vede, provare a salvarmi scegliendo strade secondarie, pericolosi fuori pista introspettivi. Che ti devo dire? Sarò autolesionista!

Il Personaggio, una critica neanche troppo velata al cosiddetto main-stream e a tutto quello che ne consegue, tematica che ritroviamo in parte anche ne Il regno dei no (“Mia madre che canticchia una canzone brutta scritta da un certo Povia in bieca fretta.”). E’ davvero così “terribile” fare il musicista oggi? E’ proprio vero che “qui non basta mai, dicono, concentrarsi e scrivere canzoni più o meno ok”?
Fino all’ultimo ho tentennato all’idea di inserire Il personaggio nel disco. E’ un pezzo che mi piace assai, ma non volevo correre il rischio di passare per piagnucolone o, ancora peggio, per astioso nei confronti di un sistema musicale francamente miserabile. Ho scritto il testo di questa canzone pensando non tanto ai talent show o robe del genere, quanto ad alcuni “personaggi” della scena musicale italiana a cavallo tra indie e mainstream. Gente di cui apprezzo la musica e molto meno l’atteggiamento. Quanto a Povia, a mio avviso si tratta di un personaggio talmente bieco e paradigmatico di certe derive musicali tragicomiche che non aspettavo altro di citarlo in un mio pezzo. Fra l’altro la mia cara mamma manco sa chi sia sto qui… Detto questo, lungi da me lanciare anatemi sterili o lamentarmi. per me fare il musicista è la roba più bella del mondo. Nessuno mi obbliga a scrivere, arrangiare, registrare e suonare. Lo faccio perché mi va, a prescindere dai consensi o dalle critiche. Lo faccio perché non ne posso fare a meno. Comunque sì, è abbastanza terribile!!!

Porterete I love you fortissimo in giro per l’Italia?
Certamente sì, non vediamo l’ora di iniziare a suonare dal vivo. Inizieremo a dicembre con qualche data e da gennaio col vero e proprio tour in tutta Italia. Porteremo in giro sia un live acustico “raccolto” sia un set elettrico a ranghi completi. Oltre ai pezzi del nuovo disco suoneremo parecchie cose vecchie.

Nell’intervista di qualche mese fa ci avevi accennato ad un tuo progetto solista. Come procede?
Procede tutto bene. Il disco uscirà sotto lo pseudonimo di “Mezzala” e si intitolerà Il problema di girarsi (questa volta col titolo ho fatto in fretta). Sarà edito da Urtovox tra marzo e aprile prossimo. Devo ancora capire precisamente quando perché non vorrei creare troppi accavallamenti con l’attività dei Numero6, nonostante non consideri affatto “Mezzala” un side-project, ma un qualcosa in cui credo tantissimo.

Maledetta – Preview

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