Le favole, il rapporto con la natura, sognare, sognarsi diversamente veri, esserlo. Un mondo piccolo eppure infinito, geografia di spontaneità, intuizioni, stimoli.
Tutto questo anima la musica di una giovane musicista delicata e raffinata. Tutto questo accade in Dodo, do!, un disco oltre il fossato, isola che non c’è su cui fermarsi, ciondolare, riposarsi le ossa, concedersi al colorito romantico di certi chiari di luna.
Losthighways incontra Denise, alla vigilia di un evento speciale, ed è davvero un delicato piacere intuirne il sorriso fra le righe. (Horses è in streaming autorizzato; foto 1 di Giuseppe Fierro Ferrara, foto 2-3 di Fabrizio Caperchi)
Penso a Through the Looking-Glass, and What Alice Found There ( Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carrol). Penso ad Alice e a quel passaggio attraverso lo specchio, agli incontri possibili solo dentro quell’altrove, a quell’alone di malinconia, a quel particolare candore che rendono spugnosa una trama fitta d’avventura. Ci penso perché il tuo Dodo, do! è in qualche modo, a mio avviso, uno sguardo che desidera indovinare un altrove, un luogo realtà e favola, dove realtà e favola si custodiscano a vicenda …
Dove non ci sia un limite preciso tra l’uno e l’altro, dove il tutto è niente e le abituali e scialbe sicurezze non sono mai neanche esistite. Si parla di sogni, di luoghi colorati che esistono solo nella nostra memoria, luoghi che tutti noi abbiamo visitato almeno una volta nonostante solo in pochi sembrano ricordarsene. Il mio dodo diventa per magia icona di tutto questo, diventa simbolo di questo sottile legame che nel mio disco non faccio che sperimentare, raccontandomi.
Il legame con la natura, fuggirci attraverso, reimpararla per riscoprirsi. Arriva come un bisogno, un pezzo dopo l’altro, se ne annusa l’imprescindibilità. Occorrerebbe ripartire da lì?
Credo sia alla base di tutto. L’uomo ha ormai perso la capacità di ascoltare ed ascoltarsi attraverso le semplici cose e la natura non è altro che un insieme di semplici cose. Queste stesse però nel loro essere semplici racchiudono tutta l’essenza della vita ed è lì che batte la differenza.
Un pezzo di Dodo, do!: sceglilo e raccontamene i segreti.
Horses nasce da un sogno. Ricordo che mi svegliai e subito iniziai a ricordare una serie di immagini, più ne ricordavo e più avvertivo una strana sensazione di vissuto. Il contatto con la natura anche qui ritorna: la prima immagine che ricordai furono questi cavalli selvatici che correvano in questa specie di palude, io ne cavalcavo uno. Tutto era gioioso ma nascondeva un soffio di irrequietezza, solitudine. Immagini sparse, alcune molto intense. Un verso di un gabbiano sembrava voler schernire un amore senza speranze, era come se il destino si ostinasse a giocare a dadi con la mia vita. Questo è tutto ciò che mi rimase di quella notte e così, presi carta e penna e lo buttai giù. Quando andammo in studio, lo registrammo al buio, di notte, tutti ad occhi chiusi. Fu proprio come compiere un piccolo miracolo e riuscire a rivivere quel sogno.
Il tuo è un progetto. Le canzoni ne sono il cuore pulsante. L’aspirazione al bello, all’emozione, un entusiasmo gentile ne sono il respiro. Parlacene, parlaci del come, di chi, dei dove che ti hanno condotta qui, dove ti trovi ora.
Tutto è iniziato per caso. Avevo un gruppo con Alessandro mio attuale chitarrista e compagno di vita e iniziammo a buttare giù qualche canzone senza nessuna pretesa, nel pieno dell’ingenuità. Ricordo che avevo bisogno di ‘staccare’ da una serie di negatività del quotidiano (chi non ne ha) e così, nel chiuso della cameretta, ci lasciammo andare in questa ‘condivisione’, unica quanto magica, brillante. Nel corso di questi anni ho capito quanto fu importante questa apertura. Io avevo la necessità di far qualcosa di mio, qualcosa in cui trasparisse un po’ di me e della mia visione della vita, come se non la potessi racchiudere tutta, come se avessi bisogno di lanciarne un po’ qua e là per sentirmi più completa. In questi anni non ho fatto altro che affinare la mia capacità emotiva sul palco ma tutto ciò che era alla base del progetto non è mai cambiato. Ho cercato di comunicare questo concetto di ‘evasione’ dalla realtà anche agli altri attraverso le mie canzoni. Come se dicessi: ”Ascoltate qui, chiudete gli occhi e per un attimo abbandonate tutto il resto insieme a me”, niente di più.
Sei soddisfatta dell’informazione che accompagna il tuo lavoro? Come vivi il rapporto con il web? Pensi sia possibile una comunicazione in grado di vincere sui luoghi comuni, sull’onda d’urto delle mode, dei polveroni mediatici?
In realtà sono sempre molto speranzosa. Spero sempre che tutta la ‘materialità’ che rappresenta la nostra epoca possa essere sconfitta da nuovi messaggi positivi ma è un po’ come credere che il nostro principe azzurro si presenti alla nostra porta sul famoso destriero bianco. Quello che noto è che tutto è basato sulla provocazione, tutto è estremo e molto lontano dal mio modo di vedere le cose, la vita. Mi sento una specie di alieno e capisco quanto sia lontana dal canone Lady Gaga tanto in voga in questo momento. Eppure sono fiera di rappresentare questa diversità, a buon intenditore poche parole.
Dodo, do! ha visto la luce a fine ottobre. Hai già avuto modo di proporlo dal vivo numerose volte. Come vivi il rapporto con il pubblico? Come ti cambia, se ti cambia, l’esperienza live? Cosa conta di più?
Conta moltissimo per me il contatto con il pubblico. Ad ogni concerto imparo qualcosa, imparo a conoscere e riconoscere degli atteggiamenti nelle persone ed è bellissimo riuscire ad entrarci in contatto. A volte basta un sorriso e riesci a leggere nell’anima di chi ti è davanti, a volte invece c’è bisogno di lottare per avere questa ‘apertura’ da parte di chi ti sta di fronte. Non tutti sono abituati ad essere coinvolti durante il live e così piano piano provo a farli sentire a casa, a farli sentire a proprio agio e poi iniziano a sentirsi parte integrante dello spettacolo, incominciano a lasciarsi andare e a quel punto diventa una festa, non ci sono più barriere. E’ uno scambio incredibile. Immenso.
Il 23 dicembre terrai un concerto speciale al Forte La carnale a Salerno. Si tratterà di un evento che coinvolge arte figurativa, performance dal vivo e video installazioni. Raccontaci qualcosa di più…
Il 23 presenterò Dodo, do! live per la prima volta a Salerno dopo la sua uscita e ho voluto approfittare di questa occasione per coinvolgere alcuni talenti e amici di Salerno che potessero in qualche modo rappresentare i vari campi artistici, nulla più che una valorizzazione delle risorse creative del nostro territorio. Ci saranno infatti la pittura nelle vesti di Rosario Memoli, la scrittura nelle vesti di Fabiano Farina, il design a cura di Medusa Blu, la fotografia di Luigi Massanova e una serie di piccole istallazioni artistiche/visive. Ci saranno delle videoproiezioni e molte sorprese! Insomma, cercheremo di ricreare questo fantastico mondo di cui parlo nelle mie canzoni. Non a caso ho scelto una frase di Antoine de Saint Exupéry : “Tutti i grandi sono stati bambini una volta (ma pochi se ne ricordano)”.