Solitamente io programmo le cose: una cena tra amici, un fine settimana fuori città, una serata in un locale… figuriamoci un concerto. Invece i Quintorigo mi hanno catturato all’improvviso, il venerdì camminavo per la strada ed il cartellone mi ha stupito. Arancione, grande, un disegno e la scritta Quintorigo – T.P.O. sabato 15 gennaio. Così mi hanno rapito: non sapevo di questo evento in programma, ma non potevo non andare. Troppo tempo che non li vedevo dal vivo e tanta acqua era passata sotto i ponti dai tempi di Luisa Cottifogli (per non parlare di John De Leo); ora con gli storici musicisti della band c’è un nuovo cantante. La curiosità era enorme.
In tanti devono averla pensata come me; lo stupore mi ha un po’ travolto quando ho visto la coda all’ingresso del centro sociale bolognese. Mi chiedevo se davvero avessi letto bene quel cartellone; la band romagnola l’ho vista live tre volte in location molto differenti (dalla festa dell’Unità di un paese di provincia al glitterato e sontuoso club) ma sempre con un pubblico intimo e raccolto. Per dare il giusto metro di misura, il T.P.O. quella sera era pieno quasi quanto in occasione dei live de Il Teatro degli Orrori e dei One Dimensional Man, che si sa, hanno un pubblico molto fidato e particolarmente famelico di musica suonata.
Era già tarda sera quanto i Quintorigo sono saliti sul palco, acclamati da sonori applausi. C’era un che di magico, frutto forse del rapporto che la band negli anni è sempre riuscita ad instaurare con il suo seguito: cordialità e assenza di filtri.
I Quintorigo sul palco riescono ad essere alteri virtuosi degli strumenti ed al contempo i ragazzi della porta accanto che ti verrebbe voglia di invitare a cena quando li incontri sul pianerottolo. Sul palco seri e concentrati, e poi ridanciani e divertiti. Il feeling tra i musicisti è rodato ed apparentemente indissolubile.
La novità di questo tour però è un’altra: Luca Sapio ed i brani scritti insieme a lui. English Garden è il nuovo disco che la band ha presentato: un disco splendidamente e sorprendentemente rock anche grazie alla incredibile voce del nuovo cantante. Se esistesse un’enciclopedia del canto rock, Sapio potrebbe esserne il narratore. Graffiante, roca, precisa, intensa, sporca: questi i primi aggettivi che mi ricorrono alla mente pensando alla sua voce che i Quintorigo hanno unito al loro caratteristico sound per offrire nuovi taglienti dettagli. Intorno a questa voce si è costruito un disco e la band ha cesellato ogni singola nota per creare il giusto clima.
Al T.P.O. di Bologna si è passati dall’abrasiva Candyman alla grungissima Shepherd of the sheep, dalla saltellante e spensierata English Garden allo splendido blues di Hang man blues.
Una nuova vita e voglia di mettersi in discussione: i Quintorigo si divertivano sul palco a vestire i panni dei rockers che avevano già gloriosamente indossato in passato con memorabili cover. Anche nella scaletta di questo live non potevano mancare, e così sono arrivate: Purple Haze (Jimi Hendrix) e Highwaystar (Deep Purple) splendevano con tutta la loro potenza nel contrabbasso educato di Stefano Ricci, nel violoncello infuocato di Gionata Costa e nel violino di Andrea Costa. E’ nella sempre magnifica Heroes di David Bowie che invece il culmine dell’intensità veniva toccato dal sax di Valentino Bianchi con assoli emozionanti dalla prima all’ultima nota.
Oltre all’intero nuovo disco English Garden, i Quintorigo non potevano esimersi dal suonare i propri classici ormai entrati nella storia della musica alternativa italiana: Kristo sì, Rospo, Bentivoglio Angelina e La nonna di Frederick; la geniale voce di John De Leo forse rimane insuperabile in questi brani che con lui sono nati, ma le capacità di Luca Sapio sono risultate davvero notevoli nonostante il suo canto rockeggiante ma ordinato.
Quella dei Quintorigo è stata una grande esibizione che il pubblico ha onorato con i dovuti, lunghi e ripetuti applausi in un clima di festa che non tutti i concerti sono in grado di offrire. Per la band romagnola si è aperto un tour che porterà in giro, e non solo in Italia, una musica capace di accostare il rock agli strumenti classici, l’improvvisazione alla precisa e meticolosa esibizione musicale. A questa band non si può non augurare tantissima fortuna, ed è un piacere personale osservare dei bravissimi musicisti giocare con la musica, scomporla e ricomporla passando tra jazz, pop, classica e rock. E’ un piacere da vivere, che dona il buon umore. (Foto di Emanuele Gessi; Lost Gallery)
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