Quante sotto gradazioni stilistiche del nero sballottano ancora in giro – come pezzi malconci condannati a girovagare nell’universo – perse nella scia di quella che fu la new wave e del suo contenitore formato da un otto ed uno zero? Quanti affanni puramente umani dentro e cellophanati fuori col fegato espressionisticamente esistenzialista e lo sguardo poetico sul baricentro tra la sfiga e il mal di vivere, e quante band ancora – nel trafficatissimo underground – testarde s’insinuano, inclini, a tormentarsi e tormentare quella parte d’umanità che chiazze di sole se l’è conquistate?
Geografia di un momento dei piemontesi Tomakin di quelle gradazioni stilistiche ne usano un buon tre quarti e le riversano in un pop-wave molto curato ma altresì prevedibilissimo in ogni suo passo e in ogni suo adeguamento percepibile; tante e sfruttate le luci e il brillio della forma canzone, fermo al palo il giusto e reale salto per non rimanere aderenti allo stilema come un cerotto, ed effettivamente i nostri rischiano di non accontentare nessuno, peggio ancora di disperdere le intenzioni – magari sopite – di rintracciare una via mediana, un fuori pista dove possano prendere in considerazione nuovi territori musicali fuori dalla “calca seriale” che costipa il genere pop- wave, neo wave o romantic wave (scuro o diluito che sia).
Ci sono melodie e ritornelli canticchiabili sull’onda revivalista in Amore Liquido, lo shake robotico di Collasso che ripristina le dualità di un Camerini ante- litteram, lo spettinatissimo Robert Smith che balla con Garbo (ed è proprio lui in persona) in Siero, oppure Paolo Enrico Archetti Maestri (Yo Yo Mundi) che presta la sua coralità vocale nell’epica ballata da juke-box invernale nella traccia numero due della tracklist Bar Code; ma quell’intrigante stimolo ad entusiasmare la voracità del repeat sequenziale non perviene, un disco che si fa ascoltare con una spiritualità d’ascolto già satura e sfiziata che nella ruvida sincerità fa punto di riferimento al già sentito, allo stracotto.
Geografia di un momento è l’esatto contrario di quello che il parterre emozionale delle novità si aspetta, di “mestiere antico” dentro ne gira parecchio, ma sono quei giri fissi che non danno il benessere certificato di un “capogiro” esterrefatto. Oggi!
Credits
Label: Sciopero Records – 2011
Line-up: Alessio Mazzei (voce, microsynth) – Daniel Joy Pistarino (sintetizzatori) – Giovanni Facelli (chitarre, voce, microsynt) – Denis Martino (basso) – Diego Pangolino (batteria, percussioni) – Valerio Gaglione (live crew)
Tracklist:
- Quando sogno
- Bar code
- Amore liquido
- Collasso
- Maree
- Joasia
- La ragazza del ponente
- New wave
- Autoconvinzioni
Links:MySpace