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Vogliamo essere mangiati da più persone: intervista ai Med in Itali

I Med in Itali sono una band con i piedi per terra, almeno fin quando gli strumenti sono chiusi nelle loro fodere o nel bagagliaio dell’auto. Quando vengono estratti e presi in mano, allora la creatività prende il volo. Dopo due ep, si stanno preparando alla registrazione del primo album. Vengono da Torino e li abbiamo incontrati da Maurizio,  un piccolo bar di Bologna che è un’istituzione per tutti coloro che amano sorseggiare vino tra amici ascoltando buona musica, specialmente jazz.
Arrampicati su un palco hanno suonato i loro brani vecchi e nuovi in duo acustico, chitarra e percussioni, e dopo tante chiacchiere e risate, cerchiamo a stento un briciolo di formalità per un’intervista: loro sono Niccolò Maffei e Matteo Bessone, mente e ritmo di un progetto musicale tanto naturale quanto affascinante. (Intro- se è in streaming autorizzato)

Bruco, è la vostra prima pubblicazione “ufficiale” dopo l’autoprodotto Soluzione. Anche se il disco è uscito più di un anno fa ho letto di recente una nuova recensione: continuate a far parlare di voi…
Niccolò: E’ un periodo molto fortunato, sia per quanto riguarda le recensioni della critica, sia per gli apprezzamenti da parte del pubblico. Il nostro è un genere forse un po’ difficile, non tra i più convenzionali che si sentono nelle radio, ma ne siamo consapevoli. E’ una musica che ci piace fare e ci piace anche che la gente ascolti qualcosa di nuovo.
Matteo: Ovviamente ci sforziamo anche di andare incontro al buongusto e a quello che può essere più “ascoltabile”. Facciamo uno sforzo di metterci nei panni di chi ci ascolta tentando di coniugare ciò che a noi piace (assolutamente non negoziabile) con quello che può piacere alla gente: è una questione di equilibrio.

Come e dove sono nati i Med in Itali? Se non sbaglio la classica storia del garage non è il vostro caso…
Niccolò: Diciamo che per noi il punto di partenza non è stato un garage ma una cantina! Però quello a cui tu ti riferisci forse è stato più che altro un gioco: prendiamo e andiamo in Irlanda due settimane, ci paghiamo da bere suonando per strada. Siamo partiti con una batteria giocattolo, una chitarra ed un basso acustico. Abbiamo preso un sacco di pioggia… ma la gente pagava! L’esperienza è stata poi successivamente riproposta, un po’ più preparati, con amplificazione e formazioni diverse: la strada è un luogo molto interessante.
Matteo: Due anni fa abbiamo fatto l’estate in strada con il nostro precedente sassofonista; lui suonava anche in un gruppo che faceva soprattutto musica da strada ed alla fine le nostre si sono divise; questo comunque testimonia quanto sia attivo e proficuo quel “mercato musicale”.
Niccolò: In strada si può notare che alla gente piace ancora sentire musica, sta camminando con le borse dello shopping o è di fretta, ma si ferma per ascoltare.

Tra Soluzione e Bruco c’è stata una grande evoluzione sonora con l’ingresso del sax nella musica dei Med in Itali: com’è avvenuto questo incontro?
Niccolò: E’ stato un caso. Matteo conosceva questo ragazzo simpatico e dinamico (che poi ci è dispiaciuto perdere) il quale si è subito inserito. Avevamo necessità di una sonorità un po’ più aperta e così il sax è diventata una parte importante della nostra musica.

La scelta “acustica” però è rimasta un caposaldo: sarà così anche in futuro?
Matteo: Visti i tempi, non floridi per nessuno, la scelta acustica a volte può essere una necessità ma anche proprio una scelta che non vogliamo accantonare alla luce dell’affinità crescente che stiamo sviluppando in duo. A luglio andremo però in studio a registrare in quartetto, con chitarra, batteria, sax e basso.

Il vostro mix musicale varia dal rock al funk, jazz, con un piglio anche cantautorale. Quali sono i vostri ascolti che ritenete possano avervi influenzato maggiormente?
Niccolò: Innanzitutto grazie! In realtà, però, non abbiamo dei riferimenti fissi se non gli ascolti quotidiani di noi tutti. Io in particolare ascolto Dave Matthews Band, Ani Di Franco… siamo a Bologna quindi penso ai Marta sui Tubi (siciliani ma bolognesi d’adozione). Le influenze nel gruppo sono varie perchè la composizione dei brani fin ora incisi è stata toccata da tutti coloro che hanno partecipato agli arrangiamenti: per esempio Matteo ascolta molto jazz.
Matteo: Poi c’era Luca che ascolta tanta musica balcanica e Milton che era l’uomo del funky. Con la nuova formazione ci sarà un “ri-aggiornamento” delle varie influenze.
Niccolò: Fondamentalmente la matrice che ci unisce tutti è il jazz, io e Matteo ci siamo conosciuti ormai sei anni fa al Centro Jazz di Torino. Pensa che uno dei nuovi musicisti, e questa è un’anticipazione, sarà un “signore” che ha superato i quarantacinque anni… non l’hanno ancora visto nemmeno le nostre fidanzate, tanto che ci prendono in giro dicendo che siamo psicopatici con amici immaginari!
Matteo: E l’altro nuovo musicista insegna musica… insomma, siamo un gruppo molto vario! L’unico che tira un po’ le redini del rock, ed evita che ognuno vada per i fatti propri è Niccolò. E meno male che c’è e c’è stato soprattutto all’inizio… sennò chissà dove andavamo a finire!

Come dicevo, c’è una componente cantautorale nella vostra musica; innanzitutto di chi è il merito? I testi parlano delle vostre esperienze personali o osservano ciò che vi sta intorno?
Niccolò: L’autore dei testi sono io. Non ho mai lavorato particolarmente ai testi e non sono nemmeno uno che si appassiona a leggere i booklet dei dischi. Tutto è uscito da sé, iniziando in inglese e poi in italiano. Le situazioni narrate sono naturalmente vicine a chi le scrive, quindi più direttamente personali ma anche specchio di ciò che ci circonda. Quindi sì, il lato cantautorale c’è, anche se non è cercato.
Matteo: In realtà noi vorremmo essere una rock band, un po’ ci sogniamo lo stadio, quelle cose là! Però poi spesso ci riportano lì, affibbiandoci una vena cantautorale che comunque va benissimo. (ride – ndr)
Niccolò: Per me è difficilissimo scrivere un testo di una canzone, e per questo poi li ritengo importantissimi. Mi sono trovato a scrivere brani che a pensarci sono pure “troppo personali”.
Matteo: Per noi il “testo” è un “pretesto”, prima viene il materiale strettamente musicale, poi sopra segue il lavoro testuale, questo è il mio punto di vista; in realtà è Niccolò a mettere la carne al fuoco, noi musicisti la condiamo, togliamo ed aggiungiamo, ma la spesa la va a fare lui.

Nella recensione che ho scritto riguardo a Bruco dicevo “i Med in Itali hanno dato vita ad una magnifica farfalla dalle ali blu che si ostina a voler essere chiamata Bruco”. Con questa frase volevo dire che in voi noto una sorta di timidezza sincera… potreste essere più spregiudicati e raccogliere molto di più in termini di attenzione. Vi ritrovate in questo pensiero?
Niccolò: E’ una timidezza forse legata al panorama italiano. La simbologia scelta in fondo era proprio quella, una musica che ci piaceva tanto, ma eravamo ancora acerbi. Il disco che stiamo per registrare porta con sé la speranza di trovare un po’ di spazio in questa scena italiana, ma siamo consci che ne è priva.

Ora mi dite che l’ambizione c’è, ma l’impressione che avevo fin ora è che vi siate mossi senza un obiettivo concreto, ma più per il piacere di suonare. E’ il lato “buskers” che vi rimane addosso?
Matteo: Ci fa piacere quello che dici, e mi ritrovo molto in quello che ha detto prima Niccolò. Le aspettative si calibrano su quello che è il panorama musicale attuale, purtroppo. Questa sera a Bologna è andata bene, ci siamo divertiti, il pubblico era attento, ma comunque è difficile. La musica che facciamo non sempre è un bocconcino prelibato, spesso ha bisogno di tempo per essere digerita… con il nuovo disco speriamo di essere mangiati da più persone.
Niccolò: Nell’ambito musicale è una questione di “passaparola”.
Matteo: Passaparola!

Intro- se – Preview

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