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Raccontare attraverso la poesia il disagio della società di oggi: intervista a Le maschere di Clara

L’Ep 23 de Le maschere di Clara è sicuramente uno di quelli che mi ha più affascinato nell’ultimo periodo. Il trio veronese ha creato un sound molto particolare, che mixa sapientemente il prog, il post-rock e la musica classica. La contaminazione tra le varie arti sta alla base del progetto ed è quel tocco in più che lo rende davvero unico distinguendolo dalla massa. Ne abbiamo approfittato per porre qualche domanda alla band e farci raccontare da dove vengono e dove hanno intenzione d’arrivare.

Partiamo dalla domanda più classica: come nascono Le maschere di Clara? Cose c’è in comune tra voi e la musica della compositrice Clara Wieck, dalla quale prendete il nome?
Le maschere di Clara nascono dal bisogno artistico di uscire dalla normale concezione della forma canzone, varcando territori inesplorati e senza limiti. Musicalmente parlando Clara Wieck non ha nulla a che vedere con il nostro progetto. E’ semplicemente un omaggio alla sua maschera.

Avendo tra le mani il vostro Ep 23 non si può che rimanere colpiti dalla copertina che ritrae una parte de Il Giardino delle Delizie, composizione del pittore fiammingo Hieronymus Bosch. Perché avete scelto proprio questa opera per rappresentare la vostra musica?
Amiamo Bosch. La pittura è la nostra prima fonte di ispirazione.

Del vostro progetto mi affascina molto la forte contaminazione tra le varie arti. La pittura rientra attraverso la copertina dell’Ep e nel titolo di un brano (La scala di Escher), ma anche il teatro è una parte fondamentale de Le maschere di Clara, del modo di declamare i vostri testi. Quali sono le influenze che vi hanno portato a sviluppare il vostro modo di fare musica?
Le nostre influenze partono dal concetto di pittura e colore. Emozione e istinto, perfettamente intrecciate con scrupoloso rigore armonico, frutto del nostro passato di studi classici.

Nella line-up de Le maschere di Clara trovano posto strumenti classici come il violino e il pianoforte, ma non c’è traccia di chitarre, che invece per un gruppo che si propone di fare rock sembrano essere un must. Da dove arriva questa scelta?
Non abbiamo sentito la necessità di avere una chitarra, siamo felici così.

Parliamo dei vostri testi: sono oscuri, tormentati, emergono versi che non hanno nulla di rassicurante. Davvero il mondo è una sorta di girone infernale dove l’uomo si è estinto?
Vogliamo raccontare, attraverso la poesia, il nostro disagio riguardo alla società di oggi.

Il vostro Ep d’esordio ha un titolo abbastanza semplice: 23. Cosa ha di magico per Le maschere di Clara questo numero?
Un numero che ci ha perseguitati per poi portarci fortuna!

Le maschere di Clara e il web: che opinione avete a riguardo? Cosa ne pensate di tutti quei siti come che permettono a chiunque di poter caricare on-line un brano?
Pensiamo che la possibilità di esprimersi che offre la rete è unica, visto che le radio continuano a riproporre il solito pop da supermercato. Si sa che dove c’è una grande offerta è difficile farsi ascoltare, ma quando l’ascoltatore ha voglia di qualcosa di nuovo cerca e trova!

Quali sono i progetti futuri de Le maschere di Clara? Dobbiamo aspettarci a breve un album?
Il 4 ottobre uscirà il nuovo disco, Anamorfosi, pubblicato e distribuito da Black Widow Record. Sarà un disco atipico, viscerale, nuovo, oscuro, poetico, sperimentale.

La scala di Escher – Preview

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