Lucia Manca è una giovane cantautrice pugliese che firma il suo esordio con un disco omonimo, avvalendosi della produzione artistica di Giuliano Dottori (cantautore e chitarrista degli Amor Fou).
Declina il pop in chiave dream e lo accarezza con delicati soffi folk, nutrendolo di una scrittura delicata e immaginifica. Ha una voce da fatina di mondi incantati.
L’abbiamo incontrata per conoscerla meglio. Vi invitiamo a scoprirla con noi. Vi piacerà. (Dea è in streaming autorizzato; foto di Pierluigi De Rubertis).
Raccontami quando comincia il tuo amore per la musica, per il canto…
La musica ha sempre fatto parte della mia vita, non c’è stata un’occasione particolare che mi ha spinto ad iniziare. Sin da piccola è sempre stata una cosa naturale e spontanea, una necessità. Crescendo l’ho amata sempre di più soprattutto quando ho iniziato a scrivere. E’ bellissimo rendersi conto di come alcune melodie che ti vengono in testa ti suggeriscono tante immagini e da lì il susseguirsi di parole.
Quali sono stati i timori maggiori che hanno accompagnato la gestazione di questo disco d’esordio?
Non ho avuto timori, anzi ho affrontato tutto con molta tranquillità, accettando anche i consigli dagli amici più cari. E’ stato un parto lungo e atteso, ma appena ho avuto la prima copia tra le mani non ci credevo, è stata una grande soddisfazione.
Quali, invece, sono state le speranze costanti?
Quella di realizzare un buon lavoro, che mi rappresentasse in qualche modo.
C’è un motivo preciso per cui il disco è omonimo?
Penso che gli esordi siano sempre i più sinceri, anche nel mio caso, per questo disco ho sempre fatto tutto con molta spontaneità sia nella composizione che nella produzione. Per questo mi sembrava giusto dare il mio nome. Poi non mi suonava male.
Parlami del legame ricordo-immaginazione che è dietro le tue canzoni…
Alcuni dei miei testi sono delle istantanee di un determinato periodo della mia vita. Sono molto legata ai ricordi della mia infanzia, e alle volte ho l’impressione di dimenticare ciò che ho vissuto. Sin da piccola mi ha sempre affascinato il mondo favolistico. Ecco perché molti dei miei testi hanno un tono fabulatorio, scrivo quello che mi circonda, creo intorno a me una realtà tutta mia e lì do sfogo alla fantasia.
Nel disco alla malinconia si aggiunge la leggerezza. Come convivono questi due stati nella tua musica?
Malinconia e leggerezza si fondono spesso lungo il mio percorso musicale. Sono due opposti apparenti. Questo rispecchia benissimo alcuni aspetti del mio carattere.
Quali sono i motivi per cui proprio Dea è stato scelto come singolo?
Secondo me, Dea è uno dei pezzi più riusciti del disco, quello che rappresenta di più il senso dell’intero lavoro. L’ho preferito per queste sue caratteristiche nonostante forse avrei dovuto scegliere un pezzo più diretto.
Il singolo è accompagnato da un bel video. Mi parli del suo soggetto, dei suoi luoghi, della regia?
Dea è una canzone che esplora i conflitti interiori di ognuno di noi, il concetto di alter ego e di trasfigurazione. L’idea del video è stata imbastita su questo concept del testo, e poi è stata sviluppata dal regista Gianni De Blasi. Molti hanno pensato che sia stato girato sui Fiordi Norvegesi e invece è ai Laghi Alimini di Otranto.
Durante la lavorazione dei brani quali erano i tuoi ascolti? Ti hanno ispirata e indirizzata?
In due anni sicuramente ho ascoltato un bel po’ di cose diverse dai Fleet Foxes a Joanna Newsom e tante altre cose. Non so quanto e in che modo mi abbiano influenzato, finisce tutto nella mia testa, ne traggo automaticamente inspirazione.
Hai avuto al tuo fianco Giuliano Dottori in veste di produttore artistico. Che dinamiche ha avuto questa collaborazione?
Conobbi Giuliano ad un concerto degli Amor Fou, gli lasciai una demo con delle mie bozze e dopo un po’ mi disse che voleva provare a lavorarci su. Ci siamo trovati subito d’accordo sulla direzione da dare alle mie canzoni. Credo che abbia fatto un ottimo lavoro.
Dottori non ha solo curato la produzione artistica. Dimmi di Tutte le parole e Il tuo ritorno…
Tutte le parole, è un pezzo che Giuliano ha scritto per me, credo mi rappresenti in pieno. Mi ha convinto sin da subito, e non ho avuto dubbi nell’interpretarla. Il tuo ritorno è il classico esempio di brano scritto, come si dice, “a quattro mani”, sia per il testo che per la musica.
A quale brano sei più legata, emotivamente?
Sicuramente a Lontano, perché è la prima canzone che ho scritto. E’ un pezzo che rappresenta la mia percezione del passato che diventa sempre più sfocata col passare degli anni.
Se dico Puglia Sound?
Con Puglia Sounds si vuole far avere alla musica un ruolo più importante anche dal punto di vista occupazionale. Un fonico, un manager, un musicista può dire di avere un “vero lavoro”, non solo l’operaio della grande industria o l’impiegato delle poste.
Ora, quali saranno i successivi passi per conquistare la tua fetta di pubblico?
Portare in giro il mio disco attraverso il live. E’ la via più importante per far arrivare la tua musica alla gente, in questo periodo di estrema crisi discografica, soprattutto nel mio caso che ho un disco d’esordio.
Dea – Preview
Dea – Video