E’ pomeriggio inoltrato, di una di quelle giornate di dicembre in cui il freddo punge fino alle viscere più profonde, per reagire scelgo l’intima e melanconica melodia dei veneti In my june. Questo trio si forma nel 2008, con alle spalle esperienze comuni per due terzi della band, mentre la terza parte fa esperienza in Europa con il violoncello in spalla e frammenti di mondo negli occhi. Due chitarre acustiche e un violoncello, sono queste le tre anime creative di questo progetto al debutto, con l’indipendente Garage Records/Go down. Da questo incontro nasce Blind Alley, un disco dalle atmosfere scure e melanconiche, a tratti inquietanti, che investono testi che parlano di una profondità dentro a ”un non luogo”, che ci appare come un tunnel da cui, prima o poi, dobbiamo pur uscire. Un insieme di brani interpretati da una voce graffiante ma mai eccessivamente urlata, con arrangiamenti che mescolano metal e acustic rock generando qualcosa di singolare. Sono chiare le discendenze musicali di questo gruppo, che ha fatto scuola grazie a personalità come Elliot Smith, (Family tree e Washing machine) e preziosi mostri indimenticati come Nick Drake e Jeff Buckley (Nothing last until e In memory of Grace). Fondamentale e imprescindibile per questo disco è il violoncello che con la sua forza femminea e delicata dona luce e caratterizza testi che, tranne qualche eccezione, come nel caso della titletrack, coinvolgono ma non convincono fino in fondo.
Credits
Label: Garage Records/Go Down – 2011
Line-up: Paolo (voce e chitarra) – Ricky (chitarra voce e ukulele) – Laura violoncello e piano
Tracklist:
- Day parade
- Damned
- Blind alley
- Washing machine
- 5 o’ clock
- Family tree
- Thirty
- Nothing last until
- In memory of Grace
- Leave me alone
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