“Tout est bien sortant des mains de l’Auteur des choses, tout dégénère entre les mains de l’homme.”(Émile, J.J. Rousseau). Ascoltando il nuovo lavoro di Piers Faccini viene in mente il mito del buon selvaggio, basato sulla convinzione che l’uomo in origine fosse un “animale” buono e pacifico, solo successivamente corrotto dalla società e dal progresso. My wilderness canta questo mondo selvaggio del passato con la limpidezza del sorgere di un’alba in un giorno di primavera. Le trame del bardo italo-britannico sono sempre quelle del linguaggio universale del folk che questa volta si colora di tinte forti di chiara matrice world-music. La danza del buon selvaggio potrebbe essere la splendida Dreamer con la tromba di Ibrahim Maalouf o e la segreta tarantella No replay. Il buon selvaggio potrebbe venire dal sud ed essere The Beggar & The Thief con il suo magico e diabolico canto di origine partenopea. Il buon selvaggio potrebbe vivere sulle rive del Delta ed attraversare la Pangea per giungere sulle sponde di un lago britannico, fondendo blues e folk come nelle incantevoli Tribe, Say But Don’t Say e Strange is the man. Ogni brano di questo disco è un delicato insieme di sfumature, dove non passano inosservati gli inserti poetici del violino di Rodrigo D’Erasmo (Afterhours). Ci sono dischi che danno un senso ad un giorno, e My Wilderness è uno di questi.
Credits
Label: Tot ou tard– 2011
Line-up: Piers Faccini (voce e chitarra) – Simone Prattico (batteria) – Rodrigo d’Erasmo (violino).
Tracklist:
- No Reply
- The Beggar & The Thief
- That Cry
- Strange Is The Man
- Dreamer
- My Wilderness
- Tribe
- And Still The Calling
- The Branches Grow
- Say But Don’t Say
- Three Times Betrayed
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