In un pomeriggio dello scorso dicembre andai sul sito dei Farmer Sea per un primo ascolto, rimasi due ore di fila ad ascoltare A safe place e non appena la tracklist finiva, quasi senza rendermene conto, era di nuovo in play. Ore 06,15 del mattino: fuori è ancora notte, il calore è costante sotto alla piuma soffice ricoperta di rose gialle; la mente non ha ancora scelto tra il sonno o la veglia, allora l’immaginario si impadronisce di ogni pensiero galleggiando tra gesti, amabili volti ridenti che sono parte del mio essere quotidiano: parole e desideri, alcuni conosciuti, altri ancora ignoti; in entrambi i casi, sei in attesa da “un sempre” che certi giorni sembra non finire mai. Tra la consapevolezza e la certezza che sia questo l’unico posto al sicuro da dove però non vedo la luce, scopro che ho solo una paura fottuta di uscire (The green bed), alla fine rischio, esco, vivo; senza sapere se c’è il sole o se sarà la pioggia a farmi scivolare questi pensieri confusi, che intrecciano un sentimento simile all’amore che si rivela un semplice desiderio di complicità che rimarrà un segreto, non per noi che lo coltiviamo reciprocamente, ognuno nel proprio angolo di fantasie segrete (Small revolution). Per la band torinese è il secondo lavoro, decisamente più maturo e variegato, rispetto al precedente Low fidelity in relationship del 2009, grazie ad una leggerezza che si unisce a sonorità ricercate ben eseguite.
Credits
Label: Dead End Street Record – 2012
Line-up: Andrea Sassano ( voce chitarre e organo) – Cosimo Princi (basso e cori) – Marco Farcito (chitarre e piano) – Gianni Coialbu (batteria)
Tracklist:
- The fear
- To the sun
- Lights
- Small revolutions
- The green bed
- Nothing ever happened
- Number 7
- Summer comes too late for us
- Disappearing season
- For too long
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