Un saggio sulle umbratili virtù nascoste dei giorni piovosi, quando si è inutili fuori, inevitabilmente tristi dentro. Come si apprezzerebbe, d’altronde, una limpida giornata di sole senza aver mai conosciuto la nebbia? L’umore di CYRK è quello di un vivido ma fragile monolite pop che, nella tradizione che fu di Syd Barrett prima e di Nick Drake poi, appare oscuro per scelta, luminoso per vocazione. Autrice ne è Cate Le Bon, chanteuse gallese dalla voce austera e dolcissima e dall’invidiabile talento melodico che vanta nel suo curriculum l’aver supportato il tour solista in Gran Bretagna di Gruff Rhys dei Super Furry Animals. Si legge di lei che ami scrivere le sue canzoni in completa assenza di luce, ma l’approccio psichedelico di ogni brano rende il risultato finale un caleidoscopio di colori freddi ma vivaci. CYRK, che arriva dopo il primo disco Me Oh My del 2009 e dopo un EP composto completamente in lingua gallese, è un lavoro retro-pop di grande cura per i dettagli, che ama giocare con se stesso, dispensando una serie di filastrocche dall’andamento rallentato, in pieno mood psichedelico. Esempio ne sono la titletrack e la giostra sonnacchiosa di Puts Me To Work, che sembra condurre al rallenty un ballata sostenuta dei Belle and Sebastian. L’approccio chitarristico risulta fondamentalmente sporco e lo-fi e, dove può, si concede fra un intreccio armonico e l’altro, il lusso di qualche baccanale velvetiano appena abbozzato, come l’overdrive abrasivo di Fold the Cloth, a cui manca poco, in chiusura, per decollare verso rotte di interstellare memoria, e i saliscendi notturni di Through The Mill. Ma l’influenza principale della nostra è forse la Nico che si affaccia alle finestre psichedeliche di Julia, fra tendaggi in velluto scuro e arazzi di Bayeux, prima di scivolare attonita in scoscesi declivi no-wave, o quella teutonica e ammorbante di The Man I Wanted, con un tappeto statico di organo su cui incede, come in un placido corteo, una melodia definitiva alla Venus in Furs. Atmosfere a lei molto care, a riemergere poi nebulose anche nelle ariosità catacombali di pezzi come Greta, che in chiusura si sveglia, sul passo incerto di una tromba, in bocca a una marcetta da bersaglieri.
CYRK ci sembra un lavoro interessante, ben arrangiato e soprattutto ben cantato, mai eccessivamente depresso seppure a volte sbadatamente troppo uguale a se stesso. La sua dimensione dichiaratamente retrò ne fa un disco valido e, a ben vedere, più di tanti altri incensati in lungo e in largo, ma ancora lontano dal toccare il non plus ultra di questa artista. Per le ovazioni, insomma, si può benissimo attendere.
Credits
Label: TCG – 2012
Line-up: Cate Le Bon
Tracklist:
- Falcon Eyed
- Puts Me To Work
- Cyrk
- Julia
- Greta
- Fold the Cloth
- The Man I Wanted
- Through the Mill
- Ploughing Out Part 1
- Ploughing Out Part 2
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