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TWIMOG – Locomotif

I Locomotif sono un trio catanese, ed ascoltando il loro sound non si direbbe; poi viene da chiedersi: “Perchè non si direbbe? Perchè dobbiamo sempre avere questa pessima considerazione di noi italiani?”. Ecco, i Locomotif sono qui per ricordarci anche questo: la bravura non ha nazionalità (tantomeno regionalità). Certamente il luogo influisce, soprattutto in termini di possibilità di crescita e diffusione della propria musica, ma la band dimostra che un disco di bravi catanesi può trovare vita e spazio in una etichetta del Nord, e poi chissà cos’altro ci dimostreranno!
Carmine, Luca e Federica giungono al loro esordio discografico con i Locomotif dopo differenti e svariate esperienze professionali in ambito musicale, ed è inutile dire quanto si sente che non siamo di fronte a degli sprovveduti al primo approccio con strumenti e voce.
Cosa si apprezza maggiormente in TWIMOG? La semplicità, l’equilibrio e la sincerità. La semplicità perchè non ci sono orpelli, e addirittura la scelta della band di fare a meno di chitarre la dice lunga sul loro concetto di essenzialità. Undici canzoni, con altrettanti ritornelli e più o meno ventidue strofe: semplicità allo stato puro. Equilibrio in quanto coerenza, stile ed uniformità caratterizzano il disco. Ogni brano è breve, preciso; non si tergiversa in digressioni musicali ma si giunge al punto, lì dove i Locomotif sanno come muoversi al meglio. Semplicità ed equilibrio, però, possono essere armi a doppio taglio: da una parte la qualità, dall’altra il terribile rischio di tramutarsi in noia. A salvare la musica dei Locomotif, quindi il vero valore aggiunto della band, è la sincerità, della quale trasuda ogni brano.
Canzoni d’amore, poetiche senza eccedere, sofferte ma non drammatiche, normali, come noi tutti.
Tra la precisione ed eleganza della batteria si muovono i tasti del piano (oltre a qualche aggeggio elettronico), il tutto con fare sinuoso, con passo felpato e solo qualche guizzo, sempre calibrato. Protagonista incontrastata in ogni brano è la voce di Federica, di cui davvero ci si può innamorare, con la sua pacata educazione in un canto senza virtuosismi.
Forget e Onirica sono algide nostalgie, La luna e gnac una più grintosa voglia di riscatto. Un malinconico piano apre Lost on the run mentre il ritornello di This word is made of glass scioglie la mente entrandoci con facilità estrema. Drunken dreams (forse il pezzo più affascinante) abbozza un approccio jazz per poi sposarsi con un leggero rock/pop. Black hot coffe è un’irresistibile canzone squisitamente pop che anticipa l’esperimento tutto italiano di Amare inutilmente: un brano estremamente classico che rimanda alla canzone degli anni ’50-’60 in uno stile ripreso attualmente da molti personaggi ben noti (vedi Nina Zilli). Mistake forse è l’unico brano che nel complesso risulta un po’ debole, incapace di aggiunge qualcosa di nuovo e privo di particolarità. Diverso è il discorso per The passer-by, leggerissima canzone con una sognante intro. Infine, con un po’ di velocità e ritmo Promenade in the sky chiude un disco delicato e soffice, che sa suonare pop in modo artigianale.
Un disco convincente su cui puntiamo!

Credits

Label: Irma Records – 2012

Line-up: Carmine Ruffino (piano rhodes) – Gianluca Ricceri (basso) – Luca Barchitta (Batteria) – Federica Faranda (voce e campanelle)

Tracklist:

  1. Forget
  2. Onirica
  3. La luna e gnac
  4. Lost on the run
  5. This word is made of glass
  6. Drunken dreams
  7. Black hot coffe
  8. Amare inutilmente
  9. Mistake
  10. The passer-by
  11. Promenade in the sky

Link: Facebook, MySpace

Forget – Video

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