Sono passati sette anni dall’album In fondo al blu. Un lungo periodo di intensa e importante attività letteraria e soprattutto teatrale per Giulio Casale: nella mia memoria, Polli di allevamento nel segno di Giorgio Gaber e Sandro Luporini e la Canzone di Nanda dedicato a Fernanda Pivano (una delle serate più vive per me qui a Torino). Anche l’elenco dei riconoscimenti sarebbe troppo lungo e quello che a noi interessa oggi è che Casale sia tornato con un nuovo disco. Dalla parte del torto, quella di chi guarda alla società in maniera lucida e razionale, ironico e disincantato di fronte alla sua degenerazione. Senza presunzione né arbitrio, dalla parte giusta. Il suo rock lento, con riferimenti alla musica anni ’80, canta la cifra di questi tempi. Potremmo partire da La mistificazione: dal mondo della politica ad altri più vicini a noi, la spinta ad agire e il suo fine è ormai soprattutto la posizione di potere dell’io che giustifica l’inganno. Ampio spazio viene dato anche a La merce, ormai santificata: il mercato è morto, non è rappresentabile ai nostri occhi, eppure è in nome suo che ci muoviamo (la musica sperimentale del pezzo rende bene l’idea di ciò che è nebuloso) e vendiamo pure l’anima. Di qui l’azzeccata cover della divina Magic Shop di Franco Battiato tratta da L’era del cinghiale bianco del 1978. È chiaramente la Fine, senza essere troppo drastici, “della festa occidentale/ è la fine di un romanzo criminale/ è la fine dell’Impero Occidentale”. Altri testi, sebbene si adattino perfettamente ai nostri giorni, hanno un carattere più universale, come Apritemi (aprite me, aprite a me), che tratta della difficoltà di comunicazione fra gli uomini senza la quale tuttavia non ha senso vivere, o La febbre, sulla necessità di non sprecare il tempo e farlo proprio, necessità per la quale Seneca scrisse il De brevitate vitae. Ritrovo Gaber in questo disco, nella lucidità di analizzare l’uomo inserito in un preciso contesto storico, nell’incisività del linguaggio che la esprime. Rivedo il grande cantautorato nel ritrarre personaggi commoventi: un uomo comune, lo incontri al bar a far colazione, rispetta regole e meccanismi perversi, ma è ancora vivo, oppure Nina che lascia il suo paese di sofferenza e delusione e per questo sarà sempre Senza Direzione.
Questo album è anche la speranza che si ripone nella canzone (La tua canzone apre e chiude, in versione acustica, il disco). Forse siamo in tanti Dalla parte del torto.
Credits
Label: Bollettino Ed. Mus./Novunque/Self – 2012
Line-up: Giulio Casale. Hanno partecipato: Giovanni Ferrario (basso, organo, piano, armonio, tastiere, chitarra acustica), Antonio Gramentieri (chitarra elettrica, chitarra baritono, lap steel, slide, bass IV, 12 corde, chitarra preparata, diamonica), Diego Sapignoli (batteria, percussioni, vibrafono, percussioni elettriche), Alessandro Fabbro (tromba), Paolo botti (violino) e Marco Tagliola (fischio, Binson&Roland echo). Artwork di Claudio Del Monte (www.frammentisimili.it)
Tracklist:
- La tua canzone
- La mistificazione
- Apritemi
- Un’ossessione
- Virus
- Fine
- Magic Shop
- La merce
- Personaggio
- Senza direzione
- La febbre
- La tua canzone
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