Imponente e monolitico: il nuovo album dei ferraresi Devocka devia verso sonorità post-rock acquistando densità e perdendo di irruenza ed impeto. Tutto scorre lento, melmoso, verso picchi di rabbia lucida e feroce, tra chitarre che prima sono dilatate poi graffianti, batteria che picchia con passi lenti e pesanti, voce sempre più lontana dal canto ma vicina al recitato. I testi, criptici e scuri, sono atti di denuncia sociale e viaggi introspettivi nei meandri più sudici dell’animo umano. Scuola CCCP, Massimo Volume, Il Teatro degli Orrori, tanto che in certi momenti i riferimenti (sicuramente involontari) diventano eccessivamente riconoscibili. Questi dettagli fanno perdere ai Devocka un’immagine personale che con il precedente disco si era pensato potesse evolvere in modo autonomo.
Dopo l’ascolto de La morte del sole, l’impressione che prevale è di trovarsi di fronte ad un buon disco che non riesce ad essere completamente ciò che vorrebbe. Si intuisce un qualcosa che però non c’è. Complice un suono troppo spesso piatto e poco tridimensionale ed una voce non sempre all’altezza, qualcosa si perde strada facendo. La morte del sole è un disco che lascia un po’ di amaro in bocca.
Ottima la potenza, interessante la nuova direzione presa dalla band, buoni i testi, spesso toccanti. Non ci resta che seguirli nella prova live, certi di poter trovare sotto il palco ciò che in un modo o nell’altro nel disco non è riuscito ad entrare e che le nostre orecchie ora non riescono a cogliere.
Credits
Label: I dischi del Minollo – 2012
Line-up: Igor Tosi (voce) – Matteo Guandalini (chitarra) – F. “Bonus” Bonini (basso) – Ivan Mantovani (batteria)
Tracklist:
- Morte annunciata dell’io
- Non solamente un’apertura mentale
- L’amore
- Cagne
- Questa distanza
- Morte del sole
- Croce
- Carne
- Carillon
- Tecnologici
- Ultimo istante
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