Ci sono letture che puoi consumare nel tragitto che ti porta dal lavoro a casa. Libretti di poche pagine, che sembrano quasi opuscoli di un’agenzia di viaggi, di quelli che ti portano verso un altrove meraviglioso, da sogno. Poi inizi a sfogliare le pagine, a leggere le parole e quell’altrove diventa reale, di quelli che puoi incontrare tutti i giorni. Storie di vite vissute, di esperienze comuni a tanti ventenni degli anni ‘80, ma raccontate da una penna che sprigiona parole che colpiscono lo stomaco: quella di Manuel Agnelli.
Voglio parlarvi un po’ de Il meraviglioso tubetto, una raccolta di storie (autobiografiche? Chissà, l’autore ha sempre lasciato un velo di mistero attorno a questo libro) scritte da Manuel Agnelli, frontman della rock band milanese Afterhours, pubblicato nel 1999 in prima edizione con il titolo I racconti del tubetto. Nel 2000 è stata pubblicata la seconda edizione con il titolo Il meraviglioso tubetto, contenente due racconti non presenti nella prima versione (Morireste per me? e Anche se non ho le ali non significa che non ti ami) e un CD inedito degli Agnelli Clementi, side project di Manuel Agnelli ed Emidio Clementi dei Massimo Volume con Pasquale De Fina alla chitarra elettrica. Il libro si è trasformato anche in uno spettacolo live in cui i reading venivano accompagnati sia dalla musica che dai video montati da Sara Cavani. Vari racconti intervallati dalle parole di alcune delle più belle canzoni del gruppo. L’introduzione è a cura di Alberto Campo mentre l’epilogo (una lettera a Manuel, intitolata A Pen Dice Up And Ice) è di Federico Nobili.
Vi troverete davanti a piccoli racconti che suonano come un flusso di coscienza, scritti come se le parole uscissero direttamente dalla bocca, senza filtri. Vi sembrerà di sentire la voce di Manuel che vi parla di Riccardo, del suo pitone, di quei pulcini che alimentano le serpi di oggi, di Roberto, della droga che se li è portati via. Tante storie diverse, come quella di Yvonne, prostituta di Amsterdam della quale innamorarsi perché ci mette passione in quello che fa. Lo sentirete parlare con Lo spirito di Jim o con il fantomatico Glicine Del Cosmo, colui che con il suo modo cinico e disincantato cerca di spiegare a Manuel che “nella vita non combinerà mai un cazzo”. Vi ritroverete tra gli scaffali di un supermercato a scegliere Il meraviglioso tubetto e dopo poco vi sembrerà di stare a scrutare lo spettacolo notturno delle luci della città con i vostri amici di una vita domandando loro Morireste per me?. Racconti tra il nudo e crudo del reale e l’onirico intervallati da frasi e testi di canzoni scritte a caratteri cubitali per interpretarne la forza. Parole chiave che fanno aprire il libro dei ricordi, racconti nei quali leggere fra le righe le radici delle canzoni di ieri e di oggi.
La forza della scrittura di Agnelli sta nel linguaggio veloce e scorrevole, disinibito, a tratti anche fin troppo dettagliato, ma che si fa leggere e vedere tutto d’un fiato. Un libro da interpretare, che non vuole insegnare niente, solo raccontare. Manuel ci regala una parte di sè mostrandocela attraverso i suoi amici, i suoi sogni ed i suoi ricordi. Un libro magari non fondamentale nella storia della letteratura, ma che non dovrebbe mancare nelle letture di chi ama la musica degli Afterhours per cercare di entrare un po’ di più nel mondo di Manuel Agnelli.
“Io scrivo i testi in funzione delle canzoni. Non penso di scrivere poesie. Scrivo per me stesso, uso la scrittura come “auto-terapia”, a volte come sfogo per capire dove sto andando. Scrivere per me è una ricerca interiore. E mi piace quando i fans si ritrovano nei miei testi” (M.A.)
Manuel Agnelli – Il meraviglioso tubetto (Mondadori, 2000)