Verso la fine di settembre, curiosando in rete, mi imbatto in una notizia sensazionale per chi, come me, è visceralmente amante della musica hard&heavy: Napoli, Teatro Trianon: Drums Wars, concerto di Carmine e Vinny Appice.
Decido così di trovare conferma e, effettivamente, vengo a sapere che il 6 ottobre, nel cuore di Napoli, si sarebbe tenuto il concerto-evento Spettacolo rock, drummers show, comicità ed intrattenimento puro dei fratelli Appice. Wow… non sto nella pelle!
Per chi non lo sapesse, i fratelli Carmine e Vinny Appice (americani, ma dalle chiari origini italiane) sono tra i più grandi batteristi della scena rock-metal. Il primo, più anziano, è ritenuto tra i maggiori innovatori dello strumento, ancora più di Ian Paice dei Deep Purple, John Bonham dei Led Zepellin o Bill Ward dei Black Sabbath. Ha co-fondato alla fine degli anni ’60 i Vanilla Fudge, gruppo per il quale aprirono i Led Zeppellin nel loro primo tour oltreoceano! Oltre ad aver militato nei Cactus ad inizio anni ‘70, può vantare innumerevoli e prestigiose partecipazioni, in studio e dal vivo, con artisti del calibro di Rod Stewart, Jeff Beck, Ozzy Osbourne, Tommy Bolin (solo per citarne alcuni), e negli anni ’80 ha co-fondato due tra i più importanti gruppi della scena hard-rock americana: i King Kobra e i Blue Murder.
Vinny, invece, è stato il batterista di fiducia di sua maestà Ronnie James Dio avendo suonato negli album dei Black Sabbath ed in quasi tutti gli album dei Dio.
La sera del concerto mi avvicino al teatro e, contrariamente a quanto accade solitamente per eventi di questo tipo, non si respira il solito ambiente “rockettaro”. Anzi, forse per la poca pubblicità data all’evento ed anche per la particolarità dello stesso (stiamo parlando pur sempre di un concerto principalmente strumentale), l’ambiente è tipicamente “teatrale”. Coppie compite vestite a sera (molte in là con gli anni). Ciononostante, non appena entrato, vedo sul palco troneggiare affiancate le due batterie: doppia cassa per Carmine, monocassa per Vinny.
Mi siedo al mio posto (tutti posti rigorosamente a sedere!) e mi rendo conto di come la maggior parte degli spettatori non sia per niente consapevole del tipo di musica che ascolterà di lì a poco!
Entrano Carmine e Vinny, salutano, si siedono ai “posti di combattimento” ed iniziano a martellare per circa un quarto d’ora le rispettive batterie con assoli e duetti mozzafiato (Carmine dal suono più pulito, Vinny col suo tipico incedere più “pesante” e “cattivo”). Successivamente, li raggiungono Jack Maille (voce), Fabio Cerrone (chitarra) e Don Roxx (basso) ed iniziano a regalare pezzi storici e seminali della storia hard&heavy, da Holy Diver e We Rock dei Dio a Bark at the Moon e Crazy Train di Ozzy Osbourne, a Lady Evil dei Black Sabbath passando per Do Ya I Think I’m Sexy di Rod Stewart. Il tutto intervallato sempre da assoli e duetti di batteria.
Il pubblico, nonostante le palesi perplessità iniziali e la poca dimestichezza col genere proposto, appare col tempo divertito e partecipe. Ciò anche per la bravura dei due artisti che riescono a coinvolgerlo con battute, sfottò, scambi e lanci di bacchette e, su tutto, una versione – solo batteria – della colonna sonora dei Flintstones col ritornello fatto cantare a tutti gli spettatori.
Verso la fine del concerto una guest-star nostrana sale sul palco alle percussioni: è Tony Esposito. Mi aspetto una versione metal di Kalimba De Luna ed invece i tre si dilettano per una ventina di minuti in divertenti duetti tra le due batterie e le percussioni. Poco male, la serata si conclude in allegria con Carmine e Vinny che dispensano foto, autografi e battute all’ingresso del teatro.
Alla fine, al di là della risaputa bravura dei due musicisti, una considerazione mi sorge spontanea: è da apprezzare la grandezza e l’umiltà di chi, abituato a calcare ben altri palcoscenici ed a suonare davanti a decine di migliaia di persone, dà comunque tutto se stesso senza supponenza né gratuite manifestazioni di divismo anche quando è al cospetto di un pubblico poco numeroso, poco competente e, almeno inizialmente, freddo e distaccato!
Nota di colore: a fine concerto un signore sulla settantina, mio vicino di posto, mi chiede, quasi timoroso: “ma quello che hanno suonato è rock metallico?”. Ebbene sì, caro signore, care signore, avete ascoltato il famigerato rock metallico e, come avete potuto verificare, non è poi così satanico e malvagio come viene troppo spesso inopinatamente descritto!
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