Scrivere testi in italiano, per di più scriverli su argomenti socialmente e storicamente impegnati, è un po’ come uscire di casa seminudi; o riesci ad esprimere una tale eleganza, coerenza e capacità stilistica da far capitolare ed innamorare chi ti sta intorno, o rischi di renderti talmente ridicolo da suscitare implacabili polemiche. Pura opinione personale, si capisce: scrivere e comporre musica in lingua italiana impone una grande abilità.
Alex Cambise è uscito lo scorso 26 ottobre con L’Umana resistenza, il suo nuovo album, a due anni dal debutto da solista Tre vie per un respiro e dopo una parentesi in inglese con l’EP Carry On.
L’Umana Resistenza è un viaggio tra la realtà sociale che ci circonda, con le vite descritte, decantate e messe in musica di gente comune; quella di un pompiere di Cernobyl in Canzone per Vladimir Pravik, in cui lui non si arrende, non soffoca mai, nonostante il fumo salga ad abbracciare migliaia di vite portandole altrove. La fisarmonica che accompagna l’intero brano rende l’atmosfera malinconicamente e balcanicamente fumosa e drammatica. Si apre con un giro di rassegnate domande, cullate da un omonimo giro ritmicamente affranto di corde basse, la vita di un Invisibile, di un operaio: notti in bianco, tanta fame ed un figlio che non lo vede più. Toccante, tesa ma contemporaneamente così leggiadramente elegante grazie ad intramezzi di fiati e di sax contralto. Pace e Libertà è il grido urlato, con voci più o meno spente, da un insieme di vite contro una società opprimente che non si rende conto dell’importanza di essere uomini. Il grido di una generazione, la nostra. I principi di sempre, la pace e la libertà. In Ottobre 1918 è la resistenza il tema portante; l’ispirazione è Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale, il romanzo di Erich Maria Remarque. Resistere nonostante tutto, nonostante le perdite, per rispetto, solidarietà e amore, anche se, psicologicamente, più che fisicamente, è quasi impossibile sopravvivere alla guerra. Dopo l’inverno ed i suoi temi duri, disillusi e reali è con la Primavera che lasciamo l’album. Una chitarra acustica arpeggiata e suonata delicatamente, il filo di maliconia dei toni minori, intervallato da riff di ampio respiro e trasporto ci congedano con una luce diversa, una sorta di speranza che forse, nella migliore delle ipotesi, potrebbe condurci soavemente verso una nuova estate.
Alex Cambise e la sua umana resistenza: un ritratto nitido, pulito, senza lustrini ed esuberanti scintillii. Un album che ti permette di pensare e di riflettere senza distrazioni elettroniche o musicalmente troppo complesse. Un rock-blues della tradizione, vero, essenzialmente nudo ed elegante, così come scrivere testi in italiano: grande maestria.
Credits
Label: Ultrasound – 2012
Line-up: Alex Cambise (voce e chitarra) – Oscar Palma (batteria) – Riccardo Maccabruni (fisarmonica) – Daniele Tenca (voce in “Pace e Libertà”) Maiimo Maltese (sax contralto)
Tracklist:
- Nati nel ‘70
- Canzone per Vladimir Pravik
- Come macchine
- Nostra signora dei sogni cadenti
- Pace e libertà
- Io rimango qua
- Invisibile
- Io non cadrò
- Ottobre 1918
- Novecento
- Sette piccoli indiani
- La nostra primavera
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