Alessandro Grazian torna con l’album Armi. Prendendo le distanze si mettono a fuoco molte cose. Questo lavoro è un viaggio di estraniazione che conduce alla consapevolezza del reale. Il titolo è il graffio iniziale di questo cammino: “devi saperti immergere, devi imparare” (scriveva il poeta tedesco Gottfried), prima di ogni cosa. Ed il primo brano, ovvero la titletrack, segna questa virata, una virata rock. Una chitarra dalle sonorità retrò caratterizza una fuga in salsa punk. Lontano dai luoghi comuni del frastuono, “osiamo la novità”. Preso il largo, inizia la riflessione con se stesso. Armonizzazioni concentriche evocano immagini intimiste in Soltanto io impreziosita, sul finale, da un drappeggio di chitarra che disegna onde leggere. L’album, pago del tempo che il cantautore si è preso per dedicarsi alla sua pittura, ai suoi progetti paralleli, echeggia di riverberi musicali nuovi. La batteria entra a far parte degli strumenti di Grazian, quelli a fiato vengono lasciati a riva per seguire la sperimentazione delle sintetizzazioni, segno della capacità e volontà esplorativa dell’artista. Affina il tiro ironico e obliquo il dardo poetico: “sarà per il tempo che passa crudele sotto i tuoi passi/e ha le ali di un grifone e la spalla di un giaguaro avvelenato”. Se tocca a te è una canzone tesa, attraversata da una voce rincorsa, che va di fretta, quasi un autorimprovero, fino alla nervatura new wave in coda. E poi ecco, la scialuppa arresta il suo andare. Estate è una fotografia del mondo scattata al largo ma non alla deriva; è una bolla d’aria torrida sospesa a mezz’aria, ordita da una chitarra in stile primo Grazian, variegata da cori saggiamente scelti come pennellate a sospingere la melodia. E ancora in Nonchalance, come ologramma, prendono vita immagini quotidiane “domenica mattina, piazzale della chiesa la messa è finita, rosea/Domenica mattina, la gente che passeggia/la spesa comincia, laica”, con la voce del cantautore che diviene ancora più carezzevole sul finale. Ermetica ed evocativa Helene: tensione e distensione giocate su un finissimo e particolareggiato dialogo tra chitarre e cori. Ancora uno sguardo affondato in se stesso con Non devi essere poetico mai che morde di chitarra pesante mentre la voce di Alessandro scala la velocità del ritornello. Un monito in confidenza, quasi una difesa da chi ci vorrebbe orizzontalmente uguali a ciascuno, poichè la differenza trasversale infastidisce e scomoda, ed allora “è meglio molto meglio essere un’ortica più che un giglio”. Poi dai fumi e dagli albori di un nuovo giorno prende corpo Il mattino che disegna un lento, inesorabile ritorno alle cose che appartengono al cantautore. Ci si riavvicina a riva con una ballad sericamente malinconica, incedono i remi su una superficie di chitarra e batteria che procedono cadenzati. Una voce, ricordo, ritrovarsi. Il brano di chiusura, che echeggia l’apoteosi sonora di Atmosphere dei Joy Division, blandisce come un risveglio dopo una lungo viaggio.
Lavoro musicale che, ancora una volta, vede Grazian mettersi a nudo con l’eleganza di chi conosce ogni suo spigolo e sa immergersi in ogni sua sfumatura.
Credits
Label: Ghost Records – 2012
Line-up: Alessandro Grazian
Tracklist:
Armi
Soltanto io
Se tocca a te
Estate
Nonchalance
Helene
Non devi essere poetico mai
Il mattino
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